La Francia di Sarkozy accoglie un tiranno arriva in visita il libico Gheddafi
Testata: La Stampa Data: 10 dicembre 2007 Pagina: 13 Autore: Domenico Quirico Titolo: «Gheddafi boicottato dai deputati di Sarko»
Dalla STAMPA del10 dicembre 2007:
Persino qualche fedele comincia a preoccuparsi. Va bene la Sarkopolitik che ha sostituito ormai l’esportazione dei diritti umani; ma chi frequenta il presidente? Despoti dittatori satrapi presidentissimi al 98%: il ciadiano Deby tribalista e arruolatore di bambini, i cinesi che strangolano il Tibet e la libertà di stampa, il tunisino Ben Ali, uno degli ultimi a credere che la democrazia ha nelle urne una matematica totalitaria, gli Ubu africani ricchi di petrolio e di galere stracolme. E soprattutto c’è Gheddafi il libico, che da quando gli ha donato le infermiere bulgare (detenute con accuse clamorosamente false), è diventato un intimo. Tanto che domani sbarca a Parigi con scenografica carovana di 50 aerei tra cui due cargo carichi di 400 boys, amazzoni e limousines blindate, la memorabile tenda, la figlia biondona che ha studiato alla Sorbona, un altro rampollo che ha allietato vigorosamente le notti di Parigi, e pare anche alcuni cammelli. Una versione moderna dei re Magi. A Lisbona il leader libico ha battuto cassa, pretendendo riparazioni per il colonialismo. Qui invece viene con il libretto degli assegni: comprerà, annuncia il figliolo, Airbus per 3 miliardi di euro, una centrale atomica (civile) e perfino il Rafale, un caccia sciagurato prodotto dall’amico dell’Eliseo Dassault che neppure Sarkozy finora è riuscito a sistemare. Nel pacchetto anche elicotteri Tigre e super Puma. Sarkozy annuncia, con mascella dei giorni cattivi, di essere «felice di riceverlo»; mezza Francia e forse più, no, stavolta non lo segue. Ovviamente strepita il partito socialista che attraverso il segretario Hollande ha chiesto di annullare l’invito: «Accoglierlo all’Eliseo in pompa magna significa chiudere gli occhi sulla realtà del regime compromesso con il terrorismo ieri e che oggi lo giustifica». Lo affianca il centrista Bayrou che parla di «visita indegna della Francia». Fanno coro intellettuali come Bernard Henry Levy che definisce l’uomo di Tripoli «un terrorista e un sequestratore internazionale». Si accodano felici di non essere soli Amnesty e Human Rights. Alla Assemblea, dove Gheddafi ha chiesto espressamente di essere condotto, c’è aria di incidente diplomatico. Molti deputati tra i 60 selezionati per riceverlo a Palais Bourbon annunciano che per protesta non si presenteranno. Tra i ribelli anche uomini dell’UMP, il partito del presidente, come Hervè Marito: «Se Gheddafi deve andare dal presidente ci vada, ma questa visita al parlamento è inutile e inopportuna». Le notizie che filtrano sui dettagli della visita e le bizzarie dell’ospite non contribuiscono a smobilitare i critici. Si sghignazza sulla lussuosa tenda che sarà montata nel giardino dell’Hotel de Marigny, residenza degli ospiti ufficiali. E che il portavoce dell’Eliseo David Martinon ha annunciato seriosamente sarà, al contrario di quanto avviene nelle calure tripoline «ben riscaldata». Si parla di una intervista alla tv pubblica per cui sarebbe in corso una feroce mischia tra le aspiranti: il colonnello infatti ha posto come condizione che sia affidata a una donna. Punti interrogativi si appongono anche alle visite: al castello di Versailles e alle sue meraviglie appena restaurate (certa), e alla tomba di de Gaulle di cui il colonnello si professa ammiratore fanatico (in dubbio).
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