La "polizia della morale" di Al Fatah che rivaleggia in fanatismo con Hamas
Testata: Il Foglio Data: 09 ottobre 2007 Pagina: 4 Autore: la redazione Titolo: «Perché adesso anche al Fatah ha la sua “polizia della morale”»
Dal FOGLIO del 9 ottobre 2007:
Ramallah. Fatah cerca di riprendersi le moschee o perlomeno di controllarle. Un decreto presidenziale, a pochi giorni dalla presa di potere di Hamas a Gaza e dalla conseguente scissione politica tra la Striscia e la Cisgiordania ha imposto a tutti i funzionari pubblici messi in carica durante il governo d’unità nazionale di lasciare i loro posti per ritornare a svolgere le precedenti mansioni. In tal modo, le poltrone chiave occupate da Hamas sono state liberate. Imam e predicatori sono nei Territori palestinesi funzionari pubblici, dipendenti del ministero dei Beni religiosi, al Auqaf. Per questo, alcuni hanno recentemente perso il posto. Sono stati allontanati anche i “volontari” vicini a Hamas dalle moschee. Il resto degli imam ha ricevuto circolari: chiunque tinga di politica i propri sermoni e insegnamenti sarà allontanato dalle sue funzioni, come spiega al Foglio sheikh Hussam Qataloni, uomo di Hamas, bandito dalla predicazione da tre anni. “Più di una moschea è stata presa d’assalto”, accusa. Secondo Hassan Safi, direttore dell’ufficio dei Beni religiosi a Betlemme, dopo lo scisma tra Gaza e Cisgiordania soltanto nella sua cittadina ci sarebbero 140 posti vuoti per imam, e ancora di più in città come Hebron. E’ un momento d’oro per sheikh Saed Sharaf. Dal 2000 gestisce una scuola per la formazione religiosa: The islamic center for sufism and jurisprudence, a Nablus. Per diventare imam, in realtà, è necessario avere una laurea in Giurisprudenza islamica. Da lui, ci si specializza per assistere i fedeli. Per questo, la maggior parte degli studenti sono donne: intendono diventare consigliere nelle moschee dei propri villaggi. Nella classe ci sono una ventina di ragazze, tutte velate. Lo sheikh è sulla cinquantina, barba corta. Non si definisce uomo di Fatah, ma sicuramente è contro Hamas, come testimonia la sua lezione. Dice: “Le fatwa che sono emesse ora sono diverse da quelle di Hamas, costruite sull’interesse”. E’ Ramadan e il professore parla dell’uso della Zakah (carità, decima, l’elemosina obbligatoria) di come sia sbagliato utilizzarla a fini di fazione, di come Hamas si sia concentro a dare soldi alle proprie Ong. Shawfe Hanani ha 45 anni. Studia lì dal dicembre 2006. Il corso dura due anni. “Avremo la qualifica per insegnare religione. Spiegherò alla gente come la religione non debba essere monopolizzata da un gruppo. Insegnerò che la religione è Dio, non come ha fatto Hamas”. Il progetto di Sheikh Saed è finanziato dall’Unione europea. “Sono interessati a spingere l’islam moderato”. “Fatah non finanzia. Fatah non ha mai spinto l’islam, al contrario. Ora lo fa per combattere Hamas, per provare alla gente che i suoi membri sono buoni fedeli”. Per la sua scuola, spiega, Fatah è una garanzia di protezione. Le ragazze di uno dei suoi nuovi corsi sono state selezionate dal gruppo di Abu Mazen e mandate al suo istituto. “Fatah ha capito che non può vincere il cuore e la mente della popolazione senza l’islam”. Infatti, certe cose a Ramallah non si erano mai viste: con il mese sacro del digiuno islamico, Ramadan, ha fatto la sua comparsa un’unità di “polizia della moralità”. Il corrispettivo musulmano della nostra Buoncostume si occupa di verificare che nessuno, pubblicamente, per le strade della città sede dell’Autorità nazionale, rompa il digiuno, fumando, bevendo, mangiando. “Shurta al Adab”, è scritto su una fascia rossa cucita sulla casacca nera di ordinanza della polizia locale. Sono meno di dieci gli agenti che pattugliano a piedi il centro e i sobborghi della cittadina cisgiordana. Sorprende che l’unità speciale esista soltanto a Ramallah, la città più laica e cosmopolita della regione in cui i costumi islamici sono osservati ma non sono mai stati imposti. Sorprende inoltre che gli agenti speciali scendano in strada con il ritorno al potere del partito del rais Abu Mazen, considerato laico rispetto agli islamisti di Hamas e che nella Striscia di Gaza, controllata dal movimento rivale, una simile polizia non esista. Fatah porta la sfida nel campo di Hamas fino ad apparire più fanatica dei rivali stessi. “Nessuno ha il permesso di infrangere la libertà degli altri e durante il mese di Ramadan nessuno nella strada può mangiare e fumare”, dice al Foglio Murad Qenda, agente della polizia della moralità, mentre pattuglia il centrale mercato di Ramallah, dove in un giorno di digiuno le tentazioni, tra i profumi di frutta e l’odore del pollo allo spiedo, sono molte. In sottofondo si sente il richiamo alla preghiera della vicina moschea Gamal Abdel Nasser. “Non ho a che fare con criminali comuni, ma con persone normali. Chi è colto in flagrante viene con me alla stazione di polizia, gli viene fatto firmare un documento in cui garantisce che non ripeterà l’infrazione. In caso contrario, è arrestato. Abbiamo messo in giro la voce che resteranno dentro fino al termine del Ramadan, ma in realtà si tratta di un soggiorno di una notte”. Finora, l’unità speciale ha avuto a che fare con 20, 25 casi. “Alcuni stavano infastidendo donne e infrangendo il Ramadan. Non siamo una polizia religiosa, ma a favore della libertà dei cittadini. Non siamo stati creati in risposta a nulla di preciso”. Secondo l’agente, la reazione della popolazione è positiva tanto che lui stesso ha consigliato al suo capo di mantenere l’unità anche dopo la fine del Ramadan, ribattezzandola: “Polizia della disciplina”. Alcuni ragazzini oziosi nella centrale piazza al Manar accusano gli agenti di aver alzato le mani su alcuni cittadini poco inclini a rispettare il digiuno. In generale, però, l’idea della nuova unità piace perché infonde il senso d’ordine in una società in cui l’autorità centrale ha difficoltà a imporsi sulle fazioni. Persino due adolescenti cristiane, una di loro porta al collo una medaglia della Madonna, sono favorevoli all’unità: “Ci rende più sicuri e stabili e non è in contraddizione con il laicismo”. Per un tassista musulmano “è un passo avanti nel processo di riforme”. A Nablus, una delle città più conservatrici della Cisgiordania, dove Hamas è ancora forte, non esiste come a Ramallah una specifica polizia della moralità, spiega un gruppo di giovani poliziotti sdentati all’entrata del loro quartier generale. L’agente Anan Qandil non si fa alcun problema nell’assicurare però che “ogni poliziotto che assiste a una rottura pubblica del digiuno durante il Ramadan si interessa al caso. Se si tratta di ebrei o cristiani consigliamo loro di non farlo per strada, se si tratta di musulmani li picchiamo, li puniamo sul posto e poi li arrestiamo fino al termine del mese”. Il colonnello Ahmad Sharqawi è il capo della polizia di Nablus. Dalla sua grande scrivania spiega che occuparsi del rispetto del Ramadan è un’attività nuova. “Alla fine, siamo tutti polizia della moralità”. “Fra poco, Nablus diventerà un modello: tutti dovranno sottostare alla legge, che siano di Hamas o di Fatah. Si sa, Hamas usa le moschee per predicare la sua agenda politica, non li lasceremo fare in Cisgiordania: hanno abusato delle moschee. Se gli imam sono coinvolti in attività illegali andiamo ad arrestarli”.
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