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Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.12.2007 Come Ely Karmon giudica la situazione nel vicino Oriente
al convegno presso L'Università Pontificia Gregoriana

Testata: Informazione Corretta
Data: 01 dicembre 2007
Pagina: 1
Autore: Ely Karmon
Titolo: «La conquista delle mente e dei cuori: il soft power nel contrasto al jihadismo globale”,»
Pubblichiamo l'opinione di Ely Karmon, come sempre interessante per capire quanto accade nel vicino Oriente.
Clara Salpietro, 1 dicembre 2007



“L’alleanza Iran-Siria-Hezbollah-Hamas è più pericolosa di al-Qaeda”. A sostenerlo è Ely Karmon - docente al International Institute for Counter-Terrorism di Herzliya, Israele e tra i maggiori esperti di antiterrorismo al mondo - nel corso del suo intervento al convegno “La conquista delle mente e dei cuori: il soft power nel contrasto al jihadismo globale”, svoltosi a Roma alla Università Pontificia Gregoriana.

“Hamas insieme a Hezbollah - ha aggiunto - sono stati utilizzati per distruggere il processo di pace tra Palestina e Israele; in tutto questo scenario un ruolo determinante viene svolto dall’Iran, temuto da tutto il Medio Oriente perché può diventare una potenza nucleare”.

Durante una pausa il professore Karmon accetta di chiarirci il suo pensiero a proposito della Conferenza di Annapolis, dove, alla presenza di George W. Bush, il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Ehud Olmert hanno dato il via ai negoziati che dovranno portare la pace entro il 2008.

“Si è parlato in questo giorni di un accordo finale tra israeliani e palestinesi – commenta – ma i problemi sono le frontiere, quindi anche il rientro dei rifugiati, e Gerusalemme. Non credo che Abu Mazen sia capace di fare un accordo finale con Israele; non credo si potrà arrivare ad un compromesso. Olmert ha detto chiaramente che i rifugiati non possono tornare in Israele. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha sostenuto che è possibile ricevere 70mila rifugiati; se si fa questo si rischia di aprire una porta favorevole all’inondazione. Inoltre sarà anche difficile dividere Gerusalemme. Credo che non potranno esserci le condizione per un accordo entro la fine dell’anno, o nel breve tempo”.

“Ci sono tanti elementi negativi – prosegue il professore - che contribuiscono a sabotare il processo di pace. Metà Gaza è in mano ad Hamas, che ha più volte dichiarato che si oppone alla nascita di Israele. La Cisgiordania è difficile da controllare. L’Iran non è stato invitato alla conferenza di Annapolis e ha dichiarato che organizzerà a Teheran una contro-conferenza a cui prenderanno parte tutti i gruppi radicali palestinesi che si oppongono al processo di pace avviato negli Usa”.

“Bisogna anche considerare – spiega il professore Karmon – che se Hamas dà il via al lancio massiccio di razzi katyusha, provocando vittime, l’esercito israeliano farà una grande azione a Gaza. Anche se Olmert e Abu Mazen stanno lavorando al processo di pace e forse arrivano a certi intendimenti, c’è da tenere in conto il controllo della violenza terroristica e il progetto che metterà in campo l’Iran”.

Ely Karmon aggiunge anche un altro elemento al già complesso quadro che ha come protagonista lo scontro tra israeliani e palestinesi, ma che in realtà vi sono anche altri protagonisti in questo difficile scenario. “Un altro grande problema – dice - è smantellare gli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania. Bisogna anche evidenziare che Abu Mazen ha perso a Gaza gran parte delle sue forze, inoltre il comandante del partito nazionalista al-Fatah non ha mai visitato né Gaza né la Cisgiordania, lui risiede a Damasco e collabora con i siriani”.

Professore Karmon, come valuta la decisione della Siria di partecipare alla conferenza di Annapolis?

“La presenza della Siria è senza dubbio un elemento positiv; si trova in una posizione difficile, soprattutto da quando si è verificato il bombardamento sul sito nucleare siriano lo scorso 6 settembre (un raid aereo israeliano è avvenuto il 6 settembre scorso nel sito in allestimento nel deserto vicino alla città di Al Tibnah; un rappresentante di Damasco alle Nazioni Unite avrebbe ammesso, durante una sessione della Commissione Onu per il disarmo, che l'obiettivo bombardato dai jet militari di Tel Aviv era un'installazione nucleare. n.d.r). Forse i siriani hanno capito che gli alleati iraniani sono in pericolo e che quindi devono tirarsi fuori dall’alleanza. L’Iran al momento si trova in una posizione di isolamento”.

Cosa invece potrebbe verificarsi in Libano?

Hezbollah potrebbe essere più violento ma non agisce perché l’Iran in questo momento non è interessato a una situazione di scontro in Libano. Posso dire che gli armamenti dell’Iran stanno passando attraverso la Siria per arrivare in Libano. Sia Hezbollah che le forze cristiane si stanno preparando a una nuova guerra civile; per ora stanno a guardare come si muovono gli altri. Il cambio di alleanza della Siria può influire su questo scenario. Bisogna anche vedere chi partecipa alla conferenza di Teheran. C’è anche da dire che la Siria non vuole che ci sia pace tra israeliani e palestinesi; ha paura che una possibile pace possa avvantaggiare la parte sunnita e provocare una caduta del regime del presidente Bashar el Assad. La strategia della Siria è di non accettare lo Stato palestinese indipendente, ricordiamoci che nel 1983 la Siria ha espulso Arafat. Il loro intento è di fare la grande Siria inglobando il Libano - che è un territorio strategico dal punto di vista politico ed economico - e la Palestina.

Quanto rischia Unifil in Libano?

“Unifil rischia. Iran, Siria, Hezbollah e i palestinesi contrari al negoziato di Abu Mazen possono fare una provocazione contro Unifil. Se però Hezbollah fa un’azione contro Unifil, quest’ultima può essere convertita in una forza più consistente con un mandato più chiaro”.

http://www.paginedidifesa.it/2007/salpietro_071201.html


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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