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Una lettera inviata a Igacio Cembrero di El Pais, aproposito dell'articolo, pubblicato in Italia da La REPUBBLICA, che si può leggere, con la nostra critica al seguente link: Non ci voleva questa storia raccontata da un testimone per sapere di quali vergogne siano colpevoli
la maggior parte dei governi del mondo. Ma chissà se lei la avrebbe raccontata anche se l'ambiente
in cui la storia si è verificata fosse stato diverso!
Io penso che per denunciare queste storie, invero ahimè comunissime, lei avrebbe fatto meglio se avesse
scelto un protagonista che, già prima di iniziare la sua disavventura, non fosse stato istruito (come leggo nel suo
articolo) a raccontare frottole. Allora si che avrebbe potuto dare davvero pathos alla storia, che lei fa
concludere con un ambiente (fondamentalista?) che rifiuta questo poveretto.
Ma lei scrive anche di una malattia psichica contratta in carcere dal bambino, e allora mi chiedo quale sia
il vero scopo del suo articolo. Infatti le malattie psichiche non sono come, ad esempio, le malattie virali.
Certo un bambino non potrà non essere traumatizzato da una simile esperienza. Ma non crede che un
bambino di 10 anni (tanti ne aveva all'inizio della storia) non sia traumatizzato anche per il semplice
fatto di essere invischiato in una faccenda di guerra, come quella di Al Queida contro i regimi monarchici
arabi? Ed allora non c'è bisogno di inventarsi malattie psichiche contratte in carcere.
Credo che sia doveroso denunciare queste storie, ma che sia parimenti doveroso farlo con la
massima selezione delle diverse realtà, senza cercare solo una semplice attenzione superficiale
del lettore. In Arabia Saudita, così come in Marocco e in tutti i paesi islamici lei potrà trovare
con estrema facilità, purtroppo, bambini accusati di delitti e quindi incarcerati nonostante la
loro età. E questo doveva essere il tema vero. Senza dimenticare che anche sotto i regimi
dei fondamentalisti vicini a Bin Laden questa è la norma, cosa che lei dimentica di sottolineare.
lettera firmata
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