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Luciano Tas
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Israele, un pezzo sulla scacchiera 19/10/2007

Mentre nel nostro paese si fa più turbolento il caos delle liti da cortile, si addensano sul mondo nubi minacciose.

Primo. Negli ultimi giorni la Turchia ci ha messo del suo. Quanto può ritenersi un bluff il suo annuncio di volere entrare in Iraq per inseguire e combattere i curdi iracheni del PKK ritenuti terroristi e quanto rischia di provocare reazioni a catena?

Che si tratti di un gioco al rilancio è probabile, perché le truppe turche avrebbero potuto inseguire i curdi entro i confini dell’Iraq senza annunciarlo, e probabilmente tutti avrebbero chiuso un occhio per diverse e opposte ragioni. Ma se ad Ankara sfuggisse il controllo e le incursioni minacciassero i giacimenti di petrolio? Se gli scontri dovessero produrre una escalation?

Secondo. Il Presidente russo Putin a Teheran, dietro il paravento di calorosi abbracci al Presidente iraniano Ahmadinejad e all’"ammonimento" a Bush di non toccare l’Iran, è probabilmente corso a raccomandare prudenza al leader iraniano, e forse qualcosa di più di raccomandazioni.

Finora il niet russo a qualsiasi sanzione significativa da comminare all’Iran per impedirle di dotarsi di armi nucleari aveva favorito i piani di Ahmadinejad. La Russia di Putin, così come quella di Stalin e prima ancora degli zar, persegue la costante politica di espansione verso i "mari caldi", però se il clima diventasse troppo arroventato molte iniziative di Mosca probabilmente verrebbero messe in stand by (inclusa la "vendetta" contro gli Stati Uniti per il contributo americano alla disfatta sovietica del 1988 in Afghanistan).

L’interrogativo è: saprà Putin giocare la partita "al limite ma non oltre" sapientemente gestita dai suoi predecessori sovietici? Sarà riuscito Putin a "convincere" Ahamadinejad di non passare quel limite, oltre il quale nemmeno Mosca potrebbe più dargli una mano? E fino a che punto la Russia di Putin acconsentirebbe all’Iran di avere mano libera contro Israele?

Terzo. Il Presidente americano Bush aveva più volte nei mesi scorsi fatto suonare l’allarme per il pericolo rappresentato dalla corsa al nucleare dell’Iran di Ahmadinejad. Ora però, di fronte alla distrazione europea, ha creduto di pronunciare quelle parole che sembravano tabù: terza guerra mondiale.

Gli Stati Uniti, contrariamente all’Europa, non hanno preso sottogamba le frequenti esternazioni del Presidente iraniano che annunciava la distruzione d’Israele, un Satana minore rispetto agli Stati Uniti, ma un Satana più alla portata dei missili di Teheran.

Certo, può darsi che Bush tenti di salvare il salvabile della sua controversa presidenza e cerchi di "deviare" sull’Iran l’attenzione che i cittadini USA concentrano sulla sfortunata guerra in Iraq, ma forse riflette il pensiero di molti americani (non solo della "lobby ebraica"…) che non vedrebbero di buon occhio la distruzione di un paese amico come Israele.

E’ probabile infine che Bush con il suo riferimento ad una "terza guerra mondiale" abbia cercato di svegliare l’Europa dal suo ottuso torpore. Il problema è questo. Le truculente minacce di Ahmadinejad sono un bluff per ricattare il mondo intero, oppure realmente il suo obiettivo è quello di proporsi come super-potenza almeno regionale, o "millenaria", incominciando dalla distruzione di Israele? E se non fosse un bluff e Ahmadinejad non intendesse limitarsi alla "sola" distruzione d’Israele, pronto poi a puntare i suoi missili su una Europa pochissimo vogliosa di difendersi?

Quarto. Anche la Cina aspira a ricoprire un ruolo di primo piano sulla scena, e potenzialmente ha tutti i numeri, compresi quelli demografici, per diventare una super-potenza atta a bilanciare quella americana. Ma come vorrà o potrà agire nel quadro mediorientale?

Pechino non si muoverà molto, malgrado lo "schiaffo" ricevuto da Bush con il suo solenne anche se astratto riconoscimento onorifico al Dalai Lama. Non si muoverà almeno fino alle Olimpiadi del prossimo anno che si svolgeranno – va ricordato - proprio in Cina. Pechino non vorrebbe certo che si ripetessero i casi delle Olimpiadi di Mosca e di quelle negli USA con le reciproche diserzioni ai giochi. Che mai come questa volta sono stati solo "giochi".

La Cina si aspetta molto da queste Olimpiadi, che si svolgeranno proprio agli albori del "nuovo giorno scaturito dal grande Congresso di questi giorni del suo atipico partito comunista.

Ma è anche dal suo atteggiamento che dipenderanno le sorti se non dell’Iran almeno di Ahmadinejad, sempre più malvisto nel suo stesso paese dove i bazar determinarono trenta anni fa la caduta dello Scià.

Quinto. L’instabile equilibrio mediorientale non è finora saltato anche per il ruolo svolto dal Pakistan. Ma quanto potrà funzionare? La strage provocata al ritorno nel paese di Benazir Bhutto sottolinea con il sangue la forza e gli obiettivi degli estremisti islamici. E’ dall’esito del braccio di ferro tra un governo islamico moderato e il terrorismo dei discepoli di Al Qaeda dipenderanno molte cose e non solo in quella parte del mondo. Perché, come dicono i francesi, tout se tient.


Luciano Tas


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