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Libero Rassegna Stampa
20.12.2007 Nell'ora del pericolo
l'allarme di René Girard sull'offensiva islamista

Testata: Libero
Data: 20 dicembre 2007
Pagina: 28
Autore: René Girard
Titolo: «L'islam torna nel Medioevo per conquistare l'Europa»
Da LIBERO del 20 dicembre 2007 estratti del capitolo finale del libro  di Renè Girard "Achever Clausewitz"

Io non ho ancora letto dei libri su Atta, il capo della cellula dell'11 settembre, che ha pilotato uno degli aerei. Era un figlio di borghesi egiziani. È stupefacente pensare che abbia passato le tre notti precedenti all'attentato nei bar con i suoi complici. C'è un lato misterioso e interessante in questo fenomeno. Chi approccia la questione dell'anima di questi uomini, di chi sono, delle loro motivazioni? Che cosa significa l'islam per loro? Cosa vuol dire uccidersi per questa causa? Il numero crescente di attentati in Iraq è impressionante. Trovo bizzarro che ci si interessi così poco a questi fenomeni che dominano il mondo, come la Guerra fredda lo dominava prima. (...) Nessuno avrebbe potuto immaginare, dopo la caduta del muro di Berlino, che si sarebbe arrivati qui, appena vent'anni più tardi. Ciò fa vacillare la nostra visione della storia, così come è stata scritta dopo le Rivoluzioni americana e francese, e che non tiene conto del fatto che l'Occidente intero è sotto scacco, minacciato da questo fenomeno. La cappa di silenzio in Occidente

(...) Io mi sento, di fronte a questo, un po' come Hölderlin davanti all'abisso che lo separava dalla Rivoluzione francese. Ancora alla fine del XIX secolo, non si era compreso che era successo qualcosa di straordinario. Ora assistiamo a una nuova tappa della "ascesa agli estremi". I terroristi ci hanno fatto sapere che hanno tutto il tempo a disposizione, perché la loro nozione del tempo non è la nostra. È un segno chiaro del ritorno dell'arcaico: un ritorno al VII-IX secolo, che è importante in sé. Ma chi si occupa di questa importanza, chi la misura? È solo di competenza degli Affari esteri? Bisogna prepararsi a molti imprevisti nell'avvenire. Stiamo sicuramente per assistere a tempi peggiori. (...)Quando è accaduto l'11 settembre, c'è stato quantomeno un trauma, ma è subito svanito. C'è stato un lampo di coscienza, che è durato qualche frazione di secondo: si è percepito che qualcosa era successo. Poi una cappa di silenzio è piombata a proteggerci contro questa fessura introdotta nella nostra certezza di sicurezza. Il razionalismo occidentale agisce come un mito: noi ci ostiniamo sempre a non voler scorgere la catastrofe. Non possiamo né vogliamo vedere la violenza per quello che è. Non si potrà pertanto rispondere alla sfida terrorista che cambiando radicalmente i nostri modi di pensare. Ora, più quello che accade si impone a noi, più il rifiuto di prenderne coscienza si rafforza. Questa configurazione storica è così nuova che non sappiamo da che verso prenderla. Essa è certamente una modalità di ciò che aveva scorto Pascal: la guerra della violenza e della verità. (...) Bisogna entrare in uno spirito del tempo dove la battaglia di Poitiers e le Crociate sono molto più vicine a noi della Rivoluzione francese e dell'indu strializzazione del Secondo Impero. I punti di vista dei Paesi occidentali costituiscono per gli islamisti tutt'al più una decorazione senza importanza. Nel terrorismo l'essenza dell'islam

Essi pensano il mondo occidentale come in procinto di essere islamizzato il più presto possibile. Gli analisti tendono a dire che si tratta di minoranze isolate, estranee alla realtà dei loro Paesi. Lo sono sul piano dell'azione, certamente, ma sul piano del pensiero? Non ci sarà in loro, malgrado tutto, qualcosa di essenzialmente islamico? È una questione che bisogna avere il coraggio di porre, anche quando sia acquisito che il terrorismo è un fatto brutale che devia a suo profitto i codici religiosi. Tuttavia esso non avrebbe acquistato una tale efficacia nelle coscienze se non avesse attualizzato qualcosa di presente da sempre nell'islam. Quest'ulti mo, per la grande sorpresa di noi repubblicani laici, vive ancora sul piano del pensiero religioso. È innegabile che si ritrovano oggi certe tesi di Maometto. Ma ciò a cui noi assistiamo con l'islamismo è tuttavia molto di più che un ritorno della Conquista, è ciò che monta dopo che monta la rivoluzione , dopo la fase comunista che ha fornito un intermediario. Il leninismo implicava in effetti già alcuni di questi elementi. Ma ciò che gli mancava, era il religioso. L'asce sa agli estremi è adesso in grado di servirsi di tutti gli elementi: cultura, moda, teoria dello Stato, teologia, ideologia, religione. Ciò che guida la storia non è quello che appare essenziale agli occhi dei razionalisti occidentali. (...)Se si fosse detto alla gente, negli anni Ottanta, che l'islam avrebbe giocato il ruolo che gioca oggi, si sarebbe passati per dementi. Ora, c'erano già nell'ideologia diffusa da Stalin degli elementi para-religiosi che annunciavano delle contaminazioni via via più radicali, a misura che il tempo passava. L'Eu ropa era meno malleabile ai tempi di Napoleone. Essa è ridiventata, dopo il comunismo, quello spazio infinitamente vulnerabile che doveva essere il villaggio medievale di fronte ai Vichinghi. La conquista araba è stata folgorante, mentre il contagio della Rivoluzione francese è stato frenato dal principio nazionale che essa aveva sollevato in tutta Europa. L'islam, nel suo primo dispiegamento storico, ha conquistato religiosamente. È questo che ha fatto la sua forza. Da qui anche la solidità del suo insediamento. Un filo sottile da Lenin a Osama

Lo slancio rivoluzionario accelerato dall'epopea napoleonica è stato contenuto dall'equili brio delle nazioni. Ma esse si sono infiammate a loro volta e hanno bruciato il solo freno possibile agli sconvolgimenti che si affacciavano. Bisogna dunque cambiare radicalmente le nostre categorie di pensiero, provare a comprendere senza a priori questo avvenimento con tutte le risorse che ci può apportare l'islamologia. Il lavoro è davanti a noi, ed è immenso. Io personalmente ho l'impressione che questa religione si sia appoggiata sul "bi blico" per rifondare una religione arcaica più possente di tutte le altre. Essa minaccia di diventare uno strumento apocalittico, il nuovo volto dell'ascesa agli estremi. Mentre non ci sono più religioni arcaiche, tutto si svolge come se ce ne fosse un'altra che si è formata sulla costola del "bi blico", un biblico un po' trasfor mato. (...) Perché l'arcaico è svanito di fronte alla rivelazione giudaico-cristiana. Ma al contrario l'islam ha resistito. Mentre il cristianesimo, ovunque irrompe, sopprime il sacrificio (che per Girard indica i riti che ripetono l'originaria violenza fra gli uomini, ndr), l'islam sembra a un'attenta considerazione collocarsi prima di questo rifiuto. (...) Ci sono dunque delle forme dell'accelerazione storica che si perpetuano. Si ha l'im pressione che il terrorismo attuale sia in un certo senso l'ere de dei totalitarismi, che ci siano delle forme di pensiero comune, delle abitudini apprese. Noi abbiamo seguito uno dei fili possibili di questa continuità, con la costruzione del modello napoleonico attraverso un generale prussiano. Questo modello è stato ripreso in seguito da Lenin e Mao, ai quali si richiama, pare, Al Qaeda. Il genio di Clausewitz consiste nell'aver anticipato a sua insaputa una legge divenuta planetaria. Noi non siamo più nella Guerra fredda, ma in una guerra molto calda, di cui ci sono date le vittime a centinaia, se non addirittura domani a migliaia, in Oriente.

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