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La Stampa Rassegna Stampa
22.11.2007 I pistacchi iraniani, gli Stati Uniti e Israele
un articolo di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 22 novembre 2007
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Washington scatena la guerra dei pistacchi»
Da La STAMPA del 22 novembre 2007, un articolo di Maurizio Molinari:

Madeleine Albright decise nel 2000 di usarli come terreno di riconciliazione ed ora Condoleezza Rice ne fa uno strumento di pressione economica: i pistacchi sono una cartina tornasole dei rapporti fra Stati Uniti e Iran in ragione del fatto che se Teheran è il primo produttore mondiale la California è il secondo.
Nel marzo del 2000 l’allora presidente Bill Clinton affidò al Segretario di Stato Albright il compito di abolire le sanzioni sull’importazione di pistacchi iraniani: fu il segnale del possibile disgelo con l’Iran del presidente Mohammed Khatami, che però non avvenne. Dal 2005 Khatami fu sostituito da Mahmud Ahmadinejad, paladino della corsa al nucleare e della sfida all’Occidente, ed ora i pistacchi tornano al centro dei rapporti bilaterali per la decisione del presidente George W. Bush non solo di bloccarne in maniera totale l’entrata negli Stati Uniti ma anche di ostacolarne il commercio sui mercati internazionali. Ironia della sorte vuole che sia proprio Israele, lo Stato che Ahmadinejad vorrebbe cancellare dalla carta geografica, una delle nazioni che più consumano pistacchi iraniani, importandoli da Ankara dove vengono venduti come se fossero turchi.
Nel tentativo di porre fine all’acquisto di pistacchi iraniani il sottosegretario all’Agricoltura, Mark Keenum, ha incontrato all’inizio della settimana a Roma alcuni diplomatici israeliani recapitando una precisa richiesta. Contemporaneamente il portavoce dell’ambasciata Usa a Tel Aviv, il californiano Stewart Tuttle, esprimeva l’auspicio che «gli israeliani mangino pistacchi americani e non iraniani». Israele ha risposto positivamente affidando al ministro dell’Agricoltura, Shalom Simchon, il compito di rassicurare la Casa Bianca: «L’acquisto di tali pistacchi preoccupa perché si tratta di una violazione delle sanzioni e riguarda la concorrenza fra agricoltori iraniani ed americani. Per questo ce ne stiamo occupando». Già a metà degli anni Novanta, con la presidenza Clinton, Washington tentò di bloccare l’importazione di pistacchi iraniani da parte di Europa e Israele ma all’epoca la difficoltà era legata alla complessità di riuscire a distinguerli da prodotti simili di altra origine. Oggi questo ostacolo potrebbe essere superato, secondo fonti israeliane ed americane, ricorrendo a una particolare tecnologia che comprende test chimici in grado di determinare clima e terreno dal quale i pistacchi provengono.
Ma non è tutto: alcuni dei maggiori produttori iraniani, come l’Associazione Kerman, accusano il governo di Washington di «concorrenza sleale» per via della decisione di versare sussidi pubblici agli esportatori americani al fine di poter abbassare i prezzi sui mercati internazionali. Anche il dollaro debole aiuta la competitività delle esportazioni Usa: se lo scorso anno l’Iran ha venduto all’estero 180 mila tonnellate di pistacchi contro le 170 mila americana, le previsioni per il 2007 danno oramai per certo il sorpasso da parte della California di Arnold Schwarzenegger, proiettata verso una vendita record di 210 mila tonnellate che premierà gli sforzi della Casa Bianca.

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