sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
09.01.2008 Gli amatori di Hezbollah
non solo gli 11 di Rocca Cannuccia, ma anche il quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 09 gennaio 2008
Pagina: 16
Autore: Matteo Patrono
Titolo: «Gli amatori di Hezbollah»

Il MANIFESTO ha scoperto la vicenda della squadra di calcio italiano che ha adottato le insegne di Hezbollah. (si veda al seguente link:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=21&sez=120&id=23055 )

La racconta a suo modo, denunciando ironnicamente "crociate" contro una "pericolosa banda di scapoli e ammogliati" .
Naturalmente, nessuno pensa che la squadretta del campionato amatoriale sia un "pericolo". Il pericolo è l'incapacità di condannare il terrorismo di Hezbollah che i suoi componenti hanno dimostrato e la diffusione di questa incapacità.
Il quotidiano comunista, per esempio, nel sottotitolo definisce Hezbollah "resistenza sciita".
Ricordando il ruolo di Hezbollah nelle stragi antisemite di Buenos Aires, contro la rappresentanza diplomatica israeliana e contro la comunità ebraica riportiamo l'articolo, che documenta ancora una volta la simpatia del quotidano comunista per i nazi-islamisti di Hezbollah.

Ecco il testo:

Il video della discordia comincia con la foto di rito di una squadretta di calcio a 8. Campionato amatoriale sardo, stadio dell'Amsicora, il vecchio impianto di Cagliari. Cinque giocatori sono in piedi, quattro accosciati. La maglia è nera con un disegno giallo e rosso stampato sul petto. Alcuni di loro lo indicano col dito, il portiere lo copre col guantone. L'audio del filmato parte così. «Sì, è il logo di Hezbollah. Ma che ci fa sulle casacche di questi calciatori italiani?». E' un servizio trasmesso a fine anno da Al Manar, la tv libanese del partito di dio, scovato dal Progetto di monitoraggio televisivo del Middle East Media Research Institute (Memri), un organizzazione indipendente con base a Washington che studia e analizza i mezzi di comunicazione mediorientali. E' un video con sottotitoli in inglese che dura pochi minuti, intitolato «Una squadra italiana adotta il simbolo di Hezbollah per rafforzare il suo spirito di battaglia». Ha scatenato un acceso dibattito in rete e ieri è stato ripreso dal Giornale che ha fatto sua la crociata contro questa pericolosa banda di scapoli e ammogliati che inneggia al terrorismo. In prima pagina addirittura, ecco l'ingrandimento dell'osceno disegno: la mano che impugna il mitra di Hezbollah e il faccione avvoltolato nella kefiah di Zasso, il capitano della squadra, ribattezzata a inizio stagione Zassbollah. Il filmato prosegue col baffo e la fascetta fantozziana di Davide Volponi che spiega come la scelta del nome non abbia per loro alcun significato politico ma soltanto un richiamo all'idea di resistenza e spirito di battaglia sul campo di calcio. Travolto dalle polemiche, Volponi ha ribadito ieri che si tratta di una «goliardata». «Ogni anno cambiamo nome alla squadra e la politica non ci interessa. Chiediamo scusa se qualcuno si è sentito offeso ma era soltanto un riferimento al nostro stato di schiappe combattive. Il resto sono tutte strumentalizzazioni». Il Zassbollah partecipa da 15 anni al Campionato amatoriale Carioca, arranca nei bassifondi della classifica con Spartak Nelo, Infiammabili e Atletico Anglo-Sarda. Subito prima di natale ha perso 6-2 con l'A-Line, squadra che guida il girone A capitanata da un piccolo grande numero dieci. Gianfranco Zola. Il servizio di Al Manar ce lo mostra sorridente mentre svolazza tra le maglie nere di Volponi e compagni e la speaker libanese sottolinea come l'unico modo per fermarlo fosse quello di chiedere aiuto allo spirito di Hezbollah. Nei fatti non è servito a molto, Zola non lo ferma neanche dio ma il video si chiude col la foto di gruppo delle due squadre e un messaggio di giubilo. «La resistenza di Hezbollah ha segnato un altro gol nella porta di coloro che mettono in dubbio la sua moralità, diventando fonte d'ispirazione per calciatori ammirati da milioni di appassionati in tutto il mondo». In realtà Hezbollah la sua squadra ce l'ha tra i sobborghi a sud di Beirut. Si chiama Al Ahed e si allena sulle colline di Dahieeh, feudo di Hassan Nasrallah. Il leader di Hezbollah non si perde una partita, è lui che ha premiato i giocatori quando hanno vinto la Coppa libanese nel 2005. E' anche un grande appassionato di calcio inglese e infatti Al Mansar trasmette regolarmente le partite della Premier League. «E' vero Hezbollah ci aiuta a trovare fondi e sponsor - spiega il presidente del club, Haj Mohammed Assi - ma con noi giocano sciiti, cristiani, armeni. Il nostro capitano è sunnita». L'allenatore è un biologo molecolare australiano di origine tedesca, Robert Jaspert. L'anno scorso una bomba è esplosa davanti al suo hotel, uccidendo due giocatori del Nejmeh, altro club caro alla comunità sciita. «Qui non esiste calcio senza politica. Siamo costretti a giocare negli stadi deserti ma noi siano artisti e dovremmo giocare soltanto per il popolo». Da più di un anno infatti il campionato libanese si gioca a porte chiuse. Al termine degli scontri più violenti tra Hezbollah e Israele, il governo libanese ordinò di chiudere gli stadi nel timore che la fragile pace tra gruppi religiosi e politici del paese potesse saltare per colpa delle rivalità calcistiche tra le tifoserie dei club locali. Troppi i derby finiti in guerriglia. I campioni in carica di Al Ansar sono la squadra più amata dai sunniti. L'Al Ahed e il Nejmeth (il club più popolare del paese, nel '74 Pelè vestì la loro maglia in esibizione) sono di fede sciita. Il Sagesse è la squadra dei maroniti di Beirut, il Safa Club quella della comunità drusa. Tutti i leader politici usano il calcio come base di consenso popolare, finanziando le squadre in cambio di voti. L'ex primo ministro Rakik Hariri, assassinato nel 2005, era stato tra i fondatori dell'Al Ansar e alle partite del Nejmeh i cori contro i sunniti erano la regola, quelli a favore di Siria e Iran pure. Le porte dovevano essere riaperte all'inizio dell'attuale stagione ma l'instabilità politica e l'impasse per l'elezione del nuovo presidente del Libano hanno spinto il primo ministro Fouad Siniora a prolungare a oltranza il campionato a porte chiuse. Ogni tanto qualcuno si arrampica sui tetti dei palazzi che circondano gli stadi per sbirciare un po' di calcio. Quelli che non possono, pare chiedano notizie del Zassbollah.

Per inviare una e-mail alla redazione del Manifesto cliccare sul link sottostante


redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT