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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.10.2007 Il figlio dell'assassino di Rabin nascerà il giorno dell'attentato ?
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 ottobre 2007
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: ««Il figlio dell'assassino di Rabin nascerà il giorno dell'attentato»»

Dal CORRIERE della SERA del 16 ottobre 2007:

GERUSALEMME — Yigal Amir sorride. La colomba porta un ramoscello d'ulivo e arriva in cartolina — con la sua foto — nelle cassette postali degli israeliani. E' la campagna dell'estrema destra per far concedere la libertà sulla parola all'assassino di Yitzhak Rabin. Yigal Amir sorride. La cicogna porta un bambino che la moglie Larissa Trimbobler vorrebbe far nascere il 24 ottobre.
E' attesa in ospedale fra una settimana, nel giorno di lutto in cui il Paese commemora, secondo il calendario ebraico, l'omicidio del primo ministro, dodici anni fa. «Potrebbe voler indurre il parto o effettuare un cesareo » commentano fonti della clinica Bikur Holim. «Se la madre fa questa richiesta, la legge ci proibisce di respingerla». Lei, 43 anni, smentisce, parla di nascita naturale. Eppure la data — che per i giornali non è una coincidenza — era stata fissata fin dall'inizio dei trattamenti per la fertilità.
Le autorità carcerarie hanno respinto la domanda di Yigal Amir per poter assistere al brit milah del figlio, la cerimonia di circoncisione. Lui e Larissa sono religiosi. Quando un anno fa si sono potuti incontrare per la prima volta in carcere (a telecamere di sorveglianza spente e tendine tirate) erano già certi che quel figlio sarebbe nato. «Dio lo vuole, è un nostro diritto». Che fosse un diritto ha dovuto deciderlo la Corte suprema, dopo corsi e ricorsi: «E' un'autorizzazione concessa anche ai terroristi arabi» hanno proclamato gli attivisti che sostengono i diritti dell'ergastolano più celebre. La maggior parte degli editorialisti ha considerato quella prima notte di nozze — arrivata due anni dopo il matrimonio per procura, celebrato al telefono — un insulto alla memoria di Rabin e una minaccia per la democrazia.
Pochi giorni fa, il quotidiano
Maariv ha pubblicato un sondaggio sotto il titolo «Yigal può continuare a sorridere ». Il 26% degli israeliani sostiene che l'omicida debba essere rilasciato fra otto anni, quando avrà scontato i primi venti della sentenza. La percentuale sale a 42 tra i religiosi, che al 57 per cento vogliono permettere al condannato di assistere alla circoncisione del figlio. «Quelli che gli hanno concesso di incontrare la moglie in carcere — scrive Ben Caspit — hanno commesso un errore sciagurato. Amir merita un trattamento speciale, diverso. Non è un criminale comune. Bisogna impedire che alla fine possa ottenere la grazia. Con l'educazione nelle scuole, le campagne tra la gente. Bisogna fermare questa follia ».
Yigal e Larissa si sono conosciuti agli inizi degli anni Novanta a Mosca, dove lui era andato a insegnare l'ebraico. Dopo l'assassinio, la donna ha cominciato a scrivergli in carcere e, immigrata in Israele dall'ex Unione Sovietica, ha ottenuto il permesso per le visite. Divorziata con quattro figli, è laureata in filosofia e ha scritto un romanzo in russo ( Uno specchio per un principe).
Quest'anno Dalia Rabin, figlia del premier ucciso, ha selezionato il poster ufficiale per la cerimonia di commemorazione, tra i progetti degli studenti all'istituto Shenkar. Il più scioccante e provocatorio è stato bocciato: un Amir sorridente, accompagnato dallo slogan «Io deciderò la rotta», da una celebre frase di Rabin. Al suo posto, è stata scelta l'immagine con il foglio del discorso pronunciato dal primo ministro pochi minuti prima della morte: le parole «andrà tutto bene » sono sgualcite e stropicciate, come la pagina dattiloscritta ritrovata nella giacca insanguinata.

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