Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Per rimediare al colonialismo, finanziamo la dittatura di Gheddafi un'idea dalemiana
Testata: La Repubblica Data: 30 ottobre 2007 Pagina: 18 Autore: Vincenzo Nigro Titolo: «Chiudere il passato con la Libia»
"Chiudere il passato con la Libia" regalando una strada, denaro e riconoscimenti politici al regime di Gheddafi. E' la politca del ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema verso il regime arabo, presentata come lungimirante e positiva da Vincenzo Nigro sulla REPUBBLICA del 30 ottobre 2007.
L'idea di risarcire il libici per il colonialismo italiano appoggiando un regime criminale è chiaramente sbagliata: forse un giorno ci verrà chiesto di scisarci anche per i soldi dati a Gheddafi.
Sulla natura del suo regime, si può utilmente vedere l'articolo a questo link
ROMA - L´Italia si prepara a siglare un «accordo bilaterale di amicizia e cooperazione» con la Libia che sicuramente farà parlare di sé. Il governo Prodi sarebbe pronto a costruire un importante segno di riconciliazione fra Roma e Tripoli: dove «costruire» potrebbe essere riferito alla famosa autostrada che il regime del colonnello Gheddafi da anni chiede come risarcimento per chiudere definitivamente il passato coloniale italiano in Libia. Quello dei «risarcimenti» è un capitolo che il leader libico negli anni ha sempre saputo tenere aperto per poter gestire al meglio il rapporto con l´Italia. E ieri Massimo D´Alema ha dato due segnali importanti, di attenzione alle ragioni politiche di Gheddafi e anche di interesse dell´Italia a puntare sul futuro del rapporto. Il primo segnale è stato la sua partecipazione a un convegno sui prigionieri libici deportati nelle colonie penali italiani a partire dai mesi successivi all´invasione del 1911. Partecipando al convegno in prima persona, annunciando la volontà di «dare un segnale alla Libia per chiudere un doloroso capitolo del passato», D´Alema ha ammesso molto chiaramente che «abbiamo dei debiti nei confronti della Libia, ma anche un fondamentale interesse a rafforzare i nostri legami con un partner essenziale». E qui arriva il secondo segnale: dopo un negoziato che parte con la dichiarazione comune firmata da Lamberto Dini quando era ministro degli Esteri, il governo Prodi sta definidendo gli ultimi dettagli dell´accordo di «amicizia e cooperazione». Ieri, al convegno sui deportati libici, D´Alema ha detto che «è giunto il momento di un ulteriore passo avanti, per cui stiamo ragionando intorno alla possibilità di un grande gesto, spero che in alcuni giorni saremo in condizione di annunciare un grande accordo tra Italia e Libia». Le parole di D´Alema offrono dimensione politica a un accordo che avrà importanti contenuti economici: la costruzione della strada (se di strada si tratterà) dovrebbe trovar vita con un finanziamento pluriennale da controbilanciare con il coinvolgimento dell´industria italiana nei piani che il governo libico prepara per modernizzare il paese. «Siamo nella fase conclusiva, speriamo di riuscire a firmare prima della fine dell´anno», diceva ieri sera Hafez Gaddur, l´ambasciatore libico a Roma. Gaddur conosce benissimo i meandri della politica italiana, tanto da essere riuscito a mantenere un ottimo rapporto con i leader politici del governo Berlusconi, a partire dall´ex premier per finire con l´ex ministro dell´Interno Beppe Pisanu, che ieri era presente al convegno sui deportati. Ieri sera D´Alema ha partecipato, inoltre, alla prima riunione del «gruppo di riflessione» strategica che è stato creato al Ministero degli Esteri. Alla riunione hanno partecipato una quarantina di esponenti del governo (Presidenza del Consiglio, Farnesina, Ministero della Difesa, del Commercio estero), della Banca d´Italia, di Confindustria, del Sismi, delle università e dei centri di ricerca. D´Alema ha avviato il tentativo di lavorare alle linee guida della difesa degli interessi nazionali prescindendo dalle maggioranze poltiche del momento. (v.n.)