Dopo il rapporto sull'Iran, la Cia ha perduto non solo credibilità - quella se n'era andata già prima - ma pure il significato della del nome, . Christopher Hitchens, sul CORRIERE della SERA di oggi, 15/12/2007, a pag.48, ne propone la chiusura in un articolo dall'approppriato titolo "Se l'ispettore Clouseau lavora alla Cia", che riportiamo.
Sembra improbabile che il presidente Bush sia venuto a conoscenza del rapporto dei servizi segreti americani riguardanti le ambizioni nucleari iraniane solo pochi giorni prima di tutti noi, ma la goffaggine delle sue reazioni suggerisce che, forse, le cose stanno davvero così. Dopo tutto, se il suo governo fosse stato informato da tempo che i mullah
avevano schiacciato il tasto
pause sul loro programma nucleare verso la fine del 2003, avrebbe potuto vantarsi — a ragione, chissà — che la caduta di Saddam Hussein aveva avuto sugli iraniani il medesimo impatto ottenuto sui libici, costringendoli a un ripensamento sulle continue infrazioni al trattato di non proliferazione nucleare. (L'analisi dell'immenso arsenale libico ha permesso inoltre di risalire al fornitore del materiale nucleare, A.Q. Khan in Pakistan. Si capisce pertanto come l'eliminazione di Saddam dalla scacchiera mediorientale abbia avuto un effetto molto maggiore nel contenere la produzione illegale di armi di distruzione di massa di quanto non si sia disposti a riconoscere).
Nessuno sembra sapere con certezza che cosa abbia spinto i nostri servizi segreti a rivedere le loro opinioni, ma sembra probabile che la defezione (o rapimento?) del generale di brigata Ali Reza Asgari, ex vice ministro della Difesa iraniano, nel febbraio di quest'anno, abbia avuto qualcosa a che vedere con questa vicenda. Il compito principale di Asgari, apparentemente, era quello di mantenere i contatti con Hezbollah in Libano ma il suo interrogatorio ha forse contribuito a confermare le congetture già avanzate sullo stop imposto dal-l'Iran al programma nucleare.
Ma non lasciamoci trarre in inganno. E' pretestuoso affermare, sulla base di questa «valutazione », che l'Iran abbia rinunciato a candidarsi come membro del cosiddetto «club nucleare». L'Iran mira a dotarsi di armamenti nucleari, ha la capacità di farlo, e non ha lesinato menzogne e depistaggi dall'inizio. Se nel 2003 ha deciso di sospendere le fasi più marcatamente militari del progetto, per timore di rappresaglie, non ha tuttavia rinunciato a perseguire i suoi piani in altre aree, in particolare le centrifughe a gas di Natanz e la costruzione di un reattore ad acqua pesante ad Arak. Il rapporto dei servizi segreti si limita a definire con maggior precisione gli armamenti e abbozzare una distinzione non molto precisa tra una dimensione «civile» e «militare» del medesimo programma. L'acquisizione di uranio arricchito e di plutonio, per qualunque scopo, è identica all'acquisizione della capacità di produrre armi termonucleari. L'Iran continua imperterrito sulla strada per ottenere entrambe, nessuna delle quali è indispensabile alla produzione di energia a scopi civili, come continua a sostenere il governo.
Le informazioni raccolte personalmente presso l'ambasciata britannica a Teheran nel 2005, che dimostravano senza ombra di dubbio l'incongruenza tra le parole e i fatti, non vengono minimamente smentite da questo rapporto. Affermare che l'Iran abbia «fermato», e non temporaneamente sospeso il suo programma, equivale a offrire un'opinione, non dati certi. I mullah continuano a stoccare gli ingredienti a base di uranio e plutonio per la fabbricazione di armi e saranno presto pronti a concedersi una pausa, assieme ad altri Paesi come il Giappone, sapendo perfettamente che basteranno poco tempo e un piccolo sforzo per dotarsi della Bomba.
Allora ci chiediamo come mai i nostri servizi segreti abbiano contribuito ad avvalorare le affermazioni menzognere della teocrazia iraniana, e causato al contempo, e pubblicamente, un grave imbarazzo al presidente Bush, quasi compiacendosi di poter infilare qualche bastone tra le ruote della sua politica? Il rapporto non ha azzerato soltanto l'ipotesi di un raid contro l'Iran, ma anche la possibilità di intervenire con pressioni economiche e diplomatiche. La strategia di convincere l'Onu ad adottare sanzioni contro il regime, che stava per raccogliere gli ultimi voti cruciali, oggi può considerarsi morta. Ottimo lavoro da parte di tutti coloro che dovrebbero garantirci sonni tranquilli.
Una spiegazione è che, come il gatto di Mark Twain, che una volta scottato da una stufa calda non si sedette più neppure su una fredda, la Cia ha adottato una politica di cautela per rimediare alle figuracce fatte in Iraq. E' un'ipotesi solo superficialmente plausibile, perché trascura il fatto che per gran parte del dibattito sull'Iraq la Cia si è dimostrata fermamente ostile a qualsiasi proposta di rovesciamento del regime. Quest'ostilità è andata dal tentativo frenetico di screditare Ahmad Chalabi e il Congresso nazionale iracheno, fino al pasticcio delle spie Plame/Wilson, e alla «denuncia» contro Robert Novak per le rivelazioni presentate al ministero di giustizia. I conflitti interni a Washington, tra la Cia e il ministero della Difesa, hanno inflitto danni senza precedenti al governo, con l'aggravante che ora si tratta di un governo impegnato in una guerra.
Oggi abbiamo l'ulteriore conferma dell'incredibile clima di illegalità e insubordinazione che continua a prevalere nella Cia fino ai massimi livelli. In un momento in cui il Congresso e la magistratura sono impegnati nella questione critica degli interrogatori spinti al limite della legalità, e in un momento in cui le accuse di tortura non fanno altro che infangare e screditare gli Usa agli occhi del mondo, un alto funzionario della Cia prende per conto proprio la decisione di distruggere la prova più cruciale. E' un atto che deve essere definito per quello che è: insubordinazione e tradimento. Malgrado la sfilza di rivelazioni sulle sue malefatte, la Cia non riesce a cancellare l'impressione di essersi arrogata il diritto di sovvertire i processi democratici sia in patria che all'estero. La sua arroganza criminale potrebbe essere in parte scusata se avesse mai colto nel segno, ma dalle sue più celebri previsioni — che l'Urss sarebbe durata a lungo, che Saddam non avrebbe mai invaso il Kuwait — i nostri 007 possono vantare un curriculum simile a quello dell'ispettore Clouseau, e non si smentiscono nemmeno in quest'occasione, con l'assoluzione concessa a Mahmoud Ahmadinejad. Fu in seguito al rapporto ridicolo sulla salute e prosperità del regime comunista in Russia che il defunto senatore Daniel Patrick Moynihan aveva invocato l'abolizione della Cia. E' venuto il momento di ripresentare questa mozione. La Cia non è soltanto incapace e inutile, ma rappresenta una vera minaccia. Meglio sarebbe mandare tutti a casa e ricominciare daccapo.
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