certo che farsi piú di 6000 chilometri per poi buttare giú quel che ha scritto mi sorprende assai. Una miscela di ignoranza, falsitá e sconsideratezza; il tutto condito con la professionale malizia del tipico giornalista disinformatore. Sa, al principio pensavo che Lei in Israele non ci fosse mai stato ed ero in procinto di liquidare la faccenda con un “affanc…”. Poi peró ho scoperto che Lei è stato effettivamente qui l´anno scorso. Come Lei abbia fatto a perdere un´ occasione simile per informarsi meglio proprio non lo capisco, a meno che ció non rientri nelle clausole del contratto di lavoro con il Messaggero. Ad ogni modo Le faccio una proposta, nel caso Lei decidesse di rimettere piede in Terra di Israele: Le organizzo dapprima un paio di incontri con famiglie israeliane dimezzate da quei fanatici criminali che solo i Suoi “segregation wall+i soldati armati fino ai denti” sono riusciti ad ostacolare. Dopodiché Le fisso un´ appuntamento con qualche esperto in materia di Counter Terrorism, tanto perche´ Lei possa finalmente capire il motivo della meticolositá con la quale vengono effettuati i controlli sulle persone e sulle merci dirette/provenienti in/da quella regione (a proposito, Lei conosce la storia del Dott. Aziz Khalil el Abayat? Di professione farmacologo presso il Bethlehem´s Hussein Hospital, ordinava determinate sostanze medicinali con l´ausilio delle quali fabbricava bombe). Infine ci faremo 4 passi di notte in quel del Monte degli ulivi, con la speranza che Lei possa rendersi conto che con o senza “segregation wall” quello della droga è un problema latente per gli arabi. Immagino che il tutto possa rivelarsi piú che sufficiente per rinfrescarLe le idee, La saluto.
Shabbat shalom
Paolo Scanferla - Jerusalem
PS: passi pure la parola alle signore suore, in 4 si discute meglio.