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Libero Rassegna Stampa
31.10.2007 Hamas tenta l'alleanza con i giganti del petrolio russi e cinesi
e programma attacchi contro Ashkelon

Testata: Libero
Data: 31 ottobre 2007
Pagina: 23
Autore: Gugliemo Sasinini
Titolo: «Russia e Cina vogliono il petrolio di Gaza»
Da LIBERO del 31 ottobre 2007:

Il gruppo britannico Bg ha annunciato di aver scoperto un giacimento di gas naturale a trenta chilometri da Gaza, a 850 metri di profondità sotto il livello del mare, valore oltre quattro miliardi di dollari. Secondo i tecnici inglesi della Bg (che la società che in seguito agli accordi di Oslo del '99 ha ottenuto la concessione per le esplorazioni petrolifere dall'allora raìs Yasser Arafat) nella zona vi sarebbero almeno altri sei grandi giacimenti. Ma ormai il raìs non c'è più, Abu Mazen tenta di dialogare con gli israeliani e ogni giorno si deve difendere dagli attacchi di Hamas. I fondamentalisti sanno perfettamente che la partita per il controllo di Gaza si gioca anche in tutti i territori palestinesi e che non bastano solo le armi per vincerla. Occorrono milioni di dollari, non a caso alla notizia della scoperta del gas naturale hanno dichiarato a gran voce: «E' una risorsa nazionale palestinese, nessuno pensi di derubare il nostro popolo. Spetta solo a noi decidere di vendere il gas o il petrolio a nazioni arabe o straniere». Il primo ministro israeliano Ehud Olmert, che ha avuto il privilegio di apprendere riservatamente da Londra con una settimana di anticipo quello che avevano scoperto gli inglesi a Gaza, ha subito contrattaccato proponendo ad Abu Mazen un accordo immediato affinché il gas palestinese venga pompato nella raffineria di Ashkelon, poiché questo primo "pozzo" coprirebbe già il 10% del fabbisogno nazionale israeliano per i prossimi dieci-quindici anni. Abu Mazen sarebbe d'accordo, così come il suo consigliere consigliere economico, Mohammed Mustafa, se l'intesa israelo-palestinese venisse raggiunta nelle casse dell'Autorità entrerebbero un miliardo di dollari, il che gli gioverebbe non poco per calmare la piazza, letteralmente alla fame, inoltre parte del combustibile finirebbe per alimentare l'asfittica centrale elettrica di Gaza. Londra sarebbe pienamente soddisfatta poichè anche i britannici, così come i francesi, stanno cercando una soluzione per scavalcare Hamas. Ma Ismail Haniyeh e i suoi dirigenti da questo orecchio non ci sentono. Hamas prende ordini direttamente da Teheran, così come gli Hezbollah libanesi rispondono a Teheran via Damasco. Non a caso appena è iniziata a filtrare la notizia del petrolio palestinese Teheran ha minacciato di fermare le esportazioni di petrolio, nel caso l'Iran venisse attaccato dagli americani e dagli israeliani. Ma perché gli iraniani si sono precipitati a giocare d'anticipo? E' presto detto. E' negli interessi strategici di Hamas e di Teheran controllare questo tesoro nascosto al largo di Gaza e tentare di imporre le loro condizioni a Israele, inoltre entrando nella grande partita del gas Hamas potrebbe rompere l'embargo economico e tentare di allearsi con i nuovi giganti del petrolio, che non sono più le Sette Sorelle americane, ma i russi con Gazprom, Rosneft, e i cinesi con Petrochina e Sinopec. Mosca e Pechino hanno assunto recentemente una posizione dichiaratamente pro-Teheran. Da quando Hamas ha conquistato la Striscia, contro Israele sono stati lanciati oltre mille razzi Qassam; secondo l'intelligence israeliana gli integralisti palestinesi avrebbero intenzione di attaccare quanto prima le raffinerie e gli impianti di Ashkelon. Non è tutto. I vertici della jihad internazionale la scorsa settimana si sono incontrati segretamente a Teheran con i leader della Rivoluzione islamica, due giorni di discussioni, sotto lo sguardo discreto dei pasdaran, per mettere a punto i piani di attacco nel caso, come sembra ormai molto probabile che gli Stati Uniti e Israele decidano per un attacco aereo preventivo contro i siti nucleari iraniani. Commandos americani e israeliani stanno da tempo operando sul territorio iraniano, la mappatura dei siti nucleari è stata ultimata, si conoscono le potenzialità del "ne mico" così come i suoi bluff. Il "circo" dell'intelligence è stato messo al corrente del numero esatto dei missili iraniani già dotati di ogive nucleari e puntati su obiettivi prestabiliti. In Iran non ha vinto Ahmadinejad nel far dimettere Larijaani, il politico aperto al dialogo con l'Oc cidente, ma la Guida Suprema Ali Khamenei , che segue alla lettera quello che diceva Stalin: " Chi vota non decide niente, sono quelli che contano i voti a decidere tutto". E Khamenei che ha deciso di puntare sull'equilibrio del terrore i conti li ha sempre saputi fare. Solo Solana che a nome dell'Unione Europea e El Baradei, dell'Aiea, che stanno preparando i loro rapporti sull'Iran per il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, tentano disperatamente, e anche un po' pateticamente, di non riconoscere la realtà. Anche quando appare terrificante.

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