venerdi 11 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Avvenire Rassegna Stampa
10.01.2008 Gerusalemme città "neutra"
la proposta di Abraham B. Yehoshua sul futuro della capitale d'Israele

Testata: Avvenire
Data: 10 gennaio 2008
Pagina: 29
Autore: Lorenzo Fazzini
Titolo: «Yehoshua: Gerusalemme città «neutra»»

Da AVVENIRE del 10 gennaio 2008

U n silenzioso grido d’aiuto per sal­vare Gerusalemme rivolto da un e­breo ai cristiani. Con la convinzio­ne che ci si trova davanti a «una città dal significato universale». Lo scrittore israe­liano Abraham B. Yehoshua (di cui uscirà a breve il nuovo libro, Fuoco amico, per i ti­pi di Einaudi) affida alla rivista di viaggi
 Traveller
un’appassionata riflessione sul­l’identità della Città Santa.
  Nel suo contributo – intitolato «La città che amo e odio» – l’autore de
Il Signor Mani
 racconta il suo rapporto con il «cuore» dei tre monoteismi: una relazione anzitutto e­sistenziale – «nonostante non viva più a Gerusalemme da quarant’anni, ho legami forti e profondi con questa città» – e anche letteraria, visto che la Città vecchia e i quar­tieri sorti dopo la nascita di Israele nel 1948 fanno spesso capolino tra le pagine del ro­manziere oggi residente ad Haifa: «In ogni nuovo romanzo la mia città natale è pro­tagonista di qualche episodio».
  Ma è su un piano diplomatico che l’inter­vento di Yehoshua merita una segnalazio­ne, laddove propone una «soluzione poli­tica » per la città sacra ad ebrei, cristiani e musulmani. Tale prospettiva pacificatrice chiama in causa in forma esplicita (con to­ni quasi ultimativi) il mondo cristiano. Ec­cola: per Yehoshua è necessario «dividere Gerusalemme in tre parti: una zona ebrai­ca capitale d’Israele, una palestinese capi­tale della Palestina e (…) trasformare la Città Vecchia – cuore religioso – in una sor­ta di Vaticano. Ovvero in un’entità apoliti­ca governata dai rappresentanti di cristia­ni, ebrei e musulmani, così che Gerusa­lemme possa essere di tutti».
  Yehoshua convoca il mondo cristiano co­me «intermediario» tra ebrei e palestinesi, musulmani e figli di Davide, in modo da salvare questo inestimabile scrigno della spiritualità umana: «Sono in collera con i cristiani: non prendono posizione, non si impegnano quanto sarebbe giusto per ri­vendicare la cura della Città Vecchia. I cri­stiani dovrebbero allearsi per dire a israe­liani e palestinesi: vogliamo essere vostri partner per risolvere la questione di Geru­salemme, perché non possiamo permet­tere che finiate con il distruggerla».
  E se i cristiani prendessero questa iniziati­va – «una svolta», la definisce Yehoshua – si potrebbe arrivare anche a una nuova en-
tità giuridica per la Città Antica: «In quel pe­rimetro sacro non dovrà mai sventolare u­na bandiera nazionale e i suoi residenti go­dranno di uno status internazionale. Que­sta per me è l’unica soluzione. Ma affinché si realizzi, i cristiani dovranno rivendicare con fermezza il diritto a esserne parte e non permettere a israeliani e palestinesi di liti­gare per ogni pietra».
  Così dicendo, Yehoshua riecheggia una po­sizione cattolica che fu già di Paolo VI quan­do nel 1969, scrivendo alla Conferenza pa­nislamica
di Rabat, affermava: «Pensiamo dunque che i rappresentanti delle tre reli­gioni monoteistiche dovrebbero accordar­si per salvaguardare il carattere unico e sa­cro dei Luoghi santi e di Gerusalemme in particolare». Ancora Montini aggiungeva nel ’71: «A Noi sembra (…) che sia interes­se – e quindi dovere di tutti – che questa Città dai destini unici e misteriosi sia pro­tetta da uno statuto speciale, garantito da un presidio giuridico internazionale».
  E Giovanni Paolo II, ricevendo il ministro
degli Esteri di Israele nel 1982, tratteggia­va così la vocazione della Città Santa: «Sia resa un crocevia di pace e di incontro per i fedeli delle tre religioni – cristianesimo, ebraismo e islam». Tanto che nel 1994 i Pa­triarchi e capi cristiani di Terra Santa ri­lanciavano l’idea di «accordare a Gerusa­lemme uno statuto speciale, che le per­metta di non essere vittima di leggi impo­ste come risultato di ostilità o guerre, ma di essere una città aperta che trascenda i conflitti politici».

Per inviare una e-mail alla redazione di Avvenire cliccare sul link sottostante


lettere@avvenire.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT