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Il Foglio Rassegna Stampa
14.11.2007 Dagli archivi dell'Onu emerge un documento sui "profughi dimenticati"
gli ottocentomila ebrei cacciati dai paesi arabi nel 1948

Testata: Il Foglio
Data: 14 novembre 2007
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «L'esodo dimenticato del 1948, ottocentomila ebrei in fuga dai paesi arabi»
Dal FOGLIO del 14 novembre 2007:

Roma. Setacciando i fondali della burocrazia delle Nazioni Unite, un’organizzazione che si occupa di diritti umani ha rinvenuto un’eccezionale fonte diretta in grado di fare luce sugli ebrei espulsi dal mondo arabo alla nascita d’Israele. Il Justice for jews from arab countries (Kfj) ha annunciato di essere in possesso della chiave di volta della politica di discriminazione contro i “profughi dimenticati”, per usare la celebre definizione di Amnon Rubinstein su Haaretz. “Ogni ebreo che si rivela un agente sionista sarà considerato prigioniero politico e internato in luoghi designati a questo scopo” si legge nel nuovo documento della Lega araba. “Le sue risorse finanziarie saranno congelate”. Subito dopo l’approvazione all’Onu del piano di spartizione, nel novembre 1947, i paesi arabi furono investiti da un’ondata di pogrom anti ebraici. L’invasione araba di Israele scatenò un massiccio movimento di popolazioni in opposte direzioni: ebrei fuggirono dai aesi arabi verso Israele, arabi verso i paesi confinanti con la Palestina. Di questo secondo esodo si continua a discutere, ci sono storici israeliani che rivendicano il diritto di insegnarlo nelle scuole israeliane. L’esodo che ha coinvolto 800.000 ebrei dai paesi arabi e intere comunità ebraiche che hanno vissuto nel mondo arabo sin da molto prima che vi arrivasse l’islam è stato invece meticolosamente nascosto. In vista del meeting di Annapolis, il congressman Tom Lantos, l’unico sopravvissuto alla Shoah eletto negli Stati Uniti, ha chiesto all’Amministrazione Bush di garantire che da adesso qualunque organismo investito del problema dei profughi palestinesi sia chiamato ad affrontare anche la questione dei profughi ebrei, che persero in un attimo tutto il loro mondo. L’ex ministro della Giustizia canadese Irwin Cotler, all’Herald Tribune spiega che “non fu soltanto un esodo forzato, ma anche un esodo dimenticato”. C’è chi stima fra i 10 e i 30 miliardi di dollari il valore delle proprietà ebraiche nei paesi arabi. Altri sostengono che solo in Iraq le proprietà ebraiche ammontano a 100 miliardi, e quelle in Egitto a 60 miliardi di dollari. Carol Basri, lettrice alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università della Pennsylvania, anni fa pubblicò sul periodico del World Jewish Congress “Gesher” un resoconto delle similitudini fra le azioni del regime iracheno, già prima della risoluzione Onu per la spartizione della Palestina mandataria (1947), e quelle attuate dai nazisti verso gli ebrei: punizioni collettive, pogrom violenti, esecuzioni, licenziamenti in massa degli ebrei, negazione dei diritti civili (comprese due leggi irachene molto simili alle Leggi di Norimberga: negazione della cittadinanza agli ebrei e confisca delle loro proprietà). Come racconta Benny Morris nel suo nuovo libro “La prima guerra d’Israele” (Rizzoli), il rappresentante egiziano Heikal Pasha minacciò nel 1947 un “massacro di grandi quantità di ebrei” se il piano fosse stato approvato. L’ex ministro della Giustizia Meir Sheetrit, la cui famiglia è fuggita dal Marocco nel 1957, spiega che “il mondo arabo ha fatto di tutto per mantenere i profughi palestinesi nei campi, mentre Israele ha accolto i profughi ebrei. Non abbiamo cercato di usarli come un’arma politica”. Nel 2003 lo stesso gruppo venuto in possesso del documento, aveva pubblicato un rapporto ricco di dettagli sulle migliaia di ebrei espulsi o costretti a fuggire dai paesi arabi. Prima del 1948 vivevano nei paesi arabi più di 800.000 ebrei, contro gli 8.000 che vi risiedono oggi. In Algeria i 200 mila ebrei del 1962, anno dell’indipendenza, si sono ridotti a un centinaio scarso. I 40 mila ebrei libici sono stati tutti espulsi nel 1970, assieme agli italiani. In Siria gli ebrei si sono ridotti dai 45 mila del 1948 ai 5 mila del 1987 e ai 63 del 2001. In Iraq i 125 mila ebrei del 1948, discendenti dai deportati di Babilonia e dei Profeti, erano ridotti a 300 nel 1987 e a 34 alla vigilia della caduta di Saddam. Ora sono poco meno di una dozzina. Tra il 1948 e il 1987 gli ebrei si sono poi ridotti da 12 mila a 90 in Libano; da 61 mila a 1.200 nello Yemen; da 75 mila a 200 in Egitto. In Giordania gli ebrei sono esclusi dalla cittadinanza e in Arabia Saudita dall’ingresso, ai rabbini americani che nel 1991 entrarono nel paese al seguito dei marine venne chiesto di nascondere la stella di David sulle divise. Infine ci sono gli oltre 14 mila ebrei etiopi che nel 1984 arrivarono in Israele su “ali d’aquila”. Salvandoli da un promesso sterminio, Gerusalemme riscattò la loro storia antichissima. Al loro arrivo si inginocchiavano a baciare la terra, gli israeliani applaudivano quegli ebrei vestiti di bianco, il colore della festa e delle nozze.

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