Da L'OPINIONE del 21 dicembre 2007:
Israele ha posssibilità quasi nulle di difendersi dai razzi Kassam che vengono sparati quotidianamente da Gaza sulle città di confine. E anche l’invasione della Striscia con l’esercito potrebbe risolversi in una trappola micidiale un po’ come l’avere affrontato gli hezbollah casa per casa nel sud del Libano nell’estate del 2006. Dopo tante chiacchiere pacifiste e pseudo tali, oramai la triste verità sta sotto gli occhi di tutti.
Ed è quella raccontata dal capo dell’intelligence di Tsahal, il brigadiere generale Yuval Halamish venerdì scorso durante una conferenza all’università di Tel Aviv. Si stava discutendo sull’utilizzo eventuale dei sensori ottici elettornici nei futuri scenari di guerra e di terrorismo. Ma ci si è dovuti arrendere all’evidenza che contro questo tipo di terrorismo cieco e vigliacco non esistono difese possibili. Halamish ha anche corredato il proprio allarme con una precisa denuncia: "Iran e Siria stanno trasferendo i terroristi palestinesi molto know how di armamenti elettronici e si sta preparando il back ground giusto per ripetere a Gaza ciò che è stato fatto nel sud del Libano".
A dispetto delle trattative di pace quindi hamas e altre bande armate che si sentono ormai sciolte dall’Anp stanno preparando la guerra. O la terza intifada se si preferisce. E i 7,4 miliardi di dollari appena stanziati dalla banca mondiale per il popolo palestinese non andranno a incrementare il reddito pro capite dei padri di familgia ma gli arsenali del terrorismo islamico. Altro che retorica sui check point, dunque.
E proprio mentre Halamish parlava a Tel Aviv l’ennesimo kassam colpiva la città di confine di Sderot per fortuna senza fare danni alle cose e alle persone.
Peraltro quelli che i pacifisti a senso unico chiamano "missili di latta" in realtà esplodono e fanno danni molto ingenti. Nel 2006 ne sono stati esplosi quasi 1000 sulla sola Sderot provocando danni per svariati milioni di euro. Ma se si pensa che le città di confine sono bersagliate dal 2001, con l’aggravio di costi e di disagi specie per chi lavora o studia, si può capire quale danno questo stato di cose stia creando all’economia israeliana di queste città di confine. E non solo di esse. Si parla sempre di piani Marshall per il Medio Oriente e si pensa quasi istintivamente solo ai disagi dei palestinesi, ostaggio di una classe dirigente ladra e di alcuni capataz guerriglieri. Nessuno però che si interroghi di quanto stia costando allo stato ebraico questo stato di perenne allerta per colpa dei missili lanciati da Gaza né quanti danni a cose e persone siano stati perpetrati negli ultimi anni. Ebbene dal 2001 ci sono stati dieci morti e 433 feriti anche gravi, inoltre i danni all’economia e ai commerci si calconano ormai nell’ordine dei miliardi di dollari. Non più dei milioni.
Fra poco occorrerà quindi un piano Marshall anche per Israele. Ma chissà se la comunità internazionale sarà disposta a vararlo.
A naso l’impressione è che attualmente Israele stia facendo di tutto pur di evitare un’operazione di terra su vasta scala nella striscia di Gaza. Potrà esservi un aumento di raid e uccisioni mirate proprio perché la dirigenza politica e militare vuole evitare, in questa fase, un’escalation generalizzata.
Con la consapevolezza che nei territori è sempre difficile condurre una "escalation controllata". Non si può mai sapere con precisione quale sarà il risultato di un’incursione delle Israeli defence forces (Idf).
Così come è del tutto impossibile prevedere quando un qualunque attacco di Qassam potrà sferrare un colpo letale su Sderot o i suoi dintorni.
La "Jihad Islamica" ha già dichiarato che "i raid costeranno caro a Israele". Se ciò non è ancora successo è solo perchè nella striscia di Gaza molti dicono che Israele in realtà sia riuscito a penetrare il sistema di sicurezza della Jihad Islamica, stanando gli aderenti al gruppo terrorista.
Anche per questo recentemente tutte le figure più importanti del gruppo si sono date alla macchia. Evitando come la peste di partecipare ai funerali dei colleghi uccisi nelle azioni mirate dell’esercito israeliano.
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