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La Stampa Rassegna Stampa
05.01.2008 Ahmadinejad come Bush, lo scrive l'allieva di Igor Man
sul quotidiano della Fiat

Testata: La Stampa
Data: 05 gennaio 2008
Pagina: 36
Autore: Farian Sabahi
Titolo: «Se Khamenei fa una mossa verso Bush»

Farian Sabahi si conferma degna erede del quasi dimenticato Igor Man. Da brava allieva ne ha assorbito tecniche e stile, come si può vedere nell'articolo che segue, uscito stamattina, 05/01/2008, sulla STAMPA a pag. 36, con il titolo "  Se Khamenei fa una mossa verso Bush ". L'Iran viene equiparato agli Stati Uniti, Ahmadinejad a Bush. Ai criminali che governano l'Iran, un  paese dove ogni giorno il boia svolge con cura il proprio lavoro, la nostra non rivolge alcuna critica, ne sottolinea semmai gli aspetti positivi. Dopo averlo letto invitiamo i nostri lettori a scrivere alla STAMPA per protestare contro un articolo indegno di apparire su un giornale occidentale. cliccare sulla e-mail sottostante per inviare alla STAMPA la propria opinione.

Ecco il pezzo:

L’anno nuovo porterà alla ripresa dei rapporti diplomatici Iran-Stati Uniti, interrotti nel 1980? Il leader supremo Khamenei non esclude l’ipotesi sebbene non sia «il momento giusto perché Washington potrebbe infiltrare agenti e spiare l’Iran». L’ayatollah l’ha dichiarato a un incontro con gli studenti di Yazd, precisando che sarà favorevole a un riavvicinamento con gli Usa quando sarà nell’interesse dell’Iran.
Le considerazioni sono tre. I vertici iraniani non decidono in base ai principi islamici, ma nell’interesse della nazione e, in questa logica, il pragmatismo imporrebbe anche la continuazione del programma nucleare per creare elettricità, evitando di bruciare petrolio e gas naturale. In secondo luogo, Khamenei ha voluto ribadire come la politica estera sia una propria prerogativa. Infine, si è rivolto a studenti: in marzo gli iraniani andranno alle urne per eleggere il parlamento e in questi mesi i giovani hanno difficoltà maggiori a essere ammessi negli atenei occidentali. È di questi giorni la notizia che i politecnici olandesi di Enschede ed Eindhoven non accettano più matricole dall’Iran. Un provvedimento dei ministeri degli Esteri e dell’Istruzione olandesi obbliga le facoltà scientifiche a dichiarare al Servizio immigrazione che non forniranno agli studenti iraniani alcun tipo di know-how nucleare, altrimenti non rilasceranno loro il visto d’ingresso. In un sistema come quello olandese, in cui gli studenti hanno libero accesso a tutte le informazioni, l’esclusione degli iraniani sarebbe impossibile e quindi gli atenei rifiutano l’immatricolazione anche chi abbia borse di studio.
La sensazione di essere isolati è diffusa tra gli iraniani. Non soltanto tra i giovani che rappresentano il 70% della popolazione, navigano su Internet e vorrebbero studiare all’estero. Ma pure tra i bazarì, i mercanti che finanziarono la rivoluzione del 1979 e, a causa delle sanzioni dell’Onu, hanno difficoltà nelle transazioni finanziarie con l’Occidente. In carica a vita, Khamenei ha ovviamente una visione di lungo periodo e una notevole esperienza politica, sa bene che per sopravvivere la Repubblica islamica deve aprirsi. Qualcosa sembrava essere cambiato a dicembre, quando era stato reso pubblico il documento dei servizi segreti americani secondo cui Teheran avrebbe sospeso il programma militare nucleare nel 2003. E il segretario di Stato Condoleezza Rice aveva dichiarato che gli Usa sarebbero stati pronti a riprendere le relazioni se gli ayatollah avessero interrotto l’arricchimento dell’uranio. Sfumata la minaccia del bombardamento, a Teheran il clima è più rilassato sennonché alla vigilia del suo viaggio in Medio Oriente il presidente Bush ha dichiarato che uno degli obiettivi sarà «contenere assolutamente l’influenza dell’Iran», che «resta un pericolo» perché «un paese in grado di sospendere un programma può facilmente cominciarne uno».
Quella di Bush è una visione di breve periodo: il suo mandato scade tra meno di un anno e lo spauracchio dell’Iran potrebbe contribuire a eleggere un altro repubblicano. In un certo senso Bush si comporta come il presidente iraniano Ahmadinejad: entrambi hanno interesse ad alzare il livello dello scontro. Nel discorso agli studenti Khamenei ha comunque ribadito il proprio sostegno ad Ahmadinejad, una mossa che va compresa nel contesto della politica interna perché il leader supremo ha incontrato gli studenti a Yazd, la città dell’ex presidente Khatami: un personaggio che si muove bene sulla scena mediatica, si candiderà alle prossime presidenziali ed è una minaccia per i conservatori, Khamenei e Ahmadinejad in primis. Insomma, ancora una volta vale il vecchio detto «il nemico del mio nemico è mio amico».


lettere@lastampa.it

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