Una lettera sull'articolo di Federico Steinhaus presente a questo link:
Sono ben d’accordo con Federico Steinhaus sul coraggio, coerenza e determinazione del presidente Sarkozy nella lotta all’antisemitismo. Ma farei una più corretta analisi e distinzione sul suo predecessore Chirac.
Di Jacques Chirac non si può assolutamente dire che non abbia contrastato l’antisemitismo, come capo dello stato francese. Ha inaugurato la restaurazione tardiva (negli anni 90, con finanziamenti anche statali) della più grande sinagoga di Parigi distrutta durante la seconda guerra mondiale; sempre dal suo mandato (dal 1991) ha riconosciuto e condannato il regime di Vichy e il velodromo di Drancy come centro di raccolta degli ebrei durante tale regime ed occupazione nazista: due fatti che nessun altro presidente francese aveva riconosciuto. Se mai, si possono evidenziare due tendenze discriminanti nella sua coerenza. Più ha dato voce ai riconoscimenti dovuti alla comunità ebraica francese, alla stessa storia della Francia, più sottraeva ad Israele e meno riconosceva – fino all’incendio della sinagoga e libreria ebraica annessa di Marsiglia – responsabilità antisemite da parte dell’estremismo maghrebino francese. Famosa la sua iniziale frase: "sono solo atti di teppismo" fino a che ha dovuto riconoscere i fatti qual’erano, anche se senza dare più di tanta eco. Ma, almeno, è stato permesso alla comunità francese di prendere provvedimenti necessari alla sua sicurezza .
Quello che invece staglia nettamente dal passato, la figura di Nicolas Sarkozy, è che il presidente è del tutto coerente alla sua etica e non transige su qualsiasi forma di antisemitismo, sia mascherato da antigiudaismo che da antisionismo. L’Algeria ha fatto e vinto la sua rivoluzione contro la Francia per l’indipendenza. Ma è anche vero che nulla è cambiato economicamente per le ex colonie maghrebine, perché è la sola Francia il loro sbocco naturale. Per cui, economicamente, sono ancora colonie.
A Chirac, inoltre, per gli interessi francesi nel mondo, va riconosciuto il suo enorme impegno nel ristabilire fondanti impegni con la francofonia, cioè con i paesi francofoni asiatici ed africani. Un immenso vantaggio economico che si avvale anche di una rinnovata solidarietà culturale con le ex colonie che hanno stipulato un esclusivo legame con la Francia. Un fattore di potere di cui Sarkozy può oggi godere per una politica decisionista estranea (per opportunità politiche) ad una Francia che ha lavorato sugli equilibrii mondiali, con tanto di compromessi. Rivisitando la storia politica di Chirac, non si può non parlare di un perfetto "animale" politico, di un custode dello stato. Negli ultimi anni del suo secondo mandato, ha di fatto lasciato consentendo tutte le critiche. La batosta dell’uccisione di Hariri gli ha fatto capire che ormai i tempi dello status quo erano stati superati. Malgrado la decisione di contrastare la guerra all’Iraq, la Francia è stata penalizzata da una destabilizzazione interna, proveniente proprio dalle comunità di estrazione maghrebina, da attacchi ai suoi cittadini e forze militari, nei "suoi" paesi. Ormai, quello che aveva voluto e potuto costruire era arrivato alla fine. La Francia aveva bisogno di una guida del tutto diversa. Ricordiamo, però, che non tutta la Francia si è adeguata, perché il consenso alla più stantia e conservativa appartenenza politica – quella socialista – è stato votato da circa una metà del paese. Quella che non produce, ma pretende l’assistenzialismo. Ed in Italia, ne abbiamo la verifica anche peggiore. Dal primo dei due dibattiti pre-presidenziali, Sarkozy-Royal, ho "votato" subito per Sarkozy. La sua intervista sul Jerusalem Post era quanto di più realista e condivisibile, anche quando ammetteva che, con il suo mandato, avrebbe dovuto dialogare con tutte le parti, perché il Libano era una priorità francese. Ma dialogare con tutte le parti, non ha nulla di dalemiano o sinistrese estremista. Tant’è che il vertice francese si è svolto a porte chiuse, con i francesi come osservatori. Quando i media non hanno l’osso su cui scatenarsi – non dimentichiamoci che principalmente sono un potere economico in concorrenza – la politica diventa seria e costruttiva.
Sull’ultima questione sollevata da Federico Steinhaus, penso che sia in atto la guerra russo-americana sullo scudo spaziale. Senza contare che, ad oggi, la Russia si è esposta ed impegnata sul suo fronte tradizionale, quello sovietico, di appoggio agli stati arabi ed Iran, per contrastare gli Stati Uniti. Fa specie davvero, questo voltafaccia della CIA che ha procurato il voltafaccia americano sulla minaccia nucleare iraniana. Al di là delle foto dei siti nucleari iraniani, dobbiamo fingere di non aver mai letto o udito le dichiarazioni di Ahmadinejad (le ultime sull’installazione di 3000 centrifughe) e quelle a sostegno della bomba nucleare, degli ayatollah?
Benvenga l’Europa di Sarkozy. La vecchia dama riuscirà a rinnovarsi grazie alla Francia? Il Regno Unito, come sappiamo, dalla batosta della sterlina si è del tutto allineata agli Stati Uniti. Senza Wall Street, non ha ragione di esistere economicamente e quindi come potenza. La Germania si trova in un inghippo politico divisa tra Russia e Stati Uniti. Ottimamente ha fatto Sarkozy a telefonare a Putin per felicitarsi con lui. Per qualsiasi questione, prima si paga e poi si indaga. La Ue ha voluto subito creare il dubbio sulle elezioni, salvo poi prostrarsi anziché inchinarsi al risultato elettorale russo. E’ così che agiscono i nostri buffoni europei. Prima schiamazzano e poi si prostrano pregando il potente di turno. Siamo in inverno. Fa freddo.
Danielle Sussmann