Prigioniero dei terroristi in Iraq il racconto di Padre Hani Abdel Ahad
Testata: Il Foglio Data: 11 gennaio 2008 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Tortura e lezioni di islam, i giorni di padre Ahad in mano ai jihadisti»
Dal FOGLIO dell'11 gennaio 2008, un articolo di Giulio Meottisulla persecuzione anticristiana da parte dei terroristi in Iraq, incentrata sulla testimonianza di Padre Hani Abdel Ahad all’agenzia Asia News circa la sua prigionia nelle mani dei salafiti:
Roma. L’emiro di al Qaida in Iraq, Abu Omar al Baghdadi, aveva promesso “l’inferno dei bizantini” e la “lotta contro i Romani”, paragonati ai “rafida”, gli scissionisti sciiti, e ai sunniti “apostati”. “Massacreremo gli ebrei, i cristiani e i loro cani e agenti”. Risultato: tre chiese, due conventi e un orfanotrofio cristiani di Baghdad e Mosul colpiti da una serie di autobombe. Il giorno dopo il premier iracheno, Nouri al Maliki, ricevendo il nunzio apostolico Francis Assisi Chullikat, ha promesso protezione ai cristiani. Il Papa parla di “attacchi contro tutto il popolo iracheno”. La Camera dei rappresentanti statunitense sta considerando uno stanziamento di fondi per le minoranze religiose nella zona di Mosul, dove vivono cristiani assiri e caldei. Metà dei cristiani ha lasciato l’Iraq, dopo che le formazioni islamiste hanno trasformato le loro comunità in riserve di caccia. A Sud e a Baghdad sono già andati via tre quarti dei cristiani. Liquidata la comunità ebraica, che risaliva ai Profeti e agli scribi del Talmud, anche l’ottanta per cento dei mandei, il più antico culto cristiano gnostico, ha lasciato il paese. I mandei parlano un aramaico simile al dialetto del Talmud babilonese e abitano da secoli nelle paludi del sud dell’Iraq: sono gli ultimi gnostici sopravvissuti dall’antichità. Nel gennaio 2005 una delle loro figure di spicco, Read Radhi Habib, fu ucciso dopo aver rifiutato di convertirsi all’islam. Mosul è sempre stata la capitale del multietnismo. Per tutto l’Ottocento e buona parte del Novecento vi vengono censiti, accanto a una maggioranza di arabi, curdi e turcomanni musulmani, sunniti e sciiti, minoranze di ebrei, yezidi e cristiani, e, tra i cristiani, cattolici, protestanti, caldei, armeni, greco- ortodossi, nestoriani, monofisiti giacobiti e altri protestanti. Ora a Mosul gruppi islamici vanno imponendo la tassa sui “sudditi” cristiani, la celebre jiza, l’imposta abolita dall’Impero ottomano e che si faceva pagare alle minoranze non musulmane. I cristiani sono costretti a lasciare le case dopo che lettere minatorie ne assegnano la proprietà a musulmani. Chi vuole vendere non riesce a trovare acquirenti, perché gli imam hanno detto: “Non comprate dagli infedeli, lo avremo gratuitamente”. Padre Hani Abdel Ahad all’agenzia Asia News ha raccontato la sua prigionia nelle mani dei salafiti: “Ho potuto conoscere l’odio profondo che i terroristi nutrono verso i cristiani e ho subito sulla mia pelle il loro progetto di cacciarci dall’Iraq”. Nel periodo di prigionia ha subito torture, violenze, minacce: ogni giorno i suoi aguzzini gli chiedevano di convertirsi all’islam; al suo rifiuto, una volta gli hanno rotto il naso; un’altra volta, una vertebra; ha riportato seri problemi alla spina dorsale, e altre ferite meno evidenti per le “molte cose che ancora non riesco a raccontare”. Ora è a Damasco, parroco nella cittadina di Sednaya. Lo hanno bendato e portato in una casa, per quattro giorni è rimasto nudo in un bagno. “In quei dodici giorni mi hanno fatto di tutto, in modo barbaro. Ogni giorno mi chiedevano di convertirmi all’islam, mi obbligavano a recitare il Corano e mi spiegavano gli insegnamenti islamici. Mi ripetevano in continuo che noi cristiani siamo ‘infedeli’. Ho potuto conoscere la profondità dell’odio che quelle persone nutrono verso i cristiani e che muove le loro azioni”. Gli dicevano: “Adesso dì al tuo Papa che venga a liberarti”. Hanno cambiato casa e lo hanno trattato anche peggio. “Mi hanno legato le mani al soffitto e mi tenevano sospeso, mentre continuavano con il loro indottrinamento. Purtroppo hanno scoperto il contenuto della pen drive che avevo in tasca. Hanno letto un mio articolo sul paragone tra islam e cristianesimo e mi hanno accusato di essere nemico della loro religione e per questo meritavo una punizione”. Padre Ahad ha visto uccidere un ufficiale della polizia sotto i suoi occhi. “Gli avevano chiesto se la polizia forniva armi agli sciiti. Lui non ha risposto, allora lo hanno legato come un agnello, messo in un angolo e ucciso. Poi mi hanno avvertito che sarei stato il prossimo: il mio processo si era concluso e mi avevano condannato a morte, dicevano”. Uno dei rapitori gli si è avvicinato: “Mi hanno spiegato che non mi avrebbero ucciso, perché il mio sangue di cristiano avrebbe reso impura perfino la casa dove eravamo e non avrebbero più potuto pregare in quel luogo”.
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