"Nessuna svolta verso la pace" intervista al politologo israeliano Yossi Alpher
Testata: La Repubblica Data: 10 gennaio 2008 Pagina: 12 Autore: Mila Rathaus Titolo: «La pace ? Nessuna svolta in vista ?»
Da La REPUBBLICA del 10 gennaio 2008:
GERUSALEMME - Yossi Alpher, politologo, ex direttore del Centro Jaffee di Studi Strategici e consulente di Ehud Barak, oggi a capo dell´organizzazione israelo-palestinese Bitterlemons, è pessimista sulle prospettive di pace e i risultati della visita del presidente americano. Bush farà pressioni su Olmert perché il governo israeliano cominci ad applicare la sua parte della Road Map, smantellando gli avamposti illegali nei territori? «No, ha già relegato il monitoraggio di questa fase ad una commissione. In un´intervista ha detto: "Parlerò dell´espansione degli insediamenti israeliani e di come ciò rappresenti... un ostacolo al successo [dei negoziati]". Questo è il massimo delle pressioni che farà su Olmert. D´altra parte, nemmeno dirà pubblicamente alla leadership palestinese di Ramallah, che i loro sforzi di arrivare ad una pace non approderanno a nulla, finché non troveranno il modo di riformare Al Fatah e di ristabilire la loro sovranità su Gaza, ora controllata da Hamas». Quindi lei non ritiene che il presidente americano voglia fare uno sforzo reale per fare avanzare il processo di pace? «No. La sua visita, come il vertice di Annapolis che l´ha preceduta, non rappresenta una svolta nell´atteggiamento della sua amministrazione nei confronti del conflitto israelo-palestinese. Il suo obiettivo, in questo anno di presidenza, si è ridotto a "definire i contorni di uno Stato palestinese": decisamente meno ambizioso di una risoluzione del conflitto. Ma forse è meglio così, perché ogni intervento di Bush in Medio Oriente è finito male e in ogni caso, sia Olmert che Abu Mazen sono troppo deboli per riuscire a portare a buon fine il processo di pace. «Secondo indiscrezioni pubblicate dalla stampa israeliana, Olmert vuole sfruttare la visita di Bush per assicurarsi l´imprimatur americano alla propria idea di come sarà il futuro Stato palestinese, con ampie concessioni alle preoccupazioni di Israele per la sicurezza, compreso il controllo della Valle del Giordano e dei blocchi di insediamenti. Vuole, insomma, rafforzare la propria posizione negoziale nei confronti di Abu Mazen e migliorare la sua immagine presso il pubblico israeliano».