Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Arrestata perché "sorpresa" a passeggio con un uomo, muore in carcere è accaduto in Iran
Testata: Corriere della Sera Data: 13 novembre 2007 Pagina: 14 Autore: Viviana Mazza -la redazione Titolo: «Arrestata per immoralità, ragazza muore in cella - Ahmadinejad attacca i «traditori» nel Paese»
Dal CORRIERE della SERA del 13 novembre 2007, un articolo sulla morte in carcere di un'iraniana di 27 anni arrestata per "immoralità". La notizia si trova, oltre che sul CORRIERE, in un trafiletto pubblicato da REPUBBLICA.
Invitiamo i nostri lettori a scrivere al quotidiano di riferimento per chiedere che alla vicenda venga dato il giusto spazio. In particolare, invitiamo a scrivere i lettori della STAMPA , quotidiano che si avvale della collaborazione di una studiosa di origine iraniana, Farian Sabahi. Come mai non ha scritto sulla morte diZahra Bani-Ameri, e della drammatica situazione dei diritti umani in Iran ?
Ecco il testo dell'articolo pubblicato dal CORRIERE:
Faceva il medico. Nel test di ammissione all'Università di Teheran era risultata 26esima su centinaia di candidati. Dopo la laurea aveva cominciato a fare volontariato nelle zone rurali più disagiate di Hamadan, una provincia a ovest di Teheran. Il 12 ottobre, alle 10 del mattino, è stata «sorpresa» in un parco a passeggiare con un ragazzo di nome Hamid. Zahra Bani-Ameri, 27 anni, viene arrestata per «immoralità». Ventiquattro ore dopo, viene trovata morta in cella. La morte di Zahra, avvenuta un mese fa, è diventata un caso. Suicidio, come affermano le autorità, oppure omicidio? Il caso è scoppiato nel pieno di una campagna governativa, approvata dalla Guida suprema Ali Khamenei, che mira a reprimere i comportamenti e l'abbigliamento «immorali» con un rigore senza precedenti nell'ultimo decennio. Mentre la stampa riformista e la famiglia della ragazza chiedono ancora giustizia, ieri il quotidiano conservatore Jomhouri Eslami ha pubblicato un nuovo «decalogo», emanato dalla polizia per assicurare che i costumi dei cittadini, dall'abbigliamento agli atteggiamenti, siano morigerati. Il 12 ottobre Zahra era stata condotta in una prigione della provincia. Dieci ore dopo i genitori vengono informati, ma non autorizzati a vederla. Viene trovata impiccata poche ore dopo, nella notte del 13 ottobre. Causa della morte: «pressione al collo». «È un suicidio», secondo le autorità carcerarie. Ma la famiglia non ci crede e nemmeno la stampa riformista. In una lettera, il padre racconta come lui e la figlia siano stati umiliati dalla polizia. Protesta il papà, perché Hamid, al contrario di sua figlia, fu rilasciato su cauzione: suo padre sarebbe un funzionario del governo e pare che il ragazzo lavori per la tv di Stato. La stampa ha scritto anche che la ragazza avrebbe usato un «poster propagandistico» per impiccarsi: e, si chiede, come poteva entrarne in possesso, se era rinchiusa? C'è pure chi suppone che Zahra sia stata stuprata dalla polizia e per questo si sia tolta la vita. «Sono tutte supposizioni, ma c'è un fatto: Zahra era una ragazza molto istruita, molto intelligente, non era una persona debole. Non si sarebbe uccisa se non per una situazione estrema creata dalla prigione. Torture, forse uno stupro», dice al Corriere l'avvocatessa iraniana Mehrangiz Kar. Fuggita dall'Iran dopo essere stata in carcere nel 2000, ha seguito il caso da Boston e ne ha scritto. Studenti dell'Università di Hamadan hanno protestato e chiesto alle autorità spiegazioni sulla morte di Zahra. Il deputato Hamid Reza Haji-Babai ha detto al sito riformista Asr «Il suo è stato un arresto ingiustificato. Continuerò a seguire il caso per fare chiarezza». Kar però non può fare a meno di pensare all'esito di casi precedenti: «Gli omicidi degli anni '90 e quello della giornalista iraniana-canadese Zahra Kazemi in prigione hanno scosso la coscienza pubblica. Ma la sicurezza e la magistratura iraniana hanno ignorato le richieste pubbliche di giustizia». Non retrocede di un passo la polizia iraniana: ieri ha avvertito, anzi, che continuerà la campagna moralizzatrice avviata lo scorso aprile, diretta alle donne che non si coprono interamente da capo a piedi in pubblico. Ha annunciato nuove misure. Nella «collezione autunno-inverno» dei censori di Teheran, oltre ai soprabito aderenti e ai pantaloni bermuda già messi all'indice, è ora vietato indossare «gli stivali, se non sono coperti dai pantaloni», «i cappelli, berretti o scialli, al posto del velo se non coprono completamente il collo e la testa», e «il trucco troppo pesante». Il decalogo pensa pure ai maschi: proibisce di «indossare modelli di abiti corrotti o occidentali, con in vista il nome di marche o simboli di gruppi deviati » . Durante gli 8 anni di presidenza del riformista Mohammad Khatami, a partire dal 1997, le restrizioni erano state allentate. Molte ragazze iraniane si sono abituate a girare indossando stretti coprabito, striminziti foulard, occhiali firmati e tacchi vertiginosi. Ma gli ultraconservatori del presidente Mahmoud Ahmadinejad sono passati al contrattacco. E Khamenei la scorsa settimana ha incoraggiato la polizia a continuare a reprimere i «vizi sociali», dando così il suo appoggio alla campagna. In sei mesi, solo a Teheran 180 mila «bambole occidentali», come le chiamano le autorità, sono state avvertite, multate, arrestate. Una ventina di giovani fermati per immoralità, tra cui due omosessuali, sono stati impiccati. Deputati ultraconservatori hanno chiesto la chiusura dei negozi Benetton, Dolce&Gabbana, Vuitton e Dior. E la polizia se l'è presa con i parrucchieri che fanno acconciature occidentali.
Sempre dal CORRIERE un articolo sull'attacco di ahmadinejad ai "traditori", vale a dire gli oppositori (a qualsiasi titolo) del suo potere e del suo disegno estremista:
TEHERAN — Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha ammonito oggi quelli che ha chiamato i «traditori» all'interno del Paese a non cercare di frenare il programma nucleare, dopo i timori per un possibile attacco militare Usa e gli inviti alla prudenza rivoltigli nelle ultime settimane da diversi esponenti politici. Tra di loro, gli ex presidenti Mohammad Khatami, riformista, e il pragmatico conservatore Akbar Hashemi Rafsanjani. Ahmadinejad è tornato ad attaccare, definendolo «una spia», un ex negoziatore sul nucleare, Hossein Musavian, vicino a Rafsanjani, incarcerato in maggio e oggetto di un'inchiesta per attività contro la sicurezza nazionale e consegna di informazioni sensibili ad un'ambasciata straniera. «Se alcuni elementi interni non cessano le loro pressioni in materia di nucleare, saranno denunciati alla nazione iraniana», ha affermato Ahmadinejad.
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