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La Stampa Rassegna Stampa
17.11.2007 Palestinesi, arriva,forse, Munib al Masri
ls cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 17 novembre 2007
Pagina: 17
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Pace & Business, un Berlusconi per la Palestina»

Sulla STAMPA di oggi, 17/11/2007, a pag.17, una cronaca di Francesca Paci, dal titolo " Pace & Business, un Berlusconi per la Palestina".

Lo chiamano il Berlusconi di Nablus: da Gaza a Jenin non c'è palestinese che ignori il nome-brand Al Masri. Per gli amici è la risposta alla crisi post-Arafat, àncora antipolitica come al tramonto della prima repubblica italiana. I nemici gli rimproverano demagogia, populismo, cerchiobottismo che flirta con gli americani ma strizza l'occhio a Hamas. La discesa in campo del miliardario Munib al Masri, 73 anni, uno dei 5 Paperoni mediorientali, magnate delle telecomunicazioni e gran comunicatore, scompiglia l'agorà palestinese alla vigilia del vertice di Annapolis. «La preoccupazione per il mio popolo mi ha spinto a creare un movimento sociale, nazionale e democratico», ha spiegato giovedì a centinaia di liberi professionisti affluiti al Palazzo della Cultura di Ramallah per il lancio di «Itor Dimuqròti», la Cornice Democratica o, per l'affollata platea internazionale, il Palestine Forum. Alle sue spalle, un maxischermo collegato in videoconferenza con Gaza.
Nei Territori se ne parlava da un anno, da quando Egitto e Giordania avevano canditato Al Masri alla guida del governo d'unità nazionale. La guerra civile tra Hamas e Fatah poi, aveva mobilitato la «società civile palestinese» accelerando il progetto di una terza forza politica composta da gente estranea alla burocrazia, laica, imprenditori, universitari, avvocati. Un'inziativa ghiotta per Munib al Masri, due volte sordo alle lusinghe dell'amico Arafat, nel '94 e nel 2003. La prospettiva l'attirava già allora, il contesto meno: «Arafat mi voleva come suo primo ministro, ma non capiva di management e rifiutai».
Oggi la situazione è diversa. Orfani di leadership, la disoccupazione al 30%, il 38% della popolazione dipendente dagli aiuti umanitari, un terzo degli elettori tentati da chiunque sfidi la corruzione di Fatah e il radicalismo di Hamas, i Territori sono il terreno ideale per l'avventura politica di uno come lui. Laureato in geologia in Texas, titolare della società petrolifera Edgo con 29 uffici in mezzo mondo, padre della Borsa di Nablus, Munib al Masri è il signore assoluto del mercato palestinese. Commercia in frigoriferi e pentole Tefal, gestisce la rete internet Kadara, controlla la holding Padico e la Paltel, la società che ha il monopolio delle telecomunicazioni palestinesi e fattura 16 milioni di euro a trimestre. Impiega almeno 50 mila persone: dipendenti e potenziali elettori. Conta su di loro: «Ho avuto tutto dalla vita. Mi resta da realizzare il sogno di uno Stato Palestinese indipendente che, per amor di pace, sorgerà sul 22% della Palestina storica». Lo farà, giura.
«E' un bluff" denunciano gli avversari. Non tanto Fatah e Hamas, prudentemente alla finestra, quanto gli ex compagni di strada agli albori della Terza Via, una trentina di businessmen che in polemica con la sua reticenza a criticare "la timidezza Usa e la violenza di Hamas" hanno creato un'alternativa, al «Tajammo al Dimuqròti min Filastina», il Raggruppamento Democratico della Palestina, «una sorta di Ulivo italiano», gente motivata, di sinistra. Il progetto al Masri, dicono, «è chirurgia estetica».
Lui va avanti dall'alto della sua Villa Certosa, il castello che divide con la moglie Angela, copia d'una villa palladiana del XVI secolo in cima al monte Gerizim, tra una base militare israeliana e l'insediamento ebraico Har Bracha. Un capriccio architettonico affacciato sulla città di Nablus, dove un abitante su due vive con meno di 3 dollari al giorno. I 250 operai palestinesi che l'hanno costruito favoleggiano ancora della gigantesca statua di Ercole all'ingresso, l'anfiteatro romano da 120 posti, i vetri francesi e le pareti decorate con disegni di Picasso e Modigliani. E' qui che il padrone di casa invita gli ospiti, Toni Blair, Javier Solana, i principi sauditi. Ce la farà questo ambizioso Berlusconi palestinese? L'opinionista Jamil Rabah ne è convinto, «il Forum può vincere le elezioni». A meno di trovare sulla sua strada un imprevisto Romano Prodi.

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