Al Qaeda non c'entrava con gli incendi in California
Testata: La Stampa Data: 01 novembre 2007 Pagina: 16 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Il rogo della California? Colpa di un bambino»
Era stata avanzatal'ipotesi che gli incendi che hanno recentemente colpito la California fossero il frutto di un complotto di Al Qaeda. Informazione corretta aveva segnalato l'affacciarsi di questa inquietatnte prospettiva, riprendendo un articolo pubblicato dal GIORNALE
Le cose, invece, sembrano essersi svolte in modo molto diverso. Dalla STAMPA del 1 novembre 2007, la cronaca di Maurizio Molinari:
Non si è trattato di un’azione di molteplici piromani, né di un attacco di Al Qaeda né tantomeno delle conseguenze di un imponente corto circuito sulle linee elettriche: il mega-incendio che ha devastato la California del Sud si è generato da una scatola di fiammiferi con la quale stava giocando un bambino sulla West Mint Canyon Road di Agua Dulce, nel primo pomeriggio del 21 ottobre. A scoprire le dettagliate circostanze che hanno portato alla distruzione di oltre ventimila ettari di terreno e di 1600 case sono stati gli agenti dell’ufficio dello sceriffo della Contea di Los Angeles, mettendo assieme come tasselli di un mosaico testimonianze raccolte, prove recuperate sul terreno e l’analisi scientifica della genesi delle fiamme. Alla fine tutto ha portato ad un luogo e un nome, ma la scelta della polizia è stata di non rivelarlo perché, nella sorpresa generale, si è scoperto trattarsi di un bambino. Stee Whitmore, portavoce del Dipartimento di polizia di Los Angeles, si limita a precisare che «abbiamo identificato un bambino come la persona che ha dato inizio al fuoco. Ha confessato, ammettendo che stava giocando con dei fiammiferi ma qualcosa è andato storto e accidentalmente ha dato inizio all’incendio» poi divampato per 72 ore causando la morte di 14 persone. Ottenuta la confessione, la polizia ha rilasciato il giovane colpevole, che è potuto tornare a casa dai genitori. Potrebbero essere loro ora a dover subire le conseguenze penali del reato commesso dal figlio, del quale non è stata diffusa né l’età né il comune di residenza al fine di poterne tutelare la privacy. A decidere sul proseguimento dell’azione penale sarà il procuratore della contea di Los Angeles, sulla base della convinzione che sebbene l’incendio fosse iniziato per cause naturali il giorno precedente furono i fiammiferi del bambino a farlo divampare nell’area di Santa Clarita, consentendo poi ai potenti venti di Santa Ana di diffonderlo in più direzioni obbligando decine di migliaia di residenti alla fuga e 1200 pompieri a un intervento ad alto rischio, terminato solo la notte del 24 ottobre dopo la mobilitazione di unità dell’esercio e del corpo dei marines. Fino all’ammissione del bambino la polizia stava seguendo un’altra pista: un furgoncino Ford F-150 avvistato nell’area da dove si propagò l’incendio e del quale si erano poi perse le tracce. Anche il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, aveva accennato all’ipotesi che si trattasse di un gruppo di piromani affermando: «Non vorrei essere nei panni di chi ha dato inizio a tutto questo, perché gli stiamo dando la caccia». La notizia della conclusione delle indagini ha coinciso con una mutazione delle condizioni climatiche nell’area devastata, che ha spinto lontano le nubi originatesi dal fumo migliorando la qualità dell’aria che aveva causato forte preoccupazioni per la salute. Restano attivi solo cinque dei ventitré focolai di incendi nella Cleveland National Forest, ma l’impiego massiccio di pompieri, aerei ed elicotteri fa ritenere alle autorità dello Stato che presto tutto potrebbe essere finito.
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