Bush rafforza le sanzioni all'Iran per fermare la corsa all'atomica e il sostegno al terrorismo
Testata: Il Foglio Data: 26 ottobre 2007 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Bush rafforza le sanzioni per fermare la bomba degli ayatollah»
Dal FOGLIO del 26 ottobre 2007:
Washington. I Guardiani della rivoluzione, ossia le truppe di élite del regime degli ayatollah, ma anche le banche di Teheran e una ventina di società iraniane. Sono questi gli obiettivi delle sanzioni unilaterali che gli Stati Uniti hanno deciso ieri di adottare per non attendere oltre le deliberazioni dell’Onu. La mossa di Washington sembra, soprattutto, un segnale di insofferenza verso i temporeggiamenti di Teheran, ma anche degli alleati occidentali. Non a caso, ieri il segretario al Tesoro americano, Henry Paulson, ha ribadito che “il mondo deve smetterla di fare affari” con i mullah. Il riferimento è soprattutto agli alleati europei, e tra essi l’Italia, uno dei principali partner commerciali dell’Iran. Oltre che da Paulson, le sanzioni sono state annunciate dal segretario di stato americano, Condoleezza Rice. Il capo della diplomazia americana ha giustificato le misure contro i Guardiani della rivoluzione accusandoli di “proliferazione di armi di distruzione di massa”. Il riferimento è ai missili balistici che i pasdaran stanno sviluppando da tempo, con una gittata capace di colpire Israele e la possibilità di portare testate non convenzionali. E’ la prima volta che gli Stati Uniti sanzionano direttamente una forza armata ufficiale. In particolare, si cerca di colpire l’attività della divisione al Quds, il reparto speciale dei pasdaran che si occupa di operazioni “coperte” all’estero. Fra le attività dell’unità segreta di al Quds, come il Dipartimento 9000, c’è la fornitura di armi e l’addestramento degli Hezbollah in Libano, dei palestinesi di Hamas nella Striscia di Gaza, delle frange estremiste sciite come l’Esercito del Mahdi in Iraq (quello guidato da Moqtada al Sadr) e le forniture belliche in Afghanistan. Secondo Rice, le sanzioni contro i pasdaran, inseriti di fatto nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, sono “una decisione in difesa degli interessi del popolo americano”. Le Guardie della rivoluzione, stando ai rapporti di intelligence di Washington, sarebbero coinvolte nell’acquisizione all’estero di materiali per il programma nucleare e di sistemi d’arma come i missili. I pasdaran utilizzerebbero la Kavoshyar Company per la corsa al nucleare, la Bank Sepah International per i progetti aerospaziali e il Sanam Industrial Group per lo sviluppo missilistico. I soldi arrivano dalle commesse governative garantite dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, un ex pasdaran. Un’altra società, la Ghorb Khata, guidata da uno dei vicecomandanti delle guardie rivoluzionarie, ha ammesso di aver vinto l’appalto per 1.200 progetti governativi per un totale di 3,5 miliardi di dollari. Le unità del genio dei pasdaran aiuteranno la società a costruire una tratta della metropolitana di Teheran. Un altro grande affare è il gasdotto per i giacimenti di gas meridionali a Pars. “L’Iran sfrutta i suoi legami finanziari a livello mondiale per cercare di ottenere armi nucleari, sviluppare programmi missilistici e finanziare il terrorismo”, ha spiegato Paulson. L’Amministrazione americana ha voluto colpire direttamente le più grandi banche iraniane, come la Sepah, la Bmi, la Bank Melli Iran (la più importante del paese) e la Saderat, che avrebbero “facilitato il programma nucleare o il sostegno al terrorismo”. Paulson ha spiegato che “l’iniziativa contribuirà a tutelare il sistema finanziario internazionale da attività illecite del governo iraniano. Un efficace deterrente per qualsiasi banca e società internazionali che pensassero di fare affari con il governo iraniano”. Le italiane Banca Intesa, Banca nazionale del lavoro e Mediobanca, che mantengono rappresentanze a Teheran, hanno già diminuito le loro attività. Fino a settembre 2005 l’esposizione del sistema bancario italiano verso l’Iran era pari a 1.064 milioni di dollari americani. Le grandi società che fanno affari con Teheran sono Eni, Iveco, Breda (per le reti ferroviarie) e altre piccole e medie aziende nell’indotto petrolifero.
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