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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.11.2007 Le omissioni di Desmond Tutu
condanna la pena di morte, ma non cita islamica

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 novembre 2007
Pagina: 1
Autore: Desmond Tutu
Titolo: «E il momento di fermare tutti i boia»

Desmond Tutu, vescovo anglicano, propagandista anti-Israele, che definisce uno stato di apartheid, pubblica sul CORRIERE della SERA del 16 novembre 2007, un articolo sul voto all'Onu a favore della moratoria sulla pena di morte.
Al "sentimento globale contro la pena di morte", sostiene Tutu, fa da contraltare l'"l'eccezione significativa di Stati Uniti, Cina e Singapore".

In realtà, vi sono svariati altri paesi che non intendono rinunciare alla pena di morte. Tra di essi, oltre a Giappone, Giamaica, Botswana e altri, Tutu ha dimenticato
tutti quelli islamici o a maggioranza islamica: non c'è l'Iran, non c'è il Sudan, non ci sono né il Pakistan né l'Egitto.
Sarà un caso ? Ci permettiamo di dubitarne fortemente. In ogni caso, indicare soltanto in Stati Uniti, Cina e Singapore le "eccezioni" all'opposizione della pena di morte è un falso.
Si deve anche ricordare che mentre negli Stati Uniti la pena di morte viene comminata agli assssini, in Iran, per esempio, colpisce oppositori del regime, omosessuali, adultere


Ecco il testo dell'articolo:


Nel XX secolo la maggioranza delle nazioni hanno fatto ricorso alla pena di morte. Alla fine del millennio, però, molte hanno cominciato a chiedersi se uccidere attraverso il sistema giudiziario sia positivo.
Sono oltremodo felice che la pena di morte si stia abolendo nel mondo: per un cristiano il cui credo si basa sul perdono, la pena di morte è inaccettabile. 130 Paesi hanno abolito la pena di morte, in modo legale o in pratica. Dal 1990, 50 nazioni hanno abolito la pena di morte per qualsiasi tipo di crimine: l'anno scorso, solo 25 Paesi hanno applicato l'esecuzione capitale.
Così forte è il sentimento globale contro la pena di morte (con l'eccezione significativa di Stati Uniti, Cina e Singapore), che una risoluzione sulla moratoria delle esecuzioni e l'abolizione della pena capitale è stata presentata all'Assemblea generale dell'Onu. (...) Anche io ho provato l'orrore di essere vicino all'esecuzione, e non solo durante l'epoca del apartheid in Sudafrica, quando il Paese aveva una delle più alte percentuali di esecuzioni capitali, ma, pure, in altre nazioni. Sono stato inoltre testimone di quelle vittime della pena di morte di cui le autorità non fanno mai menzione: le famiglie di chi è mandato a morte. Ricordo i genitori di Napoleon Beazley, un giovane afroamericano condannato a morte del Texas, dopo un processo con varie tracce di razzismo. Il loro dolore era evidente via via che si avvicinava la data dell'uccisione del figlio da parte dello stato cui loro stessi pagavano le tasse: posso solo arrivare a immaginare l'intollerabile sofferenza che hanno provato al momento di dire addio al figlio il giorno dell'esecuzione.
Spesso, chi è favorevole alla pena di morte ci domanda: «E se tuo figlio venisse ammazzato?» La rabbia è una reazione comune all'omicidio di chi ci è stato caro, e il desidero di vendetta è comprensibile. Ma se la persona condannata a morte fosse tuo figlio? (...) Castighi, risentimenti e vendette ci hanno lasciati con un mondo intriso del sangue di troppi nostri fratelli e sorelle. La pena di morte è parte di questo processo; ci dice che uccidere in certe circostanze è accettabile, e incoraggia la dottrina della vendetta. Se vogliamo spezzare cicli del genere, dobbiamo abolire la violenza sancita dal governo.
È giunto il momento di abolire la pena di morte in tutto il mondo, e argomenti validi per tale abolizione diventano ogni anno più irrefutabili. L'esperienza ci mostra, ovunque, che le esecuzioni brutalizzano tanto chi è coinvolto nel processo quanto la società che le mette in atto; da nessuna parte, invece, ci viene dimostrato che la pena di morte riduca il crimine o la violenza politica. Paese dopo Paese, è usata, in modo sproporzionato, contro i poveri o contro le minoranze razziali o etniche. È frequentemente adoperata come strumento di repressione politica. È imposta e inflitta in modo arbitrario. È un castigo irrevocabile che ha come inevitabile conseguenza l'uccisione di persone del tutto innocenti. È una violazione dei fondamentali diritti umani.
Desmond Tutu, 76 anni, sudafricano, è un arcivescovo anglicano e un attivista diventato famoso durante gli anni '80 per l'opposizione all'apartheid. Ha ricevuto il Nobel per la pace nel 1984

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