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La Stampa Rassegna Stampa
05.11.2007 Tra verità e menzogna, Lucia Annunziata vuole essere "imparziale" ?
non convince per nulla la sua risposta a una lettrice

Testata: La Stampa
Data: 05 novembre 2007
Pagina: 26
Autore: Silvia Premuda - Lucia Annunziata
Titolo: «Arabi e israeliani i nodi irrisolvibili»

Una condivisibile lettera inviata alla STAMPA e pubblicata il 5 novembre 2007:

L’intervento del sig. Tagliacozzo (La Stampa, 2 novembre) deplora lo stato disastroso in cui versa Gaza ed esorta Israele a non togliere l'elettricità. Consideriamo questo: se a Gaza sono in quella situazione, è perché cercano lo scontro con Israele da anni, in tutti i modi. Si dice che la popolazione è la prima vittima della situazione? Lo è anche la popolazione israeliana dei villaggi di confine, presa a colpi di razzo ogni secondo giorno. Sono stati i palestinesi a Gaza a fare una scelta precisa, eleggendo Hamas: cosa si pretende da Israele, che usi i guanti di velluto con un'entità ostile che attenta alla vita dei suoi cittadini appena ne ha l'occasione? Stiamo arrivando agli estremi dell'etica dei due pesi e due misure. I politici palestinesi pensino al futuro e al benessere della loro gente, cerchino finalmente una pace seria, e presto, grazie alla continua disponibilità europea a versare denaro nelle casse dell'Anp. I palestinesi non avranno più bisogno di andare a chiedere cure ospedaliere proprio a Israele.
SILVIA PREMUDA, VENEZIA

La lettera di Carlo Tagliacozzo:

Non togliete a Gaza anche l’elettricità
Israele si astenga dal togliere l’elettricità a Gaza. Se non c’è elettricità ogni attività si ferma. Quasi niente entra o esce da Gaza, una prigione a cielo aperto per un milione e mezzo di abitanti. Anche le attrezzature sanitarie e i medicinali non arrivano. Chi si ammala deve pregare il suo Dio che lo assista, visto che gli uomini non sono in grado di farlo, perché esiste una potenza occupante che impedisce l’arrivo del necessario e nei casi molto gravi impedisce all’ammalato di curarsi in un ospedale israeliano. È successo il 29 ottobre: un giovane ventunenne, malato di cancro, è morto dopo che il 18 ottobre era stato respinto al posto di controllo. L’opinione pubblica italiana ne verrà a conoscenza? Ne dubito.
CARLO TAGLIACOZZO
TORINO

Di seguito, la risposta di Lucia Annunziata alla lettera di Silvia Premuda. Nel testo abbiamo inserito i nostri commenti:


Pubblico la sua lettera perché i nostri lettori possano essermi testimoni di quanto difficile sia anche solo discutere da lontano la questione arabo-israeliana. La lettera del signor Tagliacozzo cui Lei fa riferimento era un atto di accusa grave a questo giornale e si concludeva così: «Mi fermo qui con la sensazione che questa mia lettera verrà cestinata da un giornale ligio alla politica di una potenza coloniale e cieco di fronte alle ripetute violazioni del diritto internazionale come attestano le 60 risoluzioni dell'Onu disattese da Israele». Se il lettore Tagliacozzo avesse letto tuttavia bene le pagine degli esteri, e questa rubrica, si sarebbe evitato la pena non tanto di scrivere quanto di arrabbiarsi. Le posizioni che il quotidiano ha sul conflitto arabo-israeliano provocano critiche di solito da entrambe le parti, il che nel mondo dell’informazione è sempre un segno che si prova a essere imparziali.

Una tesi che non regge: vi saranno sempre estremisti antisraeliani incontentabili, che vorrebbero che i fatti venissero distorti sall'informazione più ancora di quanto già non  avvenga.
L' "equidistanza" tra costoro e chi mantiene una visione equlibrata del conflitto non è certo "imparzialità"

 La Sua lettera di oggi è la prova che, quando se ne parla, non c'è un vero punto di convergenza su nessuna questione, nemmeno quella minima della definizione dei diritti umani.

Il contrasto non è sulla "minima definizione dei diritti umani", ma su una questione completamente diversa: se Israele abbia o meno il dovere di garantire il funzionamento di un'entità ostile. Ostile non nelle parole, ma nei fatti. Lo provano i razzi kassam continuamente lanciati contro Sderot.
A nessuno Stato al mondo, in nessun conflitto, è mai stato chiesto ciò che oggi viene preteso da Israele: che rifornisca di elttricità e carburante il territorio dal quale viene attaccato.

E spesso i giornali vengono presi nel fuoco incrociato di questi punti di vista così distanti.
Tanto per essere chiari, sulla questione di Gaza sono d'accordo che nessuna ragione di sicurezza può portare a decisioni del genere. Perché di questo si tratta: di un controllo militare che però colpisce con sistematicità l'intera popolazione della Striscia

Il  controllo militare israeliano su Gaza serve a impedire l'ingresso di terroristi in Israele e di armi nella Striscia. Il suo scopo non è affatto quello di colpire la popolazione civile. L'affermazione della Annunziata è dunque un falso.

In guerra ci sono molti altri mezzi - e Israele li conosce quasi tutti - per tenere a bada il terrorismo e i conflitti, senza arrivare, in particolare in quella scala di grandezza, a coinvolgere il resto della popolazione,

La vaghezza dell'affermazione è quanto mai opportuna, se lo scopo è quello di confondere deliberatamente il giudizio dei lettori. Quali sarebbero gli "altri mezzi" in questione ? Le eliminazioni mirate ? L' arresto dei terroristi ? Entrambe le soluzioni coinvolgerebbero certamanete i civili, dei quali i terroristi si fanno scudo.
E sarebbero criticate e denunciate, come lo sono state in passato quando sono state attuate, dagli stessi che oggi condannano la sospensione delle forniture ellettriche e del carburante.

Sospensione che, ricordiamo, non interrompe i servizi essenziali. Il blolcco della corrente avverrebbe solo per brevi periodi, i servizi essenziali sarebbero garntiti.
Usiamo il condizionale  perché il procuratore capo di Israele per ora ha bloccato il provvedimento.

Nella risposta di Annunziata di questi fatti non c'è traccia. E' questa è disinformazione. Oppure si vorrà teorizzare anche l' "equidistanza" tra la realtà e il suo contrario ?


che non è tutta fatta di terroristi solo perché ha votato Hamas. Ma uno dei nodi del conflitto è proprio questo: irrisolvibile sul campo e irrisolvibile presso la pubblica opinione internazionale.


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