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Lettera aperta al Ministro Massimo D'Alema sui soldati israeliani rapiti da Hezbollah 07/01/2008

Una lettera inviata al ministro degli Esteri italiano, l'onorevole Massimo D'Alema

Egregio Signor Ministro,
Lei si è sempre dichiarato equidistante sulla scena del conflitto del Medio
Oriente. E, in uno scenario nel quale in tanti hanno cercato di trovare per
se stessi una posizione di primo piano, spesso senza esserne all'altezza, se
questa è la Sua effettiva posizione, bisogna essergliene grati.
Ma proprio perché equidistante, e quindi amico di tutti i contendenti, Lei,
penso, dovrà convenire che, agli amici, si deve dire in faccia tutto quel
che si pensa, proprio per il loro bene.
Ed allora mi permetto di chiederLe, Signor Ministro, con i Suoi amici di
Hezbollah,  coi quali Lei si è fatto riprendere in situazioni di grande
famigliarità, direi quasi di complicità, ha Lei affrontato il problema di
Ehud Goldwasser e Eldad Regev, soldati israeliani rapiti in territorio
israeliano, in situazioni di tregua e comunque mentre loro non erano
impegnati in azioni di guerra, e da quel momento sottratti ad ogni verifica
umanitaria?
Lei certo conosce, come Ministro degli Esteri, e come politico in posizione
di primo piano a livello internazionale, le convenzioni che impegnano i
contendenti tutti di ogni conflitto. E Le ricordo che, come Lei stesso ebbe
a dire, Hezbollah deve essere considerato comunque un movimento politico
reale, per via della sua presenza parlamentare, e non un semplice gruppo
banditesco, e che quindi, come tale, è tenuto al rispetto delle convenzioni
internazionali.
L'assoluto silenzio che i Suoi amici di Hezbollah hanno fatto scendere sulla
sorte di Ehud e Eldad, il rifiuto sempre opposto alla Croce Rossa
Internazionale, e ad ogni altra organizzazione umanitaria che ha cercato di
indagare sulla sorte di questi due giovani sottratti, senza alcun motivo
valido, ai loro famigliari e ai loro amici, vanno di pari passo, e sono
quindi da condannare, come le terribili voci che danno per venduto all'Iran
il pilota Ron Arad, lui pure da lungo tempo sparito nel nulla, e poi, forse,
oggetto di esperimenti medici di triste memoria.
Anche con l'Iran Lei, Signor Ministro, intrattiene cordiali rapporti, così
importanti per l'economia del nostro Paese. E così ci dobbiamo aspettare che
anche coi dirigenti iraniani Lei abbia discusso di questo problema
umanitario.
Forse, dopo un silenzio così lungo, se Lei riuscisse a portare ai famigliari
di Ehud, Eldad e Ron qualche piccola notizia, anche solo per assicurare che
i loro cari sono in vita, sarebbe l'occasione per acquistare davvero un
ruolo di primo piano sulla scena del conflitto israelo-palestinese, che,
dopo novanta anni non sembra ancora essere vicino ad una soluzione. E forse
proprio Lei potrebbe, con tale Sua intercessione, accendere una scintilla
capace di illuminare delle anime così ferocemente diverse dalle nostre.
Vedrà, Signor Ministro, che, se farà questo passo così importante, poi
proprio Lei riuscirà ad intercedere anche per Gilad Shalit, pure lui rapito,
questa volta da Hamas, e anche lui da troppo tempo sottratto a che gli vuole
bene.
La ringrazio, Signor Ministro, per la Sua attenzione.
lettera firmata

Invitiamo i nostri lettori a prenderla ad esempio, scrivendo sul medesimo tema a questo indirizzo mail:

dalema.m@camera.it

O compilando il modulo che si trova questo indirizzo web


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