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Di quale Iran ci parla la professoressa Sabahi? 04/10/2007
Attorno ad Ahmadinejad non c’era un consenso popolare generalizzato. A crearlo ha provveduto la pressione internazionale”. Così rispondeva nel 2006 in un’intervista pubblicata su http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=7&ida=&idt=&idart=5217  la professoressa Farian Sabahi a proposito dell'Iran e continua a rappresentarcelo tutt'ora con un reportage idilliaco del suo ultimo viaggio nel paese del padre.

 

Lunedì 15 ottobre 2007, alle ore 16,30, in Sala Viglione di Palazzo lascaris, il Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte presenta il libro di Farian Sabahi “Un’estate a Teheran”.

 

Riporto il brano citato sull’invito: “Tornando a casa siamo entrati in un bel negozio per bambini. Con mia sorpresa, mi sono sentita dire che non vendono né pistole né fucili ‘perché incitano i piccoli alla violenza’. Un fatto, questo, che contrasta con le immagini dell’Iran che abbiamo in Italia, dove ad essere ripresi dalle telecamere sono spesso giovani, uomini e donne, che imbracciano un fucile ed inneggiano alla vittoria contro un nemico sconosciuto: la retorica del governo è evidentemente distante dall’indole della popolazione”.

Mi chiedo se, da storica dell'Islam democratico (la signora insegna Islam e Democrazia alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino) riesca a mantenere la giusta distanza dall'amore che inevitabilmente una figlia ha per il paese d'origine del padre, oppure se, accecata da questo amore, non riesca a vedere l'evidenza al di là del velo di questo amore, 'ché sull'altro, altro c'è da dire.

Ed allora forza con articoli di come è facile cambiare sesso a Teheran, di come le donne sono brave e presenti d'appertutto, ecc. e pazienza se il buon Ahmadinejad ha uno scivolone sull'omosessualità inesistente in Iran e pazienza se Mohammad Javad Larijani, responsabile per i diritti umani presso l'Autorità Giudiziaria della Repubblica Islamica, si permette di difendere il diritto del suo paese ad applicare la pena di morte attraverso la lapidazione "Non ci vergogniamo affatto di emettere sentenze di lapidazione e di applicare questa punizione, che è prevista dal diritto islamico e pertanto dal nostro codice penale", ha dichiarato Larijani respingendo le accuse della comunità internazionale che più volte ha chiesto a Teheran di sospendere le sentenze di lapidazione. "Noi - ha continuato - esaminiamo con i nostri criteri la gravità dei reati commessi e personalmente non considero la lapidazione una tortura, come sostengono gli occidentali, e nemmeno una pena non ragionevole". Per Larijani, "la lapidazione è una pena minore rispetto all'impiccagione, in quanto è possibile che il condannato sopravviva". (Fonti: Aki, 01/10/2007) 3http://www.nessunotocchicaino.it/news/index.php?iddocumento=9327519.

Di quale Iran ci parla la professoressa Sabahi?

Quali negozi di giocattoli -e di quali quartieri- ha visitato per affermare che i fucilini non si vendono perché incitano i piccoli alla violenza’? Ma allora di chi sono le fotograzie ed i reportage sulla gioventù militare iraniana? E perché, allora, non ritorna al paese del padre per allontanare la sua prole da questo nostro occidente violento, invece di iscriverla alla scuola francese perché lì non ci sono crocefissi appesi?

 

Da andare a dirglielo...
lettera firmata


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