La flotta russa nel mediterraneo per fare pressione su Israele ?
Testata: L'Opinione Data: 10 dicembre 2007 Pagina: 0 Autore: Paolo Della Sala Titolo: «Flotta russa nel Mediterraneo»
Da L'OPINIONE dell'8 dicembre 2007:
All’indomani della conferenza di Annapolis l’asse geopolitico mondiale si concentra attorno a Israele. Il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di inviare nel Mediterraneo una flotta di sei unità, guidata dalla portaerei Kuznetsov, l’unica in dotazione alla marina russa. L’operazione è stata decisa con il ministro della Difesa Serdyukov, secondo quanto riferisce il sito israeliano Debka file. L’invio della flotta segna il ritorno della Russia al di fuori dell’Eurasia dopo gli anni ‘90. Infatti la squadra navale si muoverà anche nell’Atlantico, in quello che Serdyukov ha definito “Oceano mondiale” (nella scorsa estate erano ricominciati i pattugliamenti aerei a larghissimo raggio). La Russia sta costruendo due portaerei, una delle quali agirà nel mar Baltico. Le nuove unità entreranno in linea nel 2008 e saranno equipaggiate con gli ottimi Sukhoi Su-47. Il pattugliamento navale di Putin è simmetrico a quello di Bush nel Golfo persico: le navi di Mosca saranno di base nel porto siriano di Tartous, dove incontreranno navi e sommergibili iraniani. Ciò complicherà molto la sorveglianza israeliana delle coste tra Gaza e la Turchia.
La decisione non segna un rilancio della Guerra Fredda. Nei giorni scorsi il generale Baluyevsky e l’ammiraglio americano Michael Mullen hanno siglato a Washington un “memorandum di cooperazione difensiva”. L’impressione è che gli Usa (e Putin) stiano facendo pressioni su Israele, per concretizzare gli accordi di Annapolis: aumentare la pressione su Gerusalemme, facendo in modo che il processo di pace con l’OLP di Abu Mazen vada avanti senza intoppi. Se ciò sia un bene o no, lasciamo decidere al lettore. Ciò conviene ai russi, che hanno molti interessi con l’Iran; conviene agli USA che hanno “concordato” il non-intervento iraniano in Iraq; conviene anche all’Arabia saudita, che spera di essere la madrina del nuovo stato palestinese. Tzipi Livini ha capito l’antifona e parla di un intervento contro Hamas. Vince il realismo.
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