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L'Espresso Rassegna Stampa
26.10.2007 Umberto Eco non ci sta
e spiega perché le teorie del complotto sull'11 settembre non possono funzionare

Testata: L'Espresso
Data: 26 ottobre 2007
Pagina: 282
Autore: Umberto Eco
Titolo: «Dov'è la Gola profonda?»
Dall'ESPRESSO del 28 ottobre 2007:

Com'è noto sull'11 settembre circolano molte teorie del complotto. Ci sono quelle estreme (che si trovano in siti fondamentalisti arabi o neonazisti), per cui il complotto sarebbe stato organizzato dagli ebrei, e tutti gli ebrei che lavoravano alle due torri sarebbero stati avvisati il giorno prima di non presentarsi al lavoro - mentre è noto che circa 400 cittadini israeliani o ebrei americani erano tra le vittime; ci sono le teorie anti-Bush, per cui l'attentato sarebbe stato organizzato per potere poi invadere Afghanistan e Iraq; ci sono quelle che attribuiscono il fatto a diversi servizi segreti americani più o meno deviati; c'è la teoria che il complotto era arabo fondamentalista, ma il governo americano ne conosceva in anticipo i particolari, salvo che ha lasciato che le cose andassero per il loro verso per avere poi il pretesto per attaccare Afghanistan e Iraq (un poco come è stato detto di Roosevelt, che fosse a conoscenza dell'attacco imminente a Pearl Harbor ma non avesse fatto nulla per mettere in salvo la sua flotta perché aveva bisogno di un pretesto per iniziare la guerra contro il Giappone); e c'è infine la teoria per cui l'attacco è stato dovuto certo ai fondamentalisti di Bin Laden, ma le varie autorità preposte alla difesa del territorio statunitense hanno reagito male e in ritardo dando prova di spaventosa incompetenza. In tutti questi casi i sostenitori di almeno uno tra questi complotti ritengono che la ricostruzione ufficiale dei fatti sia falsa, truffaldina e puerile.

Chi voglia avere una idea circa queste varie teorie del complotto può leggere il libro a cura di Giulietto Chiesa e Roberto Vignoli, 'Zero. Perché la versione ufficiale sull'11/9 è un falso', edizioni Piemme, dove appaiono alcuni nomi di collaboratori di tutto rispetto come Franco Cardini, Gianni Vattimo, Gore Vidal, Lidia Ravera, più numerosi stranieri.

Ma chi volesse ascoltare la campana contraria ringrazi le edizioni Piemme perché, con mirabile equanimità (e dando prova di saper conquistare due settori opposti di mercato) hanno pubblicato un libro contro le teorie del complotto, '11/9. La cospirazione impossibile', a cura di Massimo Polidoro, con collaboratori di altrettanto rispetto come Piergiorgio Odifreddi o James Randi. Il fatto che ci appaia anch'io non va né a mia infamia né a mia lode perché il curatore mi ha semplicemente chiesto di ripubblicare in quella sede una mia Bustina che non era tanto sull'11 settembre quanto sull'eterna sindrome del complotto. Tuttavia, siccome ritengo che il nostro mondo sia nato per caso, non ho difficoltà a ritenere che per caso o per concorso di varie stupidità vi avvengano la maggior parte degli avvenimenti che l'hanno tormentato nel corso dei millenni, dalla guerra di Troia ai giorni nostri, e quindi sono per natura, per scetticismo, per prudenza, sempre incline a dubitare di qualsiasi complotto, perché ritengo che i miei simili siano troppo stupidi per concepirne uno alla perfezione. Questo anche se - per ragioni certamente umorali, ma per impulso incoercibile - sarei propenso a ritenere Bush e la sua amministrazione capaci di tutto.

Non entro (anche per ragioni di spazio) nei particolari degli argomenti usati dai sostenitori di entrambe le tesi, che possono parere tutti persuasivi, ma mi appello soltanto a quella che io definirei la 'prova del silenzio'. Un esempio di prova del silenzio va usato per esempio contro coloro che insinuano che lo sbarco americano sulla Luna sia stato un falso televisivo. Se la navicella americana non fosse arrivata sulla Luna c'era qualcuno che era in grado di controllarlo e aveva interesse a dirlo, ed erano i sovietici; se pertanto i sovietici sono rimasti zitti, ecco la prova che sulla Luna gli americani ci sono andati davvero. Punto e basta.

Per quanto riguarda complotti e segreti l'esperienza (anche storica) ci dice che: 1. Se c'è un segreto, anche se fosse noto a una sola persona, questa persona, magari a letto con l'amante, prima o poi lo rivelerà (solo i massoni ingenui e gli adepti di qualche rito templare fasullo credono che ci sia un segreto che rimane inviolato); 2. Se c'è un segreto ci sarà sempre una somma adeguata ricevendo la quale qualcuno sarà pronto a svelarlo (sono bastati qualche centinaio di migliaia di sterline in diritti d'autore per convincere un ufficiale dell'esercito inglese a raccontare tutto quello che aveva fatto a letto con la principessa Diana, e se lo avesse fatto con sua suocera sarebbe bastato raddoppiare la somma e un gentiluomo del genere l'avrebbe ugualmente raccontato). Ora per organizzare un falso attentato alle due torri (per minarle, per avvisare forze aeree di non intervenire, per nascondere prove imbarazzanti e così via) sarebbe occorsa la collaborazione se non di migliaia almeno di centinaia di persone. Le persone utilizzate per queste imprese non sono mai di solito dei gentiluomini, ed è impossibile che almeno uno di questi non abbia parlato per una somma adeguata. Insomma, in questa storia manca la Gola Profonda.

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