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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.11.2007 Ahmadinejad bacchetta Sarkozy, ma sull'Italia non sbaglia.Purtroppo.
e una domanda alla famiglia reale inglese: perchè mai in Israele ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 novembre 2007
Pagina: 13
Autore: Guido Olimpio-Guido Santevecchi
Titolo: «Ahmadinejad scrive a Sarkozy: sei giovane e inesperto- E mail dall'ufficio del principe,gaffe diplomatica con Israele»

Due cronache gustose e insieme rivelatrici di problemi alquanto seri sul CORRIERE della SERA di oggi, 17/11/2007. Il primo a pag.13. di Guido Olimpio, dal titolo: "Ahmadinejad scrive a Sarkozy: sei giovane e inesperto", nel quale il dittatore iraniano attacca il presidente francese, con un riferimento al governo italiano,ahimè, esatto. Il secon do, di Guido Santevecchi da Londra,a pag.15, dal titolo "Email dall'ufficio del principe,gaffe diplomatica  rivela un tradizionale atteggiamento della casa reale inglese,nessuno di loro è mai stato in visita ufficiale in Israele.

Ecco il primo:

WASHINGTON — I leader iraniani confidano molto nelle loro capacità persuasive. L'imam Khomeini aveva scritto a Gorbaciov invitandolo alla conversione. Il presidente Ahmadinejad, un anno fa, aveva inviato una lettera a Bush esortandolo a tornare ai valori cristiani. Ora prova a catechizzare sul nucleare Nicolas Sarkozy. In una lettera recapitata all'Eliseo il 12 novembre, il presidente non si perde in convenevoli e attacca definendo il collega francese «giovane ed inesperto». Per questo il leader iraniano è prodigo di consigli. Ahmadinejad sostiene che Francia e Iran condividono «relazioni storiche» rafforzate da «interessi comuni», specialmente in Libano. Sarebbe un peccato, aggiunge, sciupare tutto. E con velate minacce alternate a parole piene di acrimonia, l'iraniano mette in guardia Parigi sull'adozione di una linea dura nei confronti di Teheran. Non vi fate illusioni, non riuscirete a varare nuove sanzioni perché Italia e Germania non vi seguiranno.
Difficile dire se la sua previsione è esatta, perché attorno al programma nucleare iraniano regna l'incertezza. L'Aiea ha appena diffuso l'ultimo rapporto nel quale sostiene che Teheran, pur non rispondendo all'ultimatum Onu sull'arricchimento dell'uranio, ha dimostrato «maggiore trasparenza». Una semi- assoluzione che ha inorgoglito Ahmadinejad — «Ora l'Occidente ci deve chiedere scusa» — e ha dato la possibilità alla Russia di difendere l'Iran. Un'analisi contestata dagli esperti. L'Iran, è la loro interpretazione, vuole solo guadagnare tempo per evitare nuove sanzioni. Per molti osservatori il programma atomico è in piena corsa, al punto che entro un anno Teheran avrà a disposizione il materiale per passare alla produzione della Bomba. Per questo la diplomazia è alla ricerca di una risposta. George Bush, ricevendo il premier giapponese Fukuda, ha esortato ieri ad esercitare una maggiore pressione sull'Iran, un appello chiaramente rivolto alla comunità internazionale. Ma la strada è in salita. Lo dimostra l'annullamento della riunione prevista a Bruxelles per la prossima settimana che doveva gettare le basi per nuove sanzioni. Uno stop dettato dall'atteggiamento di Russia e soprattutto Cina, sempre contrarie alla linea dura. Anzi, Mosca ha fatto sapere di essere pronta a fornire all'Iran l'uranio per la centrale di Bushehr.
Le resistenze russo-cinesi potrebbero spingere gli europei ad adottare sanzioni separate. Questa l'idea della cancelliera tedesca Angela Merkel che la sottoporrà nei prossimi giorni nei contatti con i partner Ue. Le lettere di Ahmadinejad e il rapporto dell'Aiea non hanno convinto. Parigi, che dall'elezione di Sarkozy ha sposato una posizione di contenimento deciso nei confronti dell'Iran, ha sottolineato come le risposte giunte da Teheran siano «parziali». Grande fermento anche in Israele. A Gerusalemme si susseguono le riunioni dedicate al caso Iran e sono fitti i colloqui con gli americani. Si studiano i rapporti di intelligence, si esaminano le dichiarazioni degli ayatollah, si elaborano piani di contingenza. L'ultima previsione degli 007 è fosca: «Nel peggiore dei casi Teheran arriverà all'atomica entro il 2009».
Guido Olimpio

Ecco il secondo:

dal nostro corrispondente
LONDRA — Qualcuno a Clarence House, residenza e ufficio del Principe di Galles, forse ha bisogno di un corso accelerato sulla posta elettronica. Un errore nell'invio di una e-mail ha infilato l'erede al trono in una gaffe diplomatica con Israele. L'ambasciatore israeliano a Londra aveva invitato a Gerusalemme per conto della Knesset il capo della segreteria privata di Carlo e il suo vice. La prima risposta di Sir Michael Peat all'ambasciatore Zvi Heivetz era stata entusiastica: «Il suo invito è stato molto apprezzato, Clive e io saremo molto lieti di venire» (e-mail mandata in copia a Clive Alderton, il secondo private secretary del principe). Era agosto, ma un mese dopo il tono era molto diverso. Il 27 settembre Sir Michael riceve dal suo vice un altro messaggio: «Sono perseguitato dall' ambasciatore; senza dubbio anche tu... Ho ragione di presumere che non ci sia alcuna possibilità per la visita? Andare renderebbe difficile evitare i molti modi nei quali Israele vorrebbe che HRH aiutasse a migliorare la loro immagine internazionale. Concordiamo un modo di abbassare le sue aspettative».
HRH è Sua Altezza Reale il principe Carlo. Lo scambio di corrispondenza è finito al Jewish Chronicle,
giornale ebraico pubblicato a Londra da 164 anni. E il suo direttore ha scritto un editoriale dal titolo «Carlo, convincici» nel quale scrive che l'episodio «solleva seri interrogativi sulla cultura nell'ufficio del principe e le idee che i suoi collaboratori sembrano avere sullo Stato ebraico». I dubbi, secondo il giornalista, sono più gravi se si considera che solo due settimane fa la regina ha srotolato il tappeto rosso per il re dell'Arabia Saudita e che a febbraio Carlo e Camilla sono andati in visita nella penisola arabica per dieci giorni.
Ma come sono arrivate al Chronicle
le e-mail? Forse per un errore di Clive Alderton, che spedendo la sua nota al principal private secretary di Clarence House avrebbe copiato nell' indirizzo anche il nome di Zvi Heivetz. Il diplomatico avrebbe tenuto i messaggi e poi li avrebbe passati al giornale. L'ambasciata di Israele ha declinato ogni commento e sostiene di «non avere alcuna idea» di come la corrispondenza sia stata passata alla stampa. Heivetz ha finito il suo incarico a Londra mercoledì ed è partito; l'articolo è uscito ieri: la coincidenza dei tempi ha fatto dire a una fonte esperta di queste faccende: «Ha tutte le caratteristiche del regalo d'addio dell'ambasciatore».
Henry Grunwald, presidente del Board of Deputies of British Jews dice che «Carlo è un grande amico della comunità ebraica. Sono certo che sarà molto dispiaciuto da queste malaugurate e-mail e dal fatto che qualcuno le possa interpretare come una manifestazione di ostilità verso Israele. Spero che i suoi consiglieri siano capaci di coordinare le loro agende in modo da visitare Gerusalemme in futuro». Nonostante i buoni rapporti tra Buckingham Palace e Gerusalemme, nessun membro della Royal Family ha mai compiuto una visita ufficiale in Israele. Un portavoce di Clarence House ha osservato che «le e-mail erano uno scambio di corrispondenza interna sull'ipotesi di un viaggio in Israele di due funzionari. Ogni possibile visita del Principe di Galles dovrebbe essere sollecitata da una raccomandazione del governo».
Il Jewish Chronicle non è convinto: «Se Carlo vuole davvero essere un difensore delle fedi, come ha sottolineato più volte, dovrebbe capire il profondo attaccamento degli ebrei per Israele e andare a vedere di persona. La perfetta occasione sarebbe il prossimo maggio, per le celebrazioni del sessantesimo anniversario dello Stato».
Guido Santevecchi


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