Firenze, 17 ottobre 2007
Nella suggestiva cornice di Palazzo Vecchio, fra i meravigliosi dipinti del Vasari nel Salone dei Cinquecento, si è svolto ieri a Firenze la consegna del premio letterario Adei Wizo, l’associazione donne ebree d’Italia, un ente con scopi culturali e assistenziali.
Alla presenza delle più alte autorità cittadine, della Presidente Nazionale dell’Adei Wizo, della consorte dell’Ambasciatore in Italia Gideon Meier, della giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein si è parlato di letteratura e dell’importanza della sua trasmissione soprattutto fra le giovani generazioni, per far conoscere e apprezzare il variegato mondo ebraico e per sfatare alcuni dei miti e pregiudizi che colpiscono Israele.
Fra i premiati il libro di Gualtiero Morpurgo “Il violino rifugiato” edito da Mursia, un libro di memorie che racconta di una vita stravolta dalle persecuzioni razziali. La fuga dello scrittore in Svizzera è resa più sopportabile solo dalla presenza dell’amato violino e della musica, veri protagonisti di questa commovente testimonianza.
Un altro libro straordinario, già recensito in queste pagine, e che ha ricevuto una menzione speciale è “Dieci bottiglie verdi” di Vivian Jeanette Kaplan edito da Edizioni Il Punto d’Incontro. Nella sua intervista alla scrittrice, Fiamma Nirenstein coglie la forza e la tenacia che ha caratterizzato la vita della famiglia Kaplan che fuggita dalla Vienna degli anni venti dopo l’avvento di Hitler al potere giungerà, dopo mille peripezie, a Toronto dove alcuni cugini si offriranno di accoglierla. Dalle parole dell’autrice emerge anche la capacità di salvaguardare l’identità ebraica in un mondo che pare impazzito e la forza dei sentimenti che terrà unita, nonostante le terribile sofferenze, tutta la famiglia.
L’ospite più atteso della serata è Sami Michael: fra i più importanti scrittori israeliani, insignito di premi prestigiosi in Israele, è a Firenze per ricevere il premio Adei Wizo per il suo libro “Una tromba nello uadi”. Questo romanzo, scritto vent’anni fa e ambientato a Haifa, la città dove lo scrittore vive tuttora, è costellato di personaggi femminili indimenticabili come Huda, la voce narrante, la sorella Mary che nasconde un segreto drammatico e Jamilla una vecchia vicina curiosa.
Nell’intervista Shulim Vogelman, suo editore e traduttore, pone l’accento sulla complessa identità dello scrittore, ebreo iracheno fuggito dall’Iraq e arrivato in Israele con la lingua e la cultura del nemico, sulla sua grande capacità di immedesimarsi nella psicologia dei personaggi femminili al punto che – racconta Sami Michael – “dopo aver seguito Huda per quasi tre anni mi sono guardato allo specchio per vedere se ero diventato donna”!
Consapevole del ruolo e dell’importanza della donna, lo scrittore propone che il governo del mondo, che è sempre stato assegnato agli uomini e che ha prodotto solo guerre, venga assegnato per un periodo di almeno dieci anni alle donne: forse, pensa, in tal modo si arriverà alla pace.
Rifacendosi al titolo del libro “Una tromba nello uadi” Shulim Vogelman chiede allo scrittore israeliano il significato della parola “uadi”.
Per Sami Michael lo uadi non è solo il fiume che scorre durante la stagione delle piogge ma possiede un significato più profondo: lo uadi è anche un quartiere di Haifa, una città costruita su una montagna, dove nella parte più bassa gli arabi hanno costruito i loro quartieri. Ed è proprio passeggiando per Firenze, ammirandone le sue bellezze, che lo scrittore ha osservato la moltitudine di etnie provenienti da tutto il mondo e in un qualche modo si è ricordato dello uadi dal quale proviene, Wadi Nisnas, e dove ha abitato. Se a Firenze le persone arrivano per conoscere l’arte e la cultura, ogni sabato pomeriggio molti israeliani si recano nello uadi per vedere come le persone possono vivere fra loro in pace e tranquillità, nonostante le difficoltà, le etnie diverse, i drammi, ma anche i momenti di umanità che comporta la loro convivenza.
Anche Sami Michael spesso scende dalla cima del monte Carmelo dove ha la sua casa per andare a parlare con le persone che vivono nello uadi e ogni volta che succede è come tornare nella sua amata Bagdad, la città dalla quale è fuggito ma dove il suo cuore continua a battere.
Giorgia Greco