Il "Corriere della Sera" del 4 ottobre porta in prima pagina la fotografia della modella israeliana Bar Rafaeli. Sotto la foto (nel "tondo" l’immagine della modella con il fidanzato Leonardo Di Caprio) il titolo: "La modella israeliana: stupido morire per la patria".
In una intervista a "Yedioth Ahronot" Bar Rafaeli avrebbe dichiarato: "Non mi pento di avere evitato la leva" e di non averne provato il minimo senso di colpa (incluso un matrimonio- burla contratto proprio allo scopo di sottrarsi al sevizio militare).
"Perché mai morire per il proprio paese?" avrebbe detto secondo quello che si legge sul giornale israeliano, "Non è meglio vivere a New York? Perché dei diciottenni devono sacrificare le loro vite? E’ stupido che si debba morire per poter restare in Israele".
Si può capire perché il Corsera abbia dato la notizia e le foto in prima pagina, visto che, come recita un vecchio detto giornalistico, solo un uomo che morde una cane è "notizia", e non il viceversa.
Si può tuttavia citare un altro vecchio detto, secondo cui "la madre degli imbecilli è sempre incinta".
E’ certo infatti che la buona Rafaeli si trovi meglio a New York (quell’11 settembre appare ormai lontano) che, poniamo, a Sderot, dove forse gli abitanti della cittadina vorrebbero che la modella provasse a vivere insieme a loro tra un Qassam e l’altro.
Ed è anche certo che suoni beffardo il "chi per la patria muor vissuto è assai", ma chi, tra i cinque milioni di ebrei israeliani, non volesse lasciare la terra dove è nato o che ha raggiunto quando nel dopoguerra nessun paese accettò di accogliere gli ebrei sopravvissuti, che cosa dovrebbe fare? In mancanza di pane mangiare le brioches di Bar Rafaeli?
E non pare alla modella che essendosi fraudolentemente sottratta agli obblighi militari abbia maggiormente esposto (magari per un solo millesimo in più) al pericolo le sue compagne, i suoi compagni, i diciottenni e le diciottenni di cui piange il destino?
E se tutti in Israele si disponessero "senza se e senza ma" a buttar via il fucile al grido "morire per la patria è stupido", quanti minuti occorrerebbero ai nemici d’Israele per piantare le loro bandiere a Gerusalemme e a Tel Aviv, a Haifa e a Bersheba? E quanto agli israeliani resterebbe da vivere?
Spesso l’amor di patria è stato cinicamente usato per inutili massacri e stragi, la vera patria sono i tuoi amici, i tuoi cari, i libri che hai studiato e letto, i tuoi compagni dei banchi di scuola dall’asilo al liceo, quelli con cui hai giocato, la squadra della tua città, i tuoi primi baci, le poesie che hai letto e scritto, la gente che incontri sugli autobus, negli uffici, nei luoghi di lavoro, la tua casa e quella dei tuoi vicini con i quali ti scambi il buongiorno.
Purtroppo non tutti sono nati a New York, ma tutti hanno diritto di vivere e di difendere la loro vita. Probabilmente le parole "disertore" e "imboscato" non suonano così sinistre come in passato, ma per alcuni sono ancora parole antipatiche.
Sì, New York è probabilmente meglio, e credo che tutti noi l’amiamo (soprattutto e paradossalmente quelli che odiano gli USA), ma perché non concedere a ciascuno di noi il diritto di non fare il furbo perché abbiamo imparato sulla nostra pelle da un altro settembre più lontano che in fin dei conti fare il furbo non paga.
Non è stupido morire per la patria, è doloroso. Tutti sperano che si debba solo vivere per la patria. Se possibile, se ha ancora un senso, onorevolmente. Il Di Caprio del film Titanic lo aveva dimostrato.
Luciano Tas