Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Si sta svolgendo in questi giorni, nelle città di Saluzzo e Savigliano, la terza edizione del FestivalStoria, dedicata quest’anno al tema «Di che “razza” sei? Un mito pericoloso». Leggiamo dal programma che “FestivalStoria, ideato e diretto da Angelo d’Orsi, è una rassegna internazionale di public history in cui attraverso dibattiti, conversazioni, interviste, mostre, spettacoli e concerti la trasmissione della conoscenza e la capacità di intrattenimento sono sempre contraddistinte da un rigoroso scrupolo scientifico”.
Sabato 13 ottobre si è dunque tenuto al Teatro Millanollo di Savigliano l’incontro sul tema “Etnos e religione: il caso di Israele”. Intervenivano il palestinese Omar Barghouti, la svedese Catrin Ormestad, attivista filo-palestinese, e due israeliani: Michel Warschawski, collaboratore del quotidiano “Il manifesto”, e Gideon Levy, giornalista della sinistra radicale. Già la scelta dei relatori lasciava temere sul “rigoroso scrupolo scientifico” dell’evento, ma la realtà è andata oltre ogni previsione: la serata si è risolta in un autentico linciaggio morale di Israele, in una martellante propaganda cadenzata dall’immagine di uno stato razzista, imperialista, colonialista, fanatico, fondamentalista, nazi-fascista (concetto proposto più volte da Barghouti), brutale, militarista, pseudo-democratico. La signora Ormestad ha dichiarato che l’apartheid israeliano è più grave di quello che esisteva in Sudafrica. I due relatori israeliani non sono stati da meno, e hanno fatto a gara nell’avallare queste rappresentazioni deliranti. Ma si sa che Israele è un paese molto democratico, in cui anche chi lo odia e lo discredita gode della massima libertà di parola. Certo se dipendesse da Warschawski e Levy il problema sarebbe risolto da un pezzo, perché quello stato non esiterebbe più.
Altro che obiettività storica: il confronto tra i relatori (totalmente assente) si è risolto in fuoco di fila micidiale, univoco e ossessivo, senza una voce discorde: il povero, indifeso, pacifico popolo palestinese oppresso e umiliato dagli israeliani razzisti e violenti. Quando verso le 23 e 30 alcuni aderenti dell’Associazione Italia-Israele di Cuneo hanno chiesto se al pubblico era concesso di fare domande, il moderatore Mimmo Candito, visibilmente a disagio, ha risposto che gli organizzatori (leggi: d’Orsi, presente in prima fila) gli avevano comunicato che il dibattito col pubblico non era previsto. La serata si è dunque conclusa con un’unanime condanna di Israele, stato paria e razzista che deve essere rifiutato dalla comunità internazionale. Il pubblico ha sempre calorosamente applaudito e zittito le poche voci di protesta. Si trattava per lo più di persone dell’estrema sinistra, giunte anche da Torino con volantini che invitavano al boicottaggio di Israele in occasione del prossimo Salone del Libro.
In effetti la totale mancanza di pluralismo faceva pensare ad una serata organizzata da Rifondazione Comunista o dai Comunisti Italiani, in cui relatori e pubblico se la cantano e se le suonano tra loro. Lo scandalo è che si trattava invece di un evento istituzionale e accademico, profumatamente sponsorizzato da enti pubblici e fondazioni bancarie: Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Provincia di Torino, città di Torino, di Saluzzo e di Savigliano, Compagnia San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano, Banca CRS, Azienda Turistica Locale di Cuneo, Ente manifestazioni Savigliano, Fondazione Bertoni di Saluzzo, Confartigianato di Savigliano, Ascom di Saluzzo, Ascom di Savigliano, Comunità Montana Valla Varaita, Zonta Club di Saluzzo, Federazione Nazionali Insegnanti, Coop e altri ancora...
Ho assistito negli anni precedenti ad alcuni altri incontri del FestivalStoria, e penso di poter affermare che la conferenza-linciaggio su Israele, per quanto grave, non sia un caso isolato, ma rientri nell’impostazione generale di questa rassegna, caratterizzata dalla faziosità e dal rifiuto sistematico del confronto con interlocutori non allineati su una determinata ideologia. Non c’è che dire: Angelo d’Orsi sarà anche, dato il suo settarismo, un pessimo storico, ma è certamente un grande artista, un prestigiatore: è riuscito a far pagare dagli enti pubblici e dalle banche una macchina propagandistica al servizio della potente lobby comunista delle università italiane.
Diego Anghilante (Associazione Italia Israele di Cuneo)
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