martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.10.2007 Il dovere di proteggere Ayaan Hirsi Ali
un articolo di Sam Harris e Salman Rushdie

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 ottobre 2007
Pagina: 1
Autore: Sam Harris - Salman Rushdie
Titolo: «Hirsi Ali e l'Occidente indifferente»
Dal CORRIERE della SERA dell'11 ottobre 2007:

Mentre state leggendo questo articolo, Ayaan Hirsi Ali si trova in una casa sorvegliata da guardie armate. Hirsi Ali è oggi una delle più coraggiose, intelligenti e appassionate sostenitrici della libertà di parola e di coscienza, e perciò è disprezzata dalle comunità musulmane di tutto il mondo. I particolari della sua vicenda sono stati già diffusi, ma è bene ripercorrerli, perché mostrano quanto in Occidente siamo male attrezzati per affrontare la minaccia dell'estremismo musulmano.
Nel 1992 Hirsi Ali è fuggita dalla Somalia dopo aver rifiutato di subire la costrizione a sposare un uomo che non conosceva, e si è rifugiata nei Paesi Bassi. Là nascosta, ha cominciato a lavorare come donna delle pulizie. Ma era una donna delle pulizie che parlava somalo, arabo, amarico, swahili, inglese e stava rapidamente imparando l'olandese, così ha trovato ben presto lavoro come interprete per altre profughe somale, molte delle quali, come lei, erano vittime dell'Islam. Erano donne che avevano subito violenze e mutilazioni, a cui erano state negate cure mediche e possibilità di studiare, donne costrette a vivere in uno stato di soggezione sessuale e a fare un figlio dopo l'altro.
Dopo aver frequentato l'università di Leida, dove ha studiato scienze politiche e filosofia, Hirsi Ali ha cominciato a parlare pubblicamente della repressione delle donne nell'Islam, e poco dopo ha iniziato a ricevere minacce di morte da musulmani locali. Nel 2002, quando la situazione si è fatta troppo pesante, si è trasferita negli Stati Uniti. Poco dopo, però, è stata contattata da Gerrit Zalm, allora vice primo ministro dei Paesi Bassi, che l'ha convinta a candidarsi al Parlamento olandese. Quando Hirsi Ali ha espresso preoccupazioni per la sua incolumità, Zalm le ha assicurato che avrebbe ricevuto protezione diplomatica dovunque e in qualsiasi momento le fosse servito. Dopo questa promessa Hirsi Ali è ritornata nei Paesi Bassi, ha ottenuto un seggio al Parlamento ed è diventata un instancabile difensore delle donne, dei diritti civili e della ragione.
Il resto della sua storia è noto. Nel 2004 Hirsi Ali ha collaborato con Theo van Gogh al film
Submission, che esaminava in profondità il legame tra la legge islamica e la sofferenza di milioni di donne nell'Islam. La reazione della comunità musulmana è stata addirittura psicopatica, e ha confermato quanto fosse necessario il lavoro di Hirsi Ali ma anche quanto fossero giustificati i suoi timori. Theo Van Gogh, che si rifiutava di avere guardie del corpo, è stato assassinato e quasi decapitato in una strada di Amsterdam, e una lettera di minaccia per Hirsi Ali gli è stata affissa sul petto con un coltello da macellaio. Hirsi Ali è stata immediatamente costretta a nascondersi e a cambiare di continuo il suo rifugio, anche più di una volta al giorno, per mesi. Le preoccupazioni per la sua incolumità l'hanno spinta infine a lasciare i Paesi Bassi. È tornata negli Stati Uniti, e il governo olandese paga per la sua sicurezza, o almeno l'ha fatto fino alla scorsa settimana, quando ha annunciato che non l'avrebbe più protetta fuori dei Paesi Bassi, rendendo così nota al mondo intero la sua vulnerabilità.
È importante notare che Hirsi Ali è forse la prima rifugiata proveniente dall'Europa occidentale dai tempi dell'Olocausto. È dunque una testimone unica e indispensabile della forza e, al tempo stesso, della debolezza dell'Occidente: dello splendore della società aperta e della illimitata energia dei suoi antagonisti. Conosce i problemi che dobbiamo affrontare per contenere la misoginia e il fanatismo religioso del mondo musulmano, e ogni giorno deve fare i conti con le conseguenze delle nostre sconfitte. Nessuno meglio di lei può ricordarci che la tolleranza dell'intolleranza è viltà. Appropriatasi dell'Illuminismo in pochi anni, Hirsi Ali ha esplorato ogni centimetro del cammino che porta fuori da quella desolazione morale e intellettuale che è l'Islam tradizionale. Ha descritto il suo percorso in due libri brillanti, il più recente dei quali, Infedele, è stato per mesi un bestseller internazionale. È difficile dare la misura del suo coraggio. Come ha scritto Christopher Caldwell sul New York Times, «Voltaire non rischiava, a ogni frase, di farsi un miliardo di nemici in grado di riconoscerne il volto e di passare informazioni, via Internet, a gente ansiosa di assassinarlo».
La prossima settimana il Parlamento olandese discuterà il caso Hirsi Ali. Vista la situazione, la decisione del governo di proteggerla solo all'interno dei confini dei Paesi Bassi è veramente perversa. Gli olandesi hanno lamentato il costo eccessivo della sua protezione negli Stati Uniti, ma è molto più caro assicurargliene una adeguata nei Paesi Bassi, dove corre rischi assai maggiori.
C'è poi la questione delle promesse mancate: Hirsi Ali è stata convinta a candidarsi al Parlamento, diventando la portavoce dei diritti delle donne musulmane più visibile ed esposta del mondo, con l'intesa che sarebbe stata protetta finché ne avesse avuto bisogno. Gerrit Zalm, in qualità di vice primo ministro e ministro delle finanze, le aveva promesso protezione senza condizioni. Ma il premier olandese Jan Peter Balkenende ha vergognosamente raccomandato che Hirsi Ali, semplicemente, lasci i Paesi Bassi, rifiutando di garantirle anche una sola settimana di protezione fuori del Paese, il minimo per raccogliere i fondi necessari a pagarsi delle guardie del corpo. Si tratta di un vile tentativo di placare i fanatici musulmani locali? O di un avvertimento agli altri dissidenti olandesi perché non creino problemi parlando troppo apertamente dell'Islam? O è pura sconsideratezza?
Il governo olandese dovrebbe accorgersi che ne sta nascendo uno scandalo e riscoprire il dovere di fornire a Hirsi Ali la protezione promessa.
Non c'è persona al mondo che meriti più di lei di godere delle libertà di parola e di coscienza che in Occidente diamo per scontate, né c'è alcuno che stia lottando con più coraggio per difenderle.

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT