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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Foglio Rassegna Stampa
07.11.2007 I colpi dell'Alta corte del Pakistan al regime di Musharraf
spesso hanno favorito Al Qaeda e i talebani

Testata: Il Foglio
Data: 07 novembre 2007
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Le due Islamabad»
Dal FOGLIO del 7 novembre 2007:

Islamabad. Pervez Musharraf non è il solo a essere venuto allo scoperto con il golpe. Il suo rivale, il giudice capo della Corte suprema, Iftikhar Chaudhry, ora agli arresti domiciliari, sta subito tentando di ritorcere contro il presidente-generale lo stato d’emergenza proclamato sabato. Ieri la sua voce usciva da un telefonino appoggiato su un amplificatore davanti all’Associazione degli avvocati di Islamabad. Incitava alla rivolta. “Questo è il tempo dei sacrifici, è il tempo di sfidare i manganelli della polizia. Casa mia è circondata da un cordone di agenti di sicurezza, ma il mio spirito è lì con voi”. La piazza ha risposto con ovazioni. Subito dopo la fine del messaggio, le comunicazioni con i telefonini sono diventate impossibili in tutta la città. La sfida di ieri del giudice della Corte suprema non è che l’atto più recente di una lunga campagna contro Musharraf. Più delle guerre di frontiera che stanno divorando il paese ai bordi afghani, più del confronto drammatico con i talebani metropolitani della Moschea rossa saltati fuori nel centro della capitale, Chaudhry è la minaccia più vicina al potere di Musharraf. Il giudice agisce protetto da un alone di legittimità democratica che assorbe tutti i colpi – Musharraf è stato costretto a rimetterlo al suo posto dopo averlo rimosso con accuse pretestuose di corruzione – e ha leve istituzionali capaci di fare al presidente quello che gli estremisti, che pure tentano di ucciderlo due volte al mese, non riescono: levarlo di mezzo. Se Musharraf non avesse proceduto con il suo secondo colpo di stato, la Corte suprema avrebbe cominciato a discutere questa settimana l’annullabilità dell’elezione presidenziale del 6 ottobre scorso. Sarebbe stato un colpo decisivo. Ma non l’unico. La Corte dopo l’attentato a Bhutto ha ordinato un’inchiesta parallela, per umiliare il governo e la polizia; dopo i combattimenti alla Moschea rossa ha ordinato al governo di riconsegnarla ai movimenti filotalebani, che l’hanno prontamente ritrasformata in un covo eversivo; e non esclude di emettere una sentenza contro la legittimità di interventi antiterrorismo stranieri: se gli americani catturassero Osama bin Laden in Pakistan, il capo qaidista potrebbe appellarsi con successo all’Alta corte.

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