Davvero notevole la documentazione su Feisal e sui suoi rapporti con i vertici del Sionismo che Emanuel Segre Amar ci ha così precisamente e validamente offerto. Ho sempre caldeggiato questo lato della storia come fondante a contrastare le tante menzogne politiche (la storia politicizzata è diventata l’ameba dei nostri tempi, perché non solo non rispetta i fatti storici, ma li manipola o sottace, ed elucubra tesi valide solo alla costruzione di politiche di compromesso quando non di ostilità verso il paese più “ingombrante” politicamente) che si sono riversate su Israele. Ho inviato alcuni anni fa, copia di questa documentazione ad alcuni giornalisti/opinionisti, ma non sembra ne tengano conto. Solo Carlo Panella, uno dei più seri studiosi, accenna in un suo libro all’idillio tra Movimento Sionista e Movimento Arabo e alla saggezza dello Sceriffo della Mecca che, persa la sua terra, si proclamò Re di Damasco.
E’ importante sapere che quando re Feisal nomina Damasco e la Siria, nomina quella che per la cristianità era ed è considerata l’intera Palestina (le Chiese hanno seguitato ad usare il termine inventato dai Romani per tutta la regione - al fine di annullare ogni appartenenza e rivendicazione nazionale ai territori dominati e soprattutto agli ebrei - in concomitanza al termine Terra Santa). L’Impero Ottomano aveva diviso amministrativamente le regioni sotto il suo dominio in distretti e provincie. La Provincia di Damasco includeva tutto il territorio che dall’Iraq andava al Mediterraneo, al Sinai e all’Arabia il cui centro spirituale era l’Hijiaz con La Mecca e Medina (rispettando l’autonomia del Libano e dell’Egitto). Quando i Britannici preferirono rimuovere gli Hashemi dal loro sceriffato millenario nell’Hijiaz offrendolo agli Ibn Saud, offrirono a compensazione il regno dell’Iraq (creato a tavolino) ad un fratello di Feisal (massacrato con la famiglia da un golpe), e il re fu certo di poter creare su tutto l’ex territorio dell’Impero Ottomano denominato Provincia di Damasco, una confederazione tra stati arabi e stato ebraico.
Da notare che negli articoli del documento, re Feisal non nomina mai Gerusalemme, né come pretesa sine qua non (e non poteva ignorare che il Sionismo rivendicava il ritorno a Gerusalemme, città in cui gli ebrei vivevano da secoli in maggioranza), né come possibile città sotto dominio arabo.
I Francesi a cui il famigerato (per il Novecento) Trattato di Versailles aveva assegnato come protettorati il Libano e la neoSiria, non accettarono il filobritannico Feisal che si ritirò in Svizzera dove morì stanco e malato. I Britannici, come ulteriore compensazione, offrirono all’altro fratello (demente, a cui succedette il fratello Abdallah) di Feisal un vasto territorio tagliato a tavolino dall’intera Palestina, già disattendendo la Dichiarazione Balfour sulla parte promessa al Focolare Ebraico, inventando il Regno di Transgiordania (con l’indipendenza, diventerà il Regno di Giordania). Inoltre, fino alla creazione dello Stato di Israele, per palestinesi (precisamente anglo-palestinesi) si intendevano solo gli ebrei. Weizmann ottenne la Dichiarazione Balfour senz’altro sulla base fondante dell’appartenenza millenaria ebraica alla sua terra che il Sionismo rivendicava; senz’altro per l’appoggio ebraico alla Gran Bretagna; ma anche in cambio delle immense royalties per la sua invenzione di un nuovo preparato chimico dell’Acetone da destinare all’industria bellica britannica.
Da notare che tutt’ora la Siria rivendica, sulla falsa equazione che fa della storica Provincia di Damasco – né più né meno che un distretto amministrativo per l’Impero Ottomano - l’intera regione. A questo si aggiunge tutta la strategia del Novecento del movimento arabo contrario a Feisal e al Sionismo. Il grande storico Martin Gilbert ha recentemente pubblicato un libro (Churchill and the Jews) in cui ricorda i rapporti in cui Lawrence d’Arabia scriveva che “l’unica speranza per gli arabi (che non sanno cosa fare di se stessi) era la creazione di uno stato ebraico” e vedeva con grande ottimismo l’apporto degli ebrei nella loro terra insieme agli arabi Tanto che viene definito fervente sionista. Di certo, né la Gran Bretagna né la Francia hanno fatto ad oggi il loro “mea culpa” per le loro pesanti responsabilità nello spartire, senza un minimo di coscienza e conoscenza, il Medio Oriente. Qualcuno ne parla ma “dimentica” Feisal e Weizmann, e i loro due Movimenti positivi per un fiorente e pacifico Medio Oriente. Oggi, c’è chi scrive che gli arabi continuano a volere una confederazione tra arabi ed ebrei. Di fatto, il sogno di Feisal è stato sepellito dall’odio e dalla regressione degli arabi. D’altronde, fino a che gli ebrei non hanno fatto rifiorire la loro terra, agli arabi non importava nulla di quella terra e delle loro. L’avanzamento del deserto è stato causato dall’incuria e dai pascoli di pecore. Più di tutto, il collante che li tiene vivi è l’odio per Israele e per gli ebrei. Forse ad Annapolis assisteremo a prime iniziative coerenti all’antica sapienza e cultura araba? Come sempre, è l’Arabia a guidare il mondo arabo ed è l’unico interlocutore reale dell’Occidente. Non sono né pessimista né ottimista. Seguo i siti connessi al vertice. Di fatto, e non va sottovalutato, l’Arabia non guida più i suoi burattini (tra cui Arafat a Camp David 2000) ma si espone per la prima volta. Questo è sicuramente il segnale più importante in questi circa 60 anni.
Danielle Sussmann