Con gli auguri per il 2008, Informazione Corretta ricorda ai suoi lettori Gilad, Ehud,Eldal, tuttora prigionieri, nelle mani di chi si illude di poter costruire uno Stato con il terrorismo. E insieme a loro Ron Arad, catturato nel 1986, da allora di lui non si è più saputo nulla. Li ricordiamo con l'articolo di Anna Rolli, che riprendiamo da Agenzia Radicale.
QUATTRO SOLDATI RAPITI
Chiunque può capire, senza bisogno di troppe parole, quale possa essere la sofferenza di una famiglia quando uno dei membri, colpevole o innocente che sia, viene imprigionato. Le prigioni non sono mai un bel posto. Alcuni mesi fa parlando con un magistrato dell’Alta Corte israeliana gli chiesi come erano le condizioni di vita nelle prigioni del suo paese e lui senza esitare mi rispose “ Sono orribili. Esattamente come sono orribili nelle prigioni di tutta Europa!” Trovai interessante, ovviamente, il paragone con l’Europa, sia perché gli israeliani fanno costantemente riferimento alla nostra civiltà, sia perché delle prigioni al di fuori non è facile parlare.
Le prigioni israeliane come quelle di tutta Europa, non sono certamente un bel posto. Sono un posto però dove tutti gli imprigionati hanno diritto ad un regolare processo, dove le visite della Croce rossa internazionale avvengono regolarmente, è sempre presente un medico in infermeria e i detenuti seriamente malati vengono trasferiti in un ospedale. Sono un posto dove tutti escono dalle celle durante le ore d’aria e i detenuti, non in regime di isolamento, possono frequentare la biblioteca, leggere e studiare. Inoltre i familiari sanno in quale luogo e in quale prigione si trova il loro congiunto, sono costantemente informati del suo stato di salute e hanno diritto a visite regolari e a tenere una corrispondenza. E chiunque può capire quanto tutto ciò sia importante.
La condizione dei prigionieri di guerra, in parallelo, è regolamentata sia in Israele che in Europa dalla Convenzione di Ginevra che garantisce a questi ultimi gli stessi diritti di qualsiasi altro imprigionato, salvo, ovviamente, le visite dei famigliari che fin quanto perdurano le attività belliche non sono possibili.
Tutto quello che io ho descritto finora non è altro che l’applicazione di un insieme di norme e leggi che gli uomini si sono dati nel corso dei secoli e che costituiscono l’essenza della civiltà e il superamento della barbarie, infatti la civiltà, in estrema sintesi, consiste nella tutela dei diritti umani dei più deboli. Nella tutela dei bambini, dei malati, delle donne, dei poveri, dei prigionieri e delle loro famiglie....mentre la barbarie, al contrario, consiste nella possibilità di calpestare tali diritti impunemente.
Ora io vi domando: quale può essere lo stato d’animo di una famiglia un congiunto della quale sia stato rapito da un’organizzazione estremista islamica che non aderisce alla convenzione di Ginevra e che, in nessun modo, riconosce e tutela i diritti umani dei prigionieri, neppure quelli più elementari?
L’estate scorsa in Israele ho incontrato i familiari dei tre soldati rapiti nel 2006 e come chiunque può immaginare si tratta di incontri che non si dimenticano facilmente. Ho tentato poi di raccontarli in tre articoli pubblicati su www.agenziaradicale.com. in settembre e ottobre. Ho tentato di descrivere per il lettore italiano la disperazione e il coraggio e la dignità di genitori che da un anno e mezzo fronteggiano una tale tragedia.
Gilad Shalit, un ragazzo oggi di 21 anni, al momento del rapimento di 19, che non aveva mai commesso alcun reato, è dal giugno 2006 nelle mani di Hamas, di lui né la famiglia né nessun altro ha saputo più nulla. Né la croce rossa internazionale né nessun altro ha mai potuto visitarlo. Ogni tanto girano voci orribili e si dice che, da tanti mesi, sia detenuto in un pozzo sotto terra a decine di metri di profondità.
Un uomo Ehud Goldwasser ed un ragazzo Eldad Regev, di 32 e di 26 anni al momento del rapimento, sono nelle mani di Hezbollah, dal luglio 2006, non hanno mai commesso alcun reato e di nuovo nessuno ne ha saputo più nulla.
Oggi noi di Agenzia Radicale, stiamo organizzando una conferenza stampa che dovrebbe svolgersi a gennaio nella sala stampa del Parlamento, a Roma, per sollecitare un intervento umanitario da parte del nostro governo, perché si impegni a richiedere alle organizzazioni Hamas ed Hezbollah e al governo iraniano, il rispetto delle leggi internazionali.
Non chiediamo il rilascio dei rapiti come pure sarebbe giusto ed altamente auspicabile ma ci poniamo un obiettivo più modesto, un obiettivo minimale: che il nostro governo richieda ufficialmente il rispetto di alcuni diritti umani elementari come stabilito dalla Convenzione di Ginevra. Che le famiglie siano informate sulle condizioni di salute dei loro congiunti e l’autorizzazione per la Croce rossa internazionale di visitarli