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La Repubblica - Il Sole 24 Ore - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
28.11.2007 Cronache e analisi scorrette sulla conferenza di Annapolis
rassegna di quotidiani

Testata:La Repubblica - Il Sole 24 Ore - L'Unità - Il Manifesto
Autore: Alberto Stabile - Ugo Tramballi - Umberto De Giovannangeli - Michelangelo Cocco
Titolo: «Olmert segna un punto sui profughi. Abu Mazen: Gerusalemme Est capitale - Battere sul tempo estremisti e terroristi - La sfida di Annapolis - George W. manda in soffitta i profughi»

Bush spiega ad Annapolis  che "il futuro Stato palestinese «sarà la patria dei palestinesi, come Israele è la patria degli ebrei». "
Alberto Stabile commenta sulla REPUBBLICA del 28 novembre 2007, a pagina 3:

Una descrizione che sembra precludere il ritorno dei profughi palestinesi nelle case, città e villaggi da cui fuggirono o furono espulsi nel 1948, e che oggi si trovano in territorio israeliano. Se mai torneranno, potranno farlo solo nello stato palestinese.

Stabile avrebbe anche dovuto spiegare che nel 48 Israele venne aggredita dagli Stati arabi confinanti e dai palestinesi agli ordini del Muftì di Gerusalemme, che in quella guerra vi furono anche profughi ebrei dai paesi arabi, che vennero integrati in Israele, che il "diritto del ritorno" non riguarderebbe solo i profughi, ma anche i loro discendenti, e soprpattutto che significherebbe la trasformazione di Israele, in pochi anni in uno Stato a maggioranza arba e islamica.

Su segnaliamo anche il titolo di un articolo di Vanna Vannuccini "L'Iran guida la rivolta dei palestinesi" che REPUBBLICA e fa sembrare il sostegno del regime iraniano alle organizzazioni terroristiche palestinesi più estremiste la generosa guida di una sollevazione popolare contro l'ingiustizia

Ugo Tramballi sul SOLE 24 ORE, a pagina 9 equipara di fatto terroristi e destra israeliana come nemici della pace:

Con mezzi elettorali legali, facendo perdere nelle urne i promotori di questa volontà; o cun quelli illegali della violenza politica, uccidendoli, i nemici della "pace in poco più di un anno" si rimetteranno al lavoro già domani. L'Intifada non si fermerà.
Per certi versi è un film già visto a Washington nel 1993, alla firma dei primi accordi di pace: poco alla volta i partiti di opposizione, gli estremisti e i terorristi sono riusciti a fermare tutto.

La distinzione tra chi usa la violenza e chi fa valere le sue idee in una competizione democratica, evidentemente, perde ogni importanza in queste righe.
Già questo sarebbe inaccettabile, soprattutto considerando che le obiezioni al processo di pace con i palestinesi d aparte del Likud  sono fondate soprattutto sul fatto che esso non ha fin qui aumentato la sicurezza degli israeliani, ma anzi è stato segnato da offensive terroristiche senza precedenti.
Per di più, la realtà stroica è che il governo di destra di Netanyahu firmò con i palestinesi l'accordo di Wye Plantation. E quello di Sharon realizzò il ritiro da Gaza.
I governi israeliani, sia di destra che di sinistra, hanno  compiuto passi in direzione della pace, ma sono fin qui stati ricambiati soltanto dalla violenza palestinese. La storia è questa, non quella "riequilibrata" raccontata da Tramballi.

Umberto De Giovannangeli sull'UNITA' scrive nell'editoriale di prima pagina (prosegue a pagina 28)

Ad Annapolis si è parlato il linguaggio della verità. E la verità, per Israele, che non esiste una pace a costo zero. La verità, per i palestinesi, è che la rivendicazione di diritti, come quello al ritorno dei rifugiati, non può essere usato per scardinare l’identità ebraica dello Stato d’Israele.

E' una frase ambigua e pericolosa. Ribadisce l'idea moralmente distorta e fallimentare sul piano pratico che Israele debbe "pagare" per ottenere il diritto ad esistere e riconosce un "diritto" la cui semplice attuazione porterebbe inevitabilmente a "scardinare l’identità ebraica dello Stato d’Israele". Non vi è alcuna distinzione possibile tra le due cose, il "diritto" e il suo "uso" per distruggere Israele.

Il MANIFESTO dedica un'intera pagina a convincere i suoi lettori che Annapolis, e in particolare il riconoscimento da parte di Bush del carattere ebraico di Israele, sono una terribile ingiustizia a danno dei palestinesi.
Per Michelangelo Cocco i profughi palestinesi resi rifugiati dalla guerra del 48

erano 914.000 nel 1950. oggi sono 4.4 milioni

Omettendo di segnalare il fatto che nella cifra finale sono inclusi i discendenti dei profughi il giornalista scade decisamente nell'assurdo. I profughi palestinesi, come minimo dovrebbero avere 60 anni, ma dal 50 ad oggi, invece di diminuire sono aumentati a milioni...

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