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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Quale è il prezzo giusto per un tappeto ? 19/10/2007
 

Da SHALOM dell'ottobre 2007:


Ogni tanto arrivano ad Ariel dei giornalisti che chiedono dove sono le tende, gli accampamenti, e rimangono delusi quando gli viene spiegato che la città ha 20.000 abitanti, che è di fatto la capitale della Samaria, che anche le altre città che hanno visto non lontano da qui, come El-Ad e Shoham, entrambe sui 10.000  abitanti, sono insediamenti legali, il che vuol dire che sono diventati quello che sono oggi con il consenso del governo. Ma spiegare la differenza tra legale e illegale, tra città e accampamento, è quasi impossibile per chi arriva in Israele alla ricerca dei “coloni”, quelli che sono ritenuti “occupare “ le terre altrui. Sono quelli che ancora oggi vivono, a gruppi di poche decine, in cima a qualche collina, le loro poche case difese da reti di fil di ferro, e una camionetta di soldati di Tsahal a protezione in aree a densa popolazione araba. Sono quelli i famosi insediamenti illegali, che uno dopo l’altro andranno smantellati nel momento in cui ci sarà un accordo e la definizione dei confini. Si tratterà di realizzare lo scambio di territori, il che significa che i 250.000 isrealiani che vivono in Cisgiordania, con l’esclusione di poche migliaia che vivono in insediamenti illegali, continueranno a vivere nelle loro città che saranno entrate a far parte legalmente del territorio israeliano. In cambio lo Stato palestinese riceverà in ugual misura territori che compenseranno lo scambio. Nessuno si sposterà da casa propria, nè ebrei nè arabi, la separazione terrà conto, nel definire i confini della realtà storica che si è venuta a creare, invece di richiamarsi a ciò che esisteva prima che Israele avesse dovuto difendersi da cinque guerre che ne minacciavano l’annientamento. Questa è la prospettiva che si augurano le persone sagge, realiste, il che non vuol dire che l’obiettivo sia facile da raggiungere. Se dopo sessant’anni che Israele offre la pace e riceve in cambio guerra, c’è chi comincia a chiedersi se per raggiungere qual fine non sia stato scelto il mezzo sbagliato. David Cassuto, capo dipartimento della facoltà di architettura del College universitario di Ariel, che tra poco riceverà il riconoscimento ufficiale di Università, mi racconta una storiella, di quelle che da queste parti aiutano a capire la situazione più di tante dotte analisi.

“ Allora", mi dice, "c’è uno che va al Shuk (il mercato orientale) perchè vuole comprare un tappeto. Entra in un negozio, il padrone gli chiede se ne ha visto qualcuno di suo gradimento, ma lui risponde che non è affatto intenzionato a comprare un tappeto. Il padrone lo guarda e gli chiede se può almeno accettare un caffè, certo, gli risponde l’altro, e beve il caffè. Ma il padrone del negozio non demorde, posso almeno chiederle di guardare che bei teppeti ha il mio negozio ? Beh, fa il cliente, se è per guardare, perchè no, mentre bevo il caffè, ma sappia che non voglio comprare niente. Il padrone gli srotola decine di tappeti, ne sottolinea i prezzi convenienti, alla fine, stanco, non  ce la fa più, e mira al ribasso, aggiunge sconti su sconti, ma l’altro dice sempre no, Alla fine, spossato, gli chiede di indicarne almeno uno che potrebbe piacergli, al che il cliente, con un’espressione seccata, di qualcuno che ha solo fretta di andare via, gliene indica uno, ma solo per fargli piacere, non per comprarlo. Il padrone allora gli propone un prezzo, molto più basso di quello che chiedeva prima. Guarda, gli risponde l’altro, secondo me vale il 10% di quanto mi hai chiesto. I due mercanteggiano un po’, poi arrivano a un compromesso, la metà di quanto il mercante aveva chiesto già dopo il ribasso. Lui è contento ed il cliente pure. Morale: se avesse indicato il tappeto che voleva appena entrato, non l’avrebbe mai avuto a quel prezzo, su quel tappeto aveva pregato persino Maometto. Il tappeto rappresenta la pace. Dopo decenni di trattative, si è capito benissimo che non è la pace che gli arabi cercano, è lo Stato di Israele che vogliono delegittimare e distruggere, per poi impossessarsene. Basta dire che noi la pace non la vogliamo, allora cominceranno a trattare. L’Europa, l’occidente, non capiscono, ragionano secondo parametri che non appartengono al mondo arabo. Forse persino il governo israeliano ragiona così,illudendosi che trattando democraticamente il nemico, che democratico non  è, si possa arrivare a un compromesso”. Cassuto ha ragione, finora l’offerta di territori in cambio di pace non ha portato altro che guerre. Se sarà Hamas a governare il futuro Stato palestinese, guardando a come sta utilizzando il suo potere a Gaza, non dobbiamo dimenticare che Tel Aviv dista cinque Km. in linea d’aria dalla Cisgiordania, la stessa che c’è dall’aeroporto Ben Gurion. Non ci vuole molta fantasia per immaginare contro quali obiettivi  dirigerà i suoi missili.
Angelo Pezzana
da Shalom ottobre 2007


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