I diritti umani e la lotta al razzismo secondo Gheddafi e secondo l'Onu che lo premia
Testata: Libero Data: 03 novembre 2007 Pagina: 21 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «L'Onu denuncia la Libia razzista Ma poi la premia»
Da LIBERO del 3 novembre 2007
Nel 2003 la Libia fu eletta presidente della Commissione Diritti Umani dell'Onu. Per lo scandalo l'organismo fu abolito e sostituito da un nuovo Consiglio Diritti Umani, i cui membri avrebbero dovuto avere "un alto standard in materia". Risultato: vi sono entrati Cina, Cuba, Russia, Pakistan, Arabia Saudita, Tunisia. GLI AGUZZINI Malgrado ciò, questo stesso Comitato è riuscito comunque a funzionare abbastanza per denunciare ieri a Ginevra che proprio la Libia si distingue per «l'uso sistematico della tortura e di trattamenti crudeli, inumani e degradanti». A dimostrarlo, secondo il documento, è il recente caso delle infermiere bulgare e del medico palestinese. Prima condannati a morte con l'assurda accusa di aver contagiato con l'Aids i bambini da loro assistiti, in base a confessioni estorte appunto con questo tipo di metodi; poi graziati ed "estradati" in Bulgaria grazie a un decisivo intervento di Sarkozy, è lì graziati con un proveddimento su cui il governo di Gheddafi ha avuto pure da ridire, brontolando che non si era rispettato lo spirito dell'accordo. Insomma, avrebbe voluto che fossero stati tenuti dentro. «In maniera generale la tortura sembra essere stata abbondantemente praticata in Libia» ha detto il relatore Abdelfattah Amor, che in quanto tunisino non può evidentemente essere sospettato di particolare animosità anti-araba. «I processi verbali di audizione formati dalle cinque infermiere bulgare e dal medico palestinese sembrano attestare effettivamente che essi siano stati sottomessi a degli atti di tortura». I FIGLI DEL COLONNELLO D'altra parte, era stato uno dei figli stesso di Gheddafi ad ammettere in un'intervista con al-Jazeera che le infermiere erano state sottoposte a scosse elettriche. Non solo: il Comitato denuncia pure che i sei «prima di essere liberati sono stati costretti a firmare delle carte che assolvevano lo Stato da ogni responsabilità relativa alle torture e ai cattivi trattamenti che siano stati loro inflitti». E che «chiaramente lo Stato libico non voleva cooperare con il Comitato», dal momento che «il rapporto di Tripoli era particolarmente succinto, così come le risposte che sono state fornite alle domande del Comitato». Osservazioni finali del rapporto: «la pena di morte è applicata in Libia per delitti la cui definizione è vaga e che non costituiscono necessariamente crimini gravi». DONNE DISCRIMINATE Dunque, l'Onu ha chiesto formalmente al regime di Gheddafi di «cessare immediatamente l'applica zione di ogni pena corporale», tipo l'amputazione e la flagellazione. Malgrado poi il preteso femminismo di Gheddafi, che si vanta di essere protetto da una guardia del corpo femminile, il Comitato si è detto preoccupato per la situazione delle donne libiche, chiedendo di «cambiare la legislazione per assicurare l'eguaglianza tra uomini e donne». In particolare in materia di divorzio e di eredità: ma in Libia c'è anche lo scandalo dei "centri di riabilitazione sociale" per donne né imputate né tanto meno condannate. L'Onu punirà dunque la Libia se non adempie? Per il momento, l'ha... premiata! E sì, perché proprio lo scorso agosto le stesse Nazioni Unite le hanno dato la presidenza del comitato per i diritti umani che dovrà organizzare nel 2009 una nuova conferenza internazionale contro il razzismo. E a proposito di razzismo, lasciamo per un attimo perdere i 40.000 ebrei libici che Gheddafi espulse assieme ai 20.000 coloni italiani nel 1970. La cosa che va ricordata è quel che accadde nell'ottobre del 2000, quando si sparse la notizia che un nigeriano aveva stuprato una ragazza libica: sia alla luce delle recenti passioni panafricane di Gheddafi, divenuto a parole un ardente fautore della fratellanza tra tutti i popoli del Continente; sia per raffrontarlo con certe polemiche di questi giorni sui romeni in Italia, a proposito del caso molto simile avvenuto a Roma. E lì, altro che decreti legge e espulsioni di clandestini! Con la connivenza delle autorità si scatenò infatti un pogrom in cui almeno 150 "ne gri" furono linciati, compreso un diplomatico ciadiano, mentre l'amba sciata del Niger veniva data alle fiamme. Di questi 150 morti, 16 erano in effetti cittadini libici dalla pelle nera. Dopo gli scontri, alcune migliaia di ciadiani e nigerini furono rispediti a forza in camion e bus verso i confini, mentre 5000 nigeriani e 5000 ghaniani vennero rimpatriati a forza per via aerea.
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