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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
24.10.2007 Gli assassini del ministro Zeevi non erano tenuti "in carcere" dai palestinesi
la disinformazione di Stabile

Testata: La Repubblica
Data: 24 ottobre 2007
Pagina: 16
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «"Nessun rimorso per Rabin" spunta il video dell´assassino»

Un articolo di Alberto Stabile sul filmato del primo interrogatorio dell'assassino di Ytzhak Rabin. Stabile conclude l'articolo con una notazione non pertinente (come siano stati catturati gli assassini di Zeevi non aggiunge nulla alla  condanna per l'atto di Ygal Amir) e con una falsità. I terroristi non erano  "già detenuti in un carcere palestinese". Erano ospiti di Arafat.
E comunque nelle "carceri" di Arafat i terroristi entravano e uscivano quando volevano.

Ecco il testo:

GERUSALEMME - Il luogo: la saletta degli interrogatori alla Centrale di Polizia di Tel Aviv. Il tempo: la sera del 4 novembre del 1995, la sera in cui è stato ucciso Yitzhak Rabin. Davanti a tre investigatori siede, freddo, composto, rilassato, l´assassino del primo ministro, Yigal Amir. «Adesso che gli hai tolto la vita con le tue mani - chiede uno dei poliziotti - hai dei rimorsi, dei dubbi per quello che hai fatto?» «Dubbi? Rimorsi? Dio me ne guardi!», risponde Yigal Amir senza pensarci due volte.
Dodici anni dopo il delitto politico che ha cambiato la storia d´Israele, un documento straordinario fa rivivere il dramma di quella notte. È il filmato originale del primo interrogatorio di Yigal Amir, il giovane ultra nazionalista religioso che, in un clima d´odio alimentato da certi responsi rabbinici e da una devastante campagna di denigrazione politica, decise che fosse giunto il momento di punire Rabin, colpevole, secondo l´assassino, di «aver venduto lo Stato d´Israele con gli accordi di Oslo».
La registrazione è stata donata dal Capo della polizia, Dudi Cohen, alla figlia di Rabin, Dalia, in occasione del dodicesimo anniversario del delitto che per il calendario ebraico cade oggi. Al di là della scadenza celebrativa, il documento reso pubblico dalla polizia è destinato a contrastare l´offensiva lanciata dai sostenitori di Yigal Amir, che si sono prefissi l´obiettivo di ottenere la liberazione del terrorista «entro Pasqua». Uno degli strumenti con cui i supporter di Amir cercano di convogliare i consensi necessari è un documentario propagandistico sulla vita e le opere del killer. Filmato contro filmato, dunque.
«Sono Yigal Amir e gli ho sparato», si presenta il giovane assassino agli investigatori. E subito la motivazione: «Ha venduto lo Stato d´Israele e Oslo». Poliziotto: «Okay, Ygal. Io, ufficiale di polizia, vice comandante Motti Naftali, ti accuso di omicidio per aver sparato al primo ministro. T´informo che non è necessario che tu dica nulla, a meno che non lo desideri. Qualunque cosa tu dica, però, sarà registrata e potrà essere usata come prova».
Amir: «Sono arrivato oggi alle otto e un quarto. Circondato da un sacco di poliziotti e uomini della sicurezza. Quindi Rabin è sceso dalle scale. Peres era dietro di lui, ma non gli ho sparato perché era un obiettivo secondario. Rabin scendeva accompagnato da uomini della sicurezza. Gli sono andato vicino, prima che entrasse in macchina, gli ho sparato tre colpi, quindi sono stato sopraffatto dalla sicurezza e ho lasciato cadere la pistola».
Poliziotto: «Sapevi dove stavi andando e per quale motivo?»
Amir: «Ad uccidere Rabin, anzi, paralizzarlo politicamente».
Poliziotto «Come intendevi farlo?»
Amir: «Per mezzo della pistola».
Poliziotto: «Quando ti è venuto in mente per la prima volta?»
Amir: «Sin dal momento dei primi accordi di Oslo».
Poliziotto: «Un ultima mia domanda personale. Adesso che gli hai tolto la vita con le tue mani, hai rimorsi o dubbi su quello che hai fatto?»
Amir: «Dio me ne guardi».
In quel momento gli investigatori avevano saputo che Rabin, trasportato all´Ospedale Ichiloff con la sua stessa macchina, era spirato prima ancora d´entrare in sala operatoria. Tre proiettili ad espansione lo avevano colpito alla schiena e al polmone sinistro. Fu allora, che, secondo un altro detective presente alla scena, Yigal Amir perse per un momento la sua gelida compostezza. «Wow, è morto?», aveva esclamato, alzando le braccia al cielo in segno di esultanza. Poi, avendo chiesto del tè, aveva sollevato il bicchiere come se volesse brindare.
Riuscirà il documento tirato fuori dalla polizia a controbilanciare la campagna lanciata dagli estimatori di Yigal Amir? Finora, sono stati questi ultimi, guidati dalla moglie, Larissa Trimblobler e dalla madre, Geula, a conquistare il centro della scena. Proseguendo nella loro strategia di far passare il più grave delitto politico nella storia d´Israele come un´azione altamente morale, moglie e mamma di Amir hanno protestato, denunciando l´inaccettabile «discriminazione», quando l´Amministrazione carceraria ha respinto la domanda inoltrata da Amir di presenziare alla cerimonia di circoncisione del figlio nascituro. «I terroristi palestinesi che hanno ucciso il ministro Rehavam Zeevi vengono trattati meglio», s´è spinta a dire Larissa, dimenticando che, per catturare quei terroristi, già detenuti in un carcere palestinese, l´esercito israeliano rase al suolo l´intero palazzo del governo di Gerico.

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