Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Tzipi Livni alla guida del governo israeliano ? la corrispondenza da Gerusalemme di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 10 gennaio 2008 Pagina: 17 Autore: Davide Frattini Titolo: «Barak spinge la Livni verso la guida del governo - Stasera a cena il capo della spia all'ergastolo negli Stati Uniti»
Dal CORRIERE della SERA del 10 gennaio 2008 un articolo di Davide Frattini sulla politica interna israeliana:
GERUSALEMME — Lo sguardo severo e accigliato. Attorno, sacchi di sabbia e reti mimetiche. Dall'alto di una collina in Cisgiordania, Tzipi Livni contempla i villaggi palestinesi. «E la poltrona di premier», hanno commentato i giornali israeliani, dopo che i consiglieri del ministro degli Esteri hanno fatto circolare le foto. Quattro immagini: circondata dagli ufficiali dell'esercito, mentre studia le operazioni o mentre un generale la aggiorna sugli ultimi raid a Nablus. «Pose da primo ministro, alla Ariel Sharon », scrive in prima pagina il Jerusalem Post. «Le fotografie vogliono presentare al pubblico un lato di Tzipi Livni che gli israeliani non conoscono e che lei deve coltivare. Soprattutto dopo la Seconda guerra in Libano, non si diventa capo del governo in questo Paese senza offrire credenziali militari». Una gita a sorpresa in Cisgiordania, accompagnata dagli alti comandi — fanno notare gli analisti — non si organizza senza il permesso del ministero della Difesa guidato da Ehud Barak. Tra il soldato più decorato della storia d'Israele e il ministro degli Esteri, sarebbe nata un'alleanza che si prepara al rapporto finale della commissione Winograd. Quando fra una ventina di giorni i saggi emetteranno la loro sentenza, potrebbe decidersi il destino di Ehud Olmert. Il futuro dipende anche dalla scelta di Barak, che aveva promesso di lasciare il governo dopo i risultati conclusivi dell'inchiesta. Il leader laburista vuole convincere i deputati di Kadima, il partito del primo ministro, a formare un esecutivo alternativo, che possa resistere fino alle elezioni nel 2010. Livni sarebbe la candidata alla sostituzione, Barak resterebbe alla Difesa per garantire l'esperienza militare. Se l'intesa non viene raggiunta, i laburisti puntano a fissare una data per il voto anticipato, attorno a novembre di quest'anno. Perfino Benjamin Ben-Eliezer, ministro per le Infrastrutture laburista e fino ad ora un alleato di Olmert, ha parlato di un possibile cambio al vertice. «Se il dossier Winograd è così duro contro Olmert da dover esigere le dimissioni ma il premier non se ne va e Kadima non lo caccia, apriremo i negoziati per andare alle urne». «Subito dopo i risultati dell'inchiesta, Livni deve decidere che cosa voglia fare», commenta un altro dirigente della sinistra. Anche Olmert in queste settimane sta corteggiando il ministro degli Esteri. Dopo la pubblicazione della prima parte del rapporto, Livni aveva chiesto le dimissioni del premier, per poi decidere di rimanere nel governo. Adesso Olmert vorrebbe che l'ex avvocatessa e funzionaria del Mossad lo appoggiasse pubblicamente. «Una conferenza stampa in favore del primo ministro renderebbe più facile anche per Barak restare nella coalizione», spiegano dall'ufficio di Olmert al Jerusalem Post.
Sempre di Davide Frattini, un articolo sul caso Jonathan Pollard (detenuto negli Stati Uniti per spionaggio a favore di Israele):
GERUSALEMME — «L'appetito vien mangiando», dice. E i «piatti» che Jonathan Pollard gli passava erano così prelibati, «che il desiderio di averne sempre di più mi ha sopraffatto». Quando stasera Raffi Eitan siederà a cena con George W. Bush, penserà a quei «piatti» che il suo informatore gli faceva arrivare dalle stanze dove si cucina la sicurezza americana: l'intelligence della Marina. Per un anno, fino all'arresto nel 1985, Pollard ha fornito al ministro israeliano migliaia di documenti segreti sulle operazioni di spionaggio degli Stati Uniti in Medio Oriente. Allora Eitan guidava l'Ufficio per le relazioni scientifiche, un nome discreto da laboratorio per una delle sezioni del Mossad, poi smantellata. Lui era il «controllore» che ha gestito l'operazione fin dal reclutamento, quando l'americano di origine ebraica ha contattato un agente israeliano. Eitan è il leader del partito dei Pensionati, fa parte del consiglio di sicurezza, il gruppo di ristretto di sette ministri che decide delle questioni strategiche e militari, e stasera del gruppo ristretto che è stato invitato alla residenza del premier Ehud Olmert. Anche se il ministro non può mettere piede negli Stati Uniti, perché verrebbe arrestato, e ieri mattina non si è presentato all'aeroporto Ben Gurion per accogliere Bush. Pollard ha reagito dal carcere nella Carolina del Nord, dove sconta una condanna all'ergastolo. «Sono disgustato — ha detto attraverso la moglie Esther al quotidiano Jerusalem Post —. Eitan dovrebbe stare in galera almeno fino a quando io non esco, se non di più. Ha fatto di tutto per lasciarmi in prigione e ha detto di rimpiangere di non avermi ammazzato, quando ha avuto l'opportunità di farlo». Eli Yishai, vicepremier e leader del partito religioso Shas, vuole presentare a Bush una richiesta di grazia per Pollard, che ha ottenuto la cittadinanza dallo Stato ebraico. Altri politici israeliani hanno già tentato con altri presidenti americani. Benjamim Netanyahu ha raccontato di aver detto a Bill Clinton, prima di sedersi al tavolo dei negoziati per gli accordi di Wye Plantation: «Se firmo un'intesa con Arafat, tu devi liberare Pollard».
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