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Il Manifesto Rassegna Stampa
18.10.2007 Demonizzazione, non informazione
due articoli di Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 18 ottobre 2007
Pagina: 10
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Il nucleare di Israele ? "Colpisce i bambini" - La Rice a Betlemme: "Pace" L'esercito a Gaza: due morti»

Il MANIFESTO del 18 ottobre 2007 pubblica un articolo di Michele Giorgio, secondo il quale "le radiazioni emanate dal reattore nucleare israeliano di Dimona e le scorie nucleari di tre depositi sotterranei adiacenti sarebbero la causa di rari casi di cancro che hanno colpito bambini palestinesi nel distretto di Dahariyeh, a sud di Hebron (Cisgiordania)."
Il sottotitolo pretende che queste affermazioni siano da attribuire a una "commisssione di medici internazionale". In realtà, a farle è il dottor Mahmud Saada, membro di una non meglio definita
 "commissione internazionale di medici incaricati della «salvaguardia dalle guerre nucleari e dalle radiazioni»".
Anche un medico israeliano Michael Shapira, non esclude che i depositi di scorie possano essere causa di malattie.

Per il momento, dunque, non vi è nulla di certo. 
In attesa che vengano svolte le opportune indagini, dare per certo che la centrale di Dimona produca "bombe e tumori", titolare "Il nucleare di Israele ? "Colpisce i bambini" " e scrivere indignati che 
"le denunce sulle conseguenze delle radiazioni tuttavia non inducono Israele a un ripensamento, anzi lo stato ebraico intenderebbe dotarsi della prima centrale nucleare civile ",  non significa fare informazione, ma soltanto demonizzare Israele

Oggi Ehud Olmert sarà a Mosca per un incontro a sorpresa con Vladimir Putin che avviene, certo non a caso, dopo la visita del presidente russo a Teheran. Il premier israeliano, riferivano ieri dal suo ufficio, intende discutere con il presidente russo una serie di questioni regionali di grande rilievo, a cominciare ovviamente dal programma nucleare iraniano. Tuttavia Olmert, oltre a puntare l'indice contro Teheran, farebbe bene a prendere in considerazione anche le conseguenze del proprio programma atomico, coperto da decenni da un velo impenetrabile di segretezza, alla luce delle nuove denunce sui rischi delle scorie atomiche per la salute degli abitanti nei Territori occupati. Il professor Mahmud Saada, esperto palestinese e membro di una commissione internazionale di medici incaricati della «salvaguardia dalle guerre nucleari e dalle radiazioni», in una intervista pubblicata ieri dal quotidiano arabo al-Hayat ha denunciato che le radiazioni emanate dal reattore nucleare israeliano di Dimona e le scorie nucleari di tre depositi sotterranei adiacenti sarebbero la causa di rari casi di cancro che hanno colpito bambini palestinesi nel distretto di Dahariyeh, a sud di Hebron (Cisgiordania). Saada ha riferito del caso di bambini palestinesi affetti da «rarissime forme di tumori agli occhi e cervello» e di analisi di laboratorio che affermerebbero che «le radiazioni e le scorie nucleari sotterrate in tre zone limitrofe all'area di Daheriyeh» sono «la principale causa dei casi di cancro, aumentati negli ultimi tempi del 60%». A ovest di Daheriyeh, ha aggiunto l'esperto palestinese, sono state registrate percentuali di cesio 137 simili a quelle che si riscontrano a trenta chilometri di distanza dal reattore di Chernobyl. Saada ha chiesto che gli enti internazionali facciano i passi necessari per obbligare Israele a «fermare lo stoccaggio sotterraneo di scorie nelle zone abitate», a «installare un impianto per monitorare le radiazioni nucleari» e a «costruire un ospedale per curare le malattie dovute alle radiazioni». Da parte sua Al Hayat ha denunciato «la negligenza delle autorità israeliane» che, secondo il quotidiano, «non avrebbe preso alcun provvedimento per esaminare la presenza di radiazioni della zona interessata». Già due anni fa un gruppo di medici palestinesi aveva denunciato l'aumento di cancri e aborti spontanei in cinque villaggi a sud di Hebron, trovando sostegno nel loro collega ed esperto israeliano Michael Shapira che non aveva escluso, come causa delle malattie, proprio la presenza dei depositi di scorie nucleari. Affermazioni che meriterebbero una verifica che le agenzie internazionali competenti, però, non sembrano voler effettuare. In passato tuttavia il Programma per la protezione dell'ambiente delle Nazioni unite (Unep) ha in più occasioni messo in rilievo che il programma atomico e di deposito delle scorie nucleari portato avanti da decenni da Israele continua a svolgersi senza alcun controllo. Non è insignificante peraltro che qualche anno fa le autorità israeliane abbiano distribuito farmaci per contenere il rischio delle radiazioni in alcuni centri abitati del Neghev vicini alla centrale di Dimona, dove Israele - secondo le rivelazioni fatte nel 1986 dall'ex tecnico nucleare Mordechai Vanunu e gli studi di esperti internazionali - ha prodotto il plutonio per costruire tra i cento e i duecento ordigni atomici che costituirebbero il suo arsenale. Le denunce sulle conseguenze delle radiazioni tuttavia non inducono Israele a un ripensamento, anzi lo stato ebraico intenderebbe dotarsi della prima centrale nucleare civile (quella di Dimona ufficialmente è solo un «centro di ricerche avanzate»). Indiscrezioni riferite nelle scorse settimane dalla stampa locale e internazionale parlano della scelta imminente del governo israeliano di realizzare una centrale elettrica atomica al fine di soddisfare, almeno parzialmente, la crescente domanda nazionale di elettricità. Dimona nel frattempo continuerà a produrre bombe e tumori?

Un trafiletto intitolato "La Rice a Betlemme: "Pace" L'esercito a Gaza: due morti" è un altro contributo all'opera di demonizzazione.
I due morti sono "un attivista di Hamas e un soldato". E l'"ennesimo raid militare israeliano" non è che l'ennesima risposta alla continua aggressione terroristica proveniente da Gaza.
Ecco il testo:

Preceduta dalle indiscrezioni su un nuovo rinvio, questa volta a dicembre, dell'incontro sul Medio Oriente negli Usa, il segretario di stato americano Condoleezza Rice ieri ha visitato Betlemme, città duramente colpita dagli effetti della costruzione del muro di separazione da parte di Israele. Ad accoglierla, anche i familiari dei palestinesi che nell'aprile del 2002 si asserragliarono nella basilica della Natività per sfuggire agli israeliani che avevano invaso Betlemme, e che da allora sono costretti all'esilio. Con una candela fra le mani la Rice ha parlato di pace e «coesistenza tra musulmani, cristiani ed ebrei». Il governatore palestinese di Betlemme, Salah Taamari, si è augurato che Rice si sia resa conto di ciò che per Betlemme significa la costruzione del muro israeliano. Nelle stesse ore a Khan Yunis (Gaza) scattava l'ennesimo raid militare israeliano. Due i morti, un attivista di Hamas e un soldato, almeno 15 i palestinesi arrestati dalle forze di occupazione.

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