Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
L'indissolubile binomio Gaza-odio un commento di Federico Steinhaus
Testata: Corriere della Sera Data: 07 novembre 2007 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «La pace è sotto minaccia, ecco perché»
Un attacco terroristico con razzi kassam ha costretto tre altoatesini , in Israele con una delegazione del Keren Hayesod, a rifugiarsi in un bunker. Dal supplemento Corriere dell'Alto Adige, dorso del CORRIERE della SERA del 7 novembre 2007, il commento di Federico Steinhaus:
Il binomio Gaza-odio pare indissolubile e destinato ad aumentare ancora in futuro. L'episodio che ha visto coinvolta la delegazione bolzanina non è che uno tra migliaia: negli ultimi quattro anni, infatti, migliaia di missili Kassam sono stati sparati da Gaza verso alcune città israeliane (non «colonie» ma città storicamente facenti parte dello Stato). I missili hanno causato danni enormi, qualche morto e moltissimi feriti. A Sderot, città-simbolo e città-martire, la normalità della vita che scorre tranquilla, notata da Claudio Degasperi, è solamente apparenza: in realtà i bambini dormono nei rifugi, fanno la pipì a letto per il terrore che non li abbandona mai, sono stati addestrati a correre al più vicino rifugio blindato in pochissimi secondi. Nessuno si sente al sicuro, in strada, negli autobus, a casa propria, in automobile, perché il missile arriva e colpisce a caso. Proviamo dunque a capire perché proprio Gaza, perché lì la guerra è realtà quotidiana, perché la storia stessa di Gaza non ha lasciato spazio alla pace. La striscia di Gaza avrebbe dovuto far parte dello Stato palestinese in base al piano di spartizione votato dall'Onu nel 1947 e rifiutato dai Paesi arabi; nella successiva guerra del 1948-49 è stata conquistata e annessa dagli egiziani. Israele conquistò quel territorio nel 1967, insieme alla Cisgiordania, e nella trattativa di pace del 1978 propose all'Egitto di restituirla insieme alla penisola del Sinai; ma il presidente egiziano Sadat, che firmò il trattato di pace con Israele in cambio della restituzione del Sinai, rifiutò di riprendersi anche Gaza. Gli accordi di Oslo del 1993 prevedevano l'assegnazione della striscia di Gaza all'Autorità Palestinese e il controllo dei confini da parte dell'esercito israeliano, cosa effettivamente avvenuta. La roadmap elaborata nel 2003 da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite infine prevede (si tenta ancora di tenerla in vita) che Gaza vada a far parte del futuro Stato palestinese (che la roadmap, anche se a qualcuno questo può non piacere, pretende debba essere democratico). Nel settembre 2005 Israele si ritirò dalla striscia di Gaza senza nulla chiedere in cambio, esattamente come aveva fatto cinque anni prima ritirandosi dal Libano meridionale. E come era avvenuto nel Libano anche a Gaza furono le forze più estreme e violente a prendere il potere: Hezbollah nel Libano, Hamas a Gaza. Nel gennaio 2006 Hamas ha vinto le elezioni e ha subito iniziato a catturare, torturare e massacrare gli uomini del Fatah fedeli ad Abu Mazen. Hamas — unitamente alla Jihad Islamica, alle Brigate dei Martiri di Al Aqsa e al Comitato di Resistenza Popolare — è anche responsabile della morte di centinaia di civili israeliani, uccisi durante la seconda intifada in feste familiari, nelle pizzerie, negli autobus, nelle discoteche. La carta fondamentale di Hamas afferma, nel contesto di innumerevoli citazioni del Corano, che «la nostra lotta contro gli ebrei (si noti: gli ebrei, non gli israeliani) è grande e molto seria. Richiede ogni possibile sincero sforzo. È un passo che sarà necessariamente seguito da altri passi… Il Giorno del Giudizio non verrà fintanto che i musulmani combattono contro gli ebrei e li uccidono…». Il medesimo documento afferma, basandosi su citazioni religiose, che tutta la terra di Palestina è terra islamica e deve essere riconquistata perché Allah l'ha assegnata all'Islam. È dunque evidente che le migliaia di missili artigianali (ma pericolosissimi) che da Gaza vengono lanciati ogni giorno sui cittadini israeliani fanno parte di un preciso progetto politico. Questo significa che Israele si trova nella necessità di reagire alle aggressioni contro i propri cittadini, ma anche nell'impossibilità di adottare quelle misure che potrebbero essere veramente efficaci perché, in quanto democrazia e Stato di diritto, vuole e deve fare un uso controllato della forza. Questo è il dramma dei palestinesi e degli israeliani, che esprimono una maggioranza (silenziosa e minacciata quella palestinese, possente e rumorosa quella israeliana) di persone «normali » che vogliono vivere e convivere in pace.