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L'Opinione Rassegna Stampa
24.10.2007 A Roma l'Iran prende soltanto tempo
non c'è una vera disponibilità al negoziato

Testata: L'Opinione
Data: 24 ottobre 2007
Pagina: 0
Autore: Paolo Della Sala
Titolo: «L’Iran prende tempo»
Da L'OPINIONE del 24 ottobre 2007:

Bisogna fare chiarezza nella complicata agenda iraniana. Proviamo a elencare alcuni punti fermi: Bush e Putin si sono schierati su due posizioni opposte; Sarkozy e Olmert hanno condannato il nucleare iraniano; l’Iran non abbandonerà comunque il suo programma nucleare, nonostante nuove sanzioni, che potrebbero essere approvate dall’Onu verso la fine dell’anno. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Mottaki in una lettera al suo collega francese, resa nota lunedi da un’agenzia iraniana. L’affaire curdo complica la vicenda, i curdi sono 15 milioni in Turchia, e almeno 7 milioni nello stesso Iran. Una guerra curda generalizzata coinvolgerebbe inevitabilmente anche Siria e Iraq, ma potrebbe essere la scusante utile a fare implodere l’Iran, e senza attacco aereo preventivo. Infine: ieri Mahmoud Ahmadinejad ha chiarito che “l’Iran non negozierà con nessuno il suo diritto ad avere tecnologia nucleare”. Lo sapevamo già. Con queste premesse l’incontro romano tra Larijani e Javier Solana ha avuto un profilo accademico. Anche se sarà presente il nuovo negoziatore Jalili, fedelissimo di Ahmadinejad e della Guida Suprema, i due principali interlocutori sono squalificati e in procinto di dedicarsi ad altra attività.

Oggi saranno ricevuti a Palazzo Chigi da un altro futuro espulso dalla politica, Romano Prodi. Lo stesso orario dell’incontro – le 12.30 - testimonia che non si andrà al di là di una colazione di lavoro. E’ evidente che Sircana tirerà comunque fuori dal cilindro uno specchietto buono per i Tg globali, ma i giochi veri si fanno altrove. Soprattutto nella stessa Teheran, dove ben 183 deputati hanno firmato una lettera di “lode” all’operato di Ali Larijani. Benché la Bbc e quasi tutti gli osservatori internazionali parlino delle qualità moderate dell’ex negoziatore, la questione riguarda forse lo scontro politico per il potere, più che la questione nucleare. In quest’ottica possiamo ritenere che l’Iran sia diviso in tre fazioni: quella al potere; quella dei (finti) moderati alla Larijani; quella dell’opposizione armata (Mujaheddin del Popolo e curdi). C’è infatti un’altra ipotesi sulle dimissioni di Larijani, di “Iran Resist”.

Secondo la dissidenza in esilio siamo di fronte a una nuova mossa in stile Khatami, utile a gettare fumo negli occhi e a far ripartire i negoziati da zero, con la scusa dell’avvicendamento degli uomini. Non solo: promuovere l’idea di una divisione interna al regime, è cosa utile a dare fiato alle trombe di Solana, che così potrebbe regalare altro tempo al regime islamo-fascista. Lo stesso Giulietto Chiesa getta acqua sul fuoco (abbandonando i marxisti iraniani al loro destino), dal momento che afferma che il programma nucleare iraniano non si concretizzerà prima di dieci anni. Ma ogni rinvio, in questi casi, peggiora la situazione. Lo scontro in atto (se è reale) trova un’altra conferma dalla imprevista interruzione della visita di Ahmadinejad in Armenia che, secondo indiscrezioni dell’agenzia russa Itar-Tass, sarebbe motivata da un improvviso peggioramento della crisi interna, nelle zone curde o altrove.
Chi sono Larijani e Said Jalali? Larijani è stato il successore del falso moderato Hassan Rohani, ed è un ex miliziano dei Pasdaran ed ex direttore delle tv islamiste dei mullah. Il nuovo negoziatore Jalili è un intellettuale sciita, la cui tesi di laurea era “Il modello politico dell’Islam rappresentato nel santo Corano”. Jalili è anche autore di un libro sulla “Diplomazia internazionale di Maometto”, utilizzato nelle università iraniane.

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