Che i nazisti siano stati dei gran trafugatori d’arte e’ cosa risaputa, ma che siano stati sulle tracce del piu’ celebre libro di Judaica, l’Haggada, ossia il racconto epico e leggendario dell’esodo dall’Egitto del popolo ebraico, in una copia risalente al XIV secolo, un vero e proprio tesoro di incalcolabile valore, ci riempe di curiosita’: un’opera d’arte scritta su pelle schiarita e resa quasi bianca, con illustrazioni illuminate dall’oro e dal rame, con l’effetto di una luce festevole costellata da miriadi di stelle, e con una rilegatura impreziosita da lapislazzuli, malachite, azzurrite e ricami d’oro e d’argento. Ma per il trascorrere del tempo e per il suo lungo viaggio fino a Sarajevo il libro ha perduto gran parte del suo aspetto primigenio, soprattutto nella rilegatura.
Intere generazioni, le sere del Seder, hanno letto a tavola, con tutti i simboli della vita, il dolce e l’amaro, e le lacrime salate dell’esilio, quel libro che narra la fuga degli Ebrei dall’Egitto con le azzime, il pane non lievitato, verso la terra promessa e, a guardare bene, ci sono ancora macchie di vino sulle sue pagine. Il libro vide la luce nel 1350,in Spagna, fu salvato nella lunga marcia dell’esilio degli Ebrei Sefarditi espulsi dalla Spagna dell’Inquisizione, ai tempi dei re cattolici, Ferdinando ed Isabella, portato a Venezia e poi venduto alla Libreria Nazionale di Sarajevo. E’ stato possibile ricostruire le vicissitudini di questo libro, grazie all’indagine e alle interviste dei protagonisti della storia da parte di Geraldine Brooks gia’ premio Pulitzer per la letteratura che ha pubblicato nel mese di dicembre un articolo sulla rivista americana “New Yorker”.
Quando i Tedeschi, forti dell’alleanza del governo croato ustascia di Ante Pavelic, arrivarono in Bosnia, a Sarajevo, in un clima di terrore e di caccia agli Ebrei, Zingari, Slavi e partigiani, misero a sacco la citta’, crocevia di popoli ed incontro di diverse civilta’, dove nello spirito della” pax romana” di Augusto,di cui in Dalmazia ci sono indiscutibili tracce, convivevano, cristiani, ebrei e musulmani. Misero a sacco le otto sinagoghe esistenti e ne trafugarono le opere d’arte e suppellettili, oggetti di culto raffinati e decorati, testimonianze di secoli e secoli della storia del popolo ebraico ed inoltre piu’ di centomila libri, perche’si diceva che Hitler nella sua mente malata,( simile a quella di Amadinejad che di Hitler e’ l' immagine sputata), in una delle sue farneticazioni demenziali, volesse fondare a Praga, nel quartiere ebraico Josevof, il Museo della Razza Estinta che a guerra conclusa sarebbe stato visitato solo da ariani, perche’ gli ebrei tutti sarebbero nel frattempo scomparsi dalla faccia della terra. Ma gli eventi che seguirono non si svolsero cosi’ come Hitler se li prefigurava: non aveva considerato che alla fine il Bene vince sul Male, anche quando si e’ perduta ogni speranza.......altrimenti come si sarebbe potuto salvare questo libro, se non miracolosamente? Le famiglie hanno l’obbligo di leggere l’Haggada ai figli, perche’ ha un immenso valore didascalico per le future generazioni cosi’ come nelle scuole gli altri popoli studiano la loro epica: l’Iliade e l’Odissea per i Greci, l’Eneide per i Romani, I Cavalieri della Tavola Rotonda per gli Inglesi, Carlo Magno e i Paladini di Francia per i Francesi...
Negli anni quaranta, gli anni che sono l’oggetto di quest’articolo, Il ministro tedesco dei Territori Orientali Occupati, Alfred Rosenberg era l’esperto di estetica,( quello che aveva considerato, come gia’ Goebbels, l’espressionismo tedesco un arte degenerata) di cui si avvalse Hitler nel suo demoniaco disegno e che, in obbedienza al Führer sinistramente aveva messo gli occhi rapaci su un ben altro bottino: la cultura e l’arte ebraica. Ma quando il generale nazista Johann Fortner, il cui solo nome incuteva paura per tutte le scelleratezze commesse, si presento’ alla biblioteca del museo di Sarajevo per impossessarsi del prezioso libro, un uomo giusto, Dervis Korkut, poliglotta e studioso di Islamistica, bibliotecario e geloso curatore di tutti i libri della biblioteca, lo aveva prelevato pochi minuti prima dalla cassaforte e nascosto sotto la sua giacca, proprio la mattina nella quale i nazisti erano arrivati per richiederlo. Lo stesso direttore del Museo, d’accordo con Korkut, lo aveva autorizzato. Cosi’ i nazisti rimasero con un palmo di naso di fronte alla bugia del direttore che, inquisito, disse che il libro era stato consegnato ad un altro ufficiale nazista che s’era presentato giorni prima al museo e a cui ovviamente non aveva osato chiedere i documenti d‘ identita’.
Cosi’ grazie ad un uomo pio e giusto, colto e poliglotta che ci piace raffigurare vestito alla maniera islamica con tanto di fez per cappello, con occhiali e mustacchi, il libro dell’Haggada fu salvato e nascosto, si pensa, tra altri volumi della biblioteca di Sarajevo o portato nel piccolo villaggio di Trescavica il cui Iman lo nascose nella locale moschea, in mezzo a molti Corani ed altri testi islamici.
Ma ritorniamo al nostro eroe, Dervis Korkut che abbiamo definito un uomo giusto, un intellettuale musulmano che sotto l’occupazione nazista, quando dappertutto in quel clima di terrore, imperversarono le delazioni nel tentativo di ammansire la belva nazista, aveva avuto il coraggio di scrivere un articolo intitolato” L’antisemitismo e’ del tutto estraneo al popolo di Bosnia e di Erzegovina” sconfessando la propaganda di odio antiebraica sia con i suoi scritti e sia con le buone azioni. Infatti salvo’ e protesse anche una ragazza ebrea di nome, Mira Papo, che si era unita ad un gruppo di partigiani composto da giovani sionisti e socialisti che combattevano nelle foreste e nelle alture contro i Tedeschi, vicende simili a quelle narrate da Primo Levi nel libro,”Se non ora, quando?”.
Alla fine della guerra il libro dell’Haggada’, dopo molte traversie, fu restituito al suo legittimo proprietario, la biblioteca di Sarajevo, ma i guai cominciarono per il suo bibliotecario quando i comunisti entrarono nella citta’. Infatti il nostro eroe cadde in disgrazia presso Tito che lo accuso’ di collaborazionismo con i nazifascisti. In verita’ a Korkut non piacevano nemmeno i comunisti che incominciarono a distruggere i monumenti ottomani per rimpiazzarli con edifici nuovi di stile sovietico e non sopportava la loro intolleranza verso le religioni, subi’ un processo e il duro carcere per 6 anni in solitaria segregazione perche’ considerato pericoloso. Mentre la sventura si abbatte’ sulla sua famiglia, la moglie Servet e i suoi figli di 5 e di 2 anni si ritrovarono sulla strada senza alcun mezzo di sostentamento, solo aiutati da amici. Dopo il carcere gli fu permesso di ritornare al suo vecchio lavoro ma senza passaporto e senza cittadinanza fino a che non mori’.
Ma la cosa che piu’ ci riempe di stupore e che il libro si sia salvato una seconda volta, quando Sarajevo fu messa ancora sotto assedio dal 1992 al 1996 da parte dei Serbi che bombardarono quell’edificio che ospitava la biblioteca e il museo e ne bruciarono i libri. Un bibliotecario di nome Enver Imanovic, riusci’ a porre in salvo il libro dell’Haggada’ e a metterlo segretamente al sicuro in una banca.
Recentemente Dervis Korkut e sua moglie Servet sono stati nominati in Israele,” Giusti fra le Nazioni”, e i loro nomi incisi sulla lapide sotto gli alberi, nel giardino di Yad Vashem, vicino a quelli piantati in memoria di altri grandi benefattori di Israele.
Piera Prister Bracaglia Morante
A quest’articolo ha collaborato Giuditta Prister