Terrorismo: l'Unione europea introduce la raccolta di informazioni sui viaggiatori extracomunitari l'opinione della giurista Ruth Wedgwood, consigliere sulla sicurezza di Rudolph Giuliani
Testata: La Stampa Data: 05 novembre 2007 Pagina: 5 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Il terrorismo di ferma così»
Da La STAMPA del 5 novembre 2007
Nell’epoca degli atti terroristici di dimensioni catastrofiche raccogliere informazioni sui viaggiatori diventa una cosa naturale». Parola di Ruth Wedgwood, titolare del programma di Diritto internazionale alla Johns Hopkins University, ex procuratore di New York e consigliere sulla sicurezza del candidato presidenziale repubblicano Rudolph Giuliani. Wedgwood giudica dunque un passo positivo la decisione dell’Unione Europea di raccogliere informazioni sugli stranieri in arrivo per via aerea nel proprio territorio, e anche di questo parlerà nei prossimi giorni a Firenze, dove è in arrivo per un seminario fra Europa e Usa. Perché dà un giudizio favorevole sulle nuove norme dell’Unione Europea che obbligano gli stranieri in arrivo sul proprio territorio a dare informazioni private come per esempio l’indirizzo di casa e il numero di carta di credito? «Per due motivi. Primo: queste norme europee avvengono nel rispetto del diritto alla privacy dei viaggiatori, che viene tutelata con specifiche norme. Secondo: la decisione dell’Europa segue un analogo passo degli Stati Uniti che da tempo richiedono agli stranieri in arrivo di far conoscere i propri dati». Ma in questa maniera non si ledono i diritti dei viaggiatori, obbligati a rivelare informazioni personali nel momento in cui acquistano un biglietto aereo? «Nell’epoca nella quale ci troviamo a vivere la società deve proteggersi da terroristi che si spostano sugli aerei di linea per realizzare i propri piani. Ciò che importa è non snaturare la natura liberale delle nostre società. Per questo il sistema adottato in America, e credo anche quello che ora entrerà in vigore nell’Unione Europea, prevede un filtro di entrata ma poi la totale libertà di movimento all’interno del territorio. Le nostre libertà restano intatte ma siamo obbligati a difenderle lungo i confini per evitare infiltrazioni pericolose». Come sta funzionando il sistema di raccolta dati in America? «Ha consentito di aumentare la protezione del traffico aereo, ma ha come tallone d’Achille i tanti alias che i terroristi e i trafficanti di droga adoperano in continuazione per sfuggire ai controlli. Vi sono alcuni di loro che ne hanno venti, trenta ed anche di più. Ricostruire a chi appartengono gli alias può essere assai complesso. Anche a me capitò di imbattermi in questo problema quando, all’epoca in cui ero procuratore a New York, spiccai mandati di cattura contro due diversi individui per poi scoprire che erano la stessa persona. Stiamo adottando delle misure contro l’uso degli alias. Bisogna tenere presente che se per una persona normale non è facile contraffare i documenti, criminali e terroristi vivono tranquillamente in questa maniera».
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