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Il Foglio Rassegna Stampa
09.11.2007 Tariq Ramadan in cattedra in Olanda
i critici dell'islam, invece, sono messi a tacere dalle autorità accademiche, minacciati di morte, sgozzati dagli jihadisti

Testata: Il Foglio
Data: 09 novembre 2007
Pagina: 3
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Tariq Ramadan sale in cattedra nel paese di Theo Van Gogh»
Dal FOGLIO del 9 novembre 2007:

A Downing Street approdò a due settimane dalle stragi di Londra, mentre l’Olanda veniva schiacciata sotto il peso delle proprie illusioni dalla confessione di Mohammed Bouyeri: “Ho ucciso io Theo van Gogh, se fossi libero lo rifarei”. Ora il controverso islamista svizzero Tariq Ramadan, che si muove nell’alveo dei Fratelli musulmani (è anche nipote del fondatore), che ha l’abitudine di definire gli attentati semplici “interventi”, che condanna gli attacchi ma li correda con giustificazioni e infingimenti retorici, che il terrorismo infanticida lo definisce “resistenza”, ha ottenuto un prestigioso incarico all’Università di Leiden. Il Sun, il tabloid più letto d’Inghilterra, allora rivelò l’imminente arrivo di Ramadan mettendo la sua foto in prima pagina, sotto il titolo: “Bandito negli Stati Uniti per i suoi legami con il terrorismo. Bandito in Francia per i suoi legami con il terrorismo. Benvenuto in Inghilterra alcuni giorni dopo gli attacchi di al Qaida. Perchè?”. La stessa domanda ora rimbalza sui quotidiani olandesi. Ramadan, che nel 1993 partecipò al boicottaggio dell’opera di Voltaire “Mahomet ou le fanatisme”, occuperà per due anni la cattedra di islamologia intitolata al Sultano dell’Oman, finanziatore del corso universitario. Ieri il ministro dell’Educazione, Ronald Plasterk, definendo Ramadan un “uomo molto interessante”, ha dato parere positivo al suo arrivo dopo settimane di furenti polemiche. Il Partito della Libertà ha denunciato la politica culturale di Ramadan ricordando che non ha mai condannato la lapidazione delle donne o le pratiche di mutilazione genitale. E che l’Olanda è il paese di accoglienza e rigetto di Ayaan Hirsi Ali, la dissidente somala che ha subito una mutilazione e che per prima è entrata nei ghetti musulmani olandesi come assistente sociale. Quei ghetti che la fratellanza musulmana guidata da Yusuf al Qaradawi auspica al fine di preservare l’identità musulmana. “Il sultano di uno stato islamofascista pagherà due milioni di euro per influenzare le università olandesi” ha detto il partito di Geert Wilders, il politico conservatore costretto a vivere per baracche militari a causa delle minacce salafite. Il dissidente iraniano Afshin Ellian, che insegna a Leiden e anche lui costretto a muoversi con una scorta anche all’interno del campus, al Foglio spiega che “la facoltà di teologia è libera di assumere Ramadan, in Olanda vige la libertà accademica. Ma Ramadan non è uno scienziato, quanto un ideologo, un criptofondamentalista. Crede nalla supremazia della sharia. E’ molto furbo nell’usare due linguaggi, uno europeo e uno tipicamente arabo. Nessuno ricorda i suoi sermoni islamici ai giovani musulmani francesi. La teologia in Olanda, e la cultura in generale, è diventata così naif. Pensano che sia bene avere un uomo così famoso come Ramadan”. La candidatura di Ramadan è sponsorizzata dal più celebre islamologo olandese, Ruudt Peters, che ha aperto alla sharia, affascinato dal fondamentalismo e che lambisce l’antisionismo. Ellian non si meraviglia dell’incarico a Ramadan. Ricorda che pochi mesi fa Pieter Donner, ex ministro della Giustizia, affermò che “i gruppi islamici hanno il diritto di arrivare al potere per via democratica. Se i due terzi degli olandesi volessero introdurre la sharia, questa possibilità dovrebbe essere concessa. Sarebbe uno scandalo dire che ‘non deve essere permesso’. Conta la maggioranza, questa è la democrazia”. Affermazione su cui Ramadan non avrebbe nulla da obiettare. Lo scrittore olandese Leon de Winter, parlando con il Foglio, lancia una provocazione: “Chiedo al sultano dell’Oman di concedere una cattedra di diritti umani ad Ayaan Hirsi Ali. L’università di Leiden fu creata dal Guglielmo di Orange come dono al popolo olandese che aveva combattuto contro lo tirannia spagnola. Ora quella stessa università accetta soldi da un altro tiranno”. Il motto dell’università di Leiden è “Praesidium Libertatis”. “I Fratelli musulmani, di cui Ramadan è espressione, vogliono sì la libertà. Ma solo per l’islam. Ramadan parla di pace ai kaffirs, gli infedeli, e predica jihad quando si rivolge ai musulmani”. Nel 1933 lo storico Johan Huizinga era rettore dell’Università di Leiden e in quella veste ingaggiò una epocale battaglia per impedire una conferenza di Johannes von Leers, celeberrimo antisemita apprezzato da Joseph Goebbels. Huizinga portò avanti solitario una guerra accademica che gli sarebbe costata la morte e la tortura nelle segrete naziste. Nel suo capolavoro “Lo scempio del mondo”, scritto nel 1943 in un campo di detenzione della Gestapo, Huizinga usò parole che in questi giorni sono risuonate in Olanda: “Nessuno si stupirebbe se un bel giorno questa nostra demenza sfociasse in una crisi di pazzia furiosa che, calmatasi, lascerebbe l’Europa ottusa e smarrita; i motori continuerebbero a ronzare, e le bandiere a sventolare, ma lo spirito sarebbe spento”. Arruolando un “leader di guerra” come Ramadan, per usare la definizione della coraggiosa Caroline Fourest, assumendo un agitatore la cui concezione della libertà è tale da contemplare un “orrendo e razzista” rivolto a Robert Redeker mentre si dava alla clandestinità, l’Olanda svende lo spirito di uno dei resistenti più eccelsi della propria storia. Per riprendere il titolo del capolavoro di Huizinga, è l’autunno della libertà accademica. Nella stessa Olanda che accoglie a braccia aperte Tariq Ramadan un grande storico olandese, Pieter van der Horst, un anno fa non ha potuto concludere la propria carriera con una lezione sull’antisemitismo islamico. Il rettore gli intimò di eliminare ogni riferimento all’islam.

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