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Il Foglio Rassegna Stampa
20.12.2007 Contro il politicamente e l'islamicamente corretto
il comico ebreo americano Burt Prelutsky

Testata: Il Foglio
Data: 20 dicembre 2007
Pagina: 2
Autore: Alan Patarga
Titolo: «Usa under God»
Dal FOGLIO del 20 dicembre 2007

Milano. Nessun preambolo e nessuna carta costituzionale comunitaria. La migliore spiegazione del perché sia così bello vivere in una nazione che non abbia dimenticato le proprie radici cristiane l’ha data qualche giorno fa l’autore televisivo americano Burt Prelutsky sul suo blog. Prelutsky non è cristiano e non ha un retroterra di destra, è ebreo e ha un senso dell’umorismo tutto yiddish. Quando un intervistatore gli ha chiesto cosa ne pensasse di un’uscita poco felice della polemista conservatrice Ann Coulter sugli ebrei (“sono dei cristiani imperfetti”), lui ha fatto spallucce e ha risposto con ironia sostenendo che, semmai, sono i cristiani a essere degli ebrei imperfetti. Salvo aggiungere di essere un fan della signora Coulter. La storia del suo divorzio dalla sinistra americana, della quale fino a qualche anno fa è stato un militante, come buona parte dello star system statunitense, è diventata un gustoso libro satirico intitolato “Conservatives are from Mars, liberals are from San Francisco – 101 Reasons why I’m Happy I Left the Left” (I conservatori vengono da Marte, quelli di sinistra da San Francisco – Le 101 ragioni per cui sono felice di aver lasciato la sinistra). Prelutsky, una star nella blogosfera conservatrice americana, è di famiglia ebrea ma non pratica alcuna religione e parla di sé come di un ateo devoto che guarda con sospetto i laicisti di professione: “Di solito – scrive – quando la gente dice di non essere religiosa lo fa per attaccare lite in qualche modo. Questo avviene probabilmente perché le persone che si definiscono atee o agnostiche, spesso, sono dogmatiche quanto Cotton Mather (un “Torquemada” puritano di fine Seicento, ndr) e hanno fatto del loro non credere una vera religione. Nel mio caso, a ogni modo, la religione semplicemente non gioca alcun ruolo nella mia vita. O forse dovrei dire la religione istituzionale, perché invece il sistema di valori proprio della tradizione giudaicocristiana lo sottoscriverei subito. E’ per questo motivo, forse, che provo così tanta riconoscenza verso i miei nonni ebrei russi che ebbero le palle di imbarcare figli e parentado su un piroscafo e trasferirsi in America”. L’autore tv prende le distanze da quegli ebrei che vivono ancora “antagonismi religiosi vecchi di secoli” e vede invece un percorso unico di valori per ebrei e cristiani, “sebbene parecchi miei parenti si aspettino da un momento all’altro che i loro vicini di casa cristiani organizzino pogrom per sterminarli”. Loro, spiega, “non vogliono saperne quando spiego loro che Hitler e i nazisti erano atei”. Ma Prelutsky spiega che, parenti a parte, “nonostante io non creda che Gesù Cristo sia morto per redimere i miei peccati, sono grato di vivere in una nazione cristiana”. Il motivo di tanta fortuna è puramente geografico: “Se nasci in Giappone sarai quasi certamente buddista, in Italia cattolico, in India induista, in Inghilterra anglicano, nello Utah mormone e a New York di sinistra”, spiega l’ateo devoto con una battuta, per il quale “non tutte le religioni sono ugualmente valide”. Il riferimento è all’islam e ai suoi seguaci più oltranzisti, “quelli per i quali libertà è una parolaccia, le donne sono carne da macello e il Nono secolo sono i bei vecchi tempi: come se non bastasse quando parecchi tra loro avevano preso spunto da alcune vignette satiriche per diventare degli ossessi, ora altri si sentono oltraggiati da un orsacchiotto sudanese. Questi neanderthaliani vogliono ora torturare e uccidere la maestra Gilliam Gibbons per il solo fatto di aver dato il nome di Maometto a un pupazzo di pezza”. Prelutsky non usa mezzi termini, e parla degli “islamisti” come di persone “che passano metà della loro vita in ginocchio e l’altra metà con un’arma in mano a decidere chi sarà il prossimo da uccidere”. “Immaginate se i cristiani fossero psicotici quanto loro – aggiunge lo sceneggiatore ebreo – basterebbe avere un’immaginetta fuori posto di Gesù per garantirsi una condanna a morte. E’ per questo motivo elementare che, pur non avendo nulla di religioso nel mio corpo, sono contento che la festa nazionale del mio paese non sia l’anniversario dell’uccisione del primo infedele da parte di Maometto ma il compleanno di Gesù bambino”.

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